Il mio puzzle, i miei pezzi.Di ieri e l'altro ieri.

giovedì 28 aprile 2011

Come si prepara la sfida dell'anno? Dalla saggezza di Simoni e al buon senso di Giammarioli... e i rossoblù primeggiano anche nel minutaggio giovani...

Come si prepara al meglio una sfida diretta che può valere un'intera stagione? "Con grande serenità, sapendo di non giocarsi comunque tutto in questi 90', ma anzi di poter contare su due risultati su tre. E avendo grande rispetto per un avversario che ha dimostrato di meritare questa classifica".


Chissà quante volte ha vissuto una vigilia così intensa Luigi Simoni: oggi direttore tecnico del Gubbio, con cui è sul punto di vincere il secondo campionato consecutivo (oltre agli otto vinti da allenatore), con la squadra guidata da Vincenzo Torrente e costruita insieme al direttore sportivo Stefano Giammarioli.
Il Gubbio manca dalla B da 64 anni - spareggio a Pesaro nel maggio 1947, Gubbio-Baracca Lugo 2-0, gol di Baccarini e Brando - e basta un pari domenica a Sorrento, contro la diretta concorrente, su cui è in vantaggio di 7 punti (a 3 gare dalla fine) per coronare il sogno.

Ma la saggezza proverbiale del direttore tecnico di Crevalcore suggerisce che ancora non è finita: "La vittoria sul Lumezzane di domenica scorsa è stato un passo fondamentale - ammette Simoni - ma non conclusivo. E la sfida di domenica a Sorrento vuol dire tanto per noi ma anche per la formazione campana. Quindi mi auguro di vedere una bella partita, una cornice di pubblico degna di questo confronto e una domenica di sport positiva. Poi in campo cercheremo di fare del nostro meglio, ma su questo so che la squadra si allenerà al meglio e Torrente preparerà come sempre in modo puntiglioso l'incontro".

Mancherà uno dei grandi protagonisti della stagione, il capocannoniere Paulinho (24 reti) e la possibile sfida a distanza con il bomber eugubino Gomez (vice capocannoniere a 15 reti). Ma Simoni, oltre a dimostrare fair play, mette in guardia la squadra umbra: "Intanto mi dispiace per Paulinho a cui auguro una pronta ripresa e una brillante carriera - parole non di circostanza, cui si è associato anche mister Torrente - La gara perderà un sicuro protagonista ma sono certo che il Sorrento avrà un motivo in più per cercare la vittoria. Dunque i nostri ragazzi dovranno pensare a neutralizzare bene il sostituto e non al fatto che manchi Paulinho. Conosciamo bene la squadra di Simonelli, che è un ottimo tecnico. Come immaginiamo che anche loro conoscano bene la nostra. Sono convinto che ne uscirà un confronto molto interessante".

Gubbio e Sorrento su un punto si somigliano: due piazze "provinciali" che hanno saputo mettere sotto le grandi favorite del girone: "Credo che per il nostro calcio siano due esempi da rimarcare - evidenzia il ds Stefano Giammarioli - Due città piccole e accoglienti, a grande vocazione turistica e con tradizione calcistica. E due tifoserie calorose ma sempre corrette, come abbiamo anche avuto modo di constatare sia nella gara di andata (ricordo alcuni tifosi rossoneri a pranzo nel ritiro del Sorrento) sia nel ritiro estivo che i campani svolsero proprio a Gubbio. E' bello vedere che due realtà come queste abbiano saputo mettere alle spalle nomi blasonati di città anche dieci o venti volte superiori per abitanti e bacino tifosi. Sono certo che sarà una bella giornata di sport, e anche la diretta di Raisport consentirà a tanti osservatori e addetti ai lavori di apprezzare le due migliori realtà del girone".

E sulla stessa lunghezza d'onda lo stesso Gigi Simoni: "Gubbio e Sorrento sono due esempi di come anche nel calcio "il piccolo può essere bello". Due società che non hanno fatto follie ma stanno primeggiando con pieno merito. Due tifoserie sane. Un bel segnale per tutto il nostro calcio".

E un'impronta chiara e definita è anche quella che lascia su questo campionato il Gubbio: non solo capolista e (probabile) vincitrice del torneo, ma capolista anche in una graduatoria altrettanto significativa rispetto alla classifica punti, quella del minutaggio dei giovani: con un monte-minuti giocati di 13.500 unità, infatti, è proprio il Gubbio di Vincenzo Torrente ad avere utilizzato maggiormente i propri under in campionato (davanti al Pavia di Benny Carbone). Una leadership che rende, per certi versi, ancora più sorprendente e straordinario il miracolo sportivo dei rossoblù, una squadra con una media età di 23 anni, capace di mettersi alle spalle le blasonate e più esperte formazioni di questo girone A che non più tardi di qualche mese fa ancora attendeva in alto nomi come Verona, Salernitana, Cremonese, Reggiana e Spal.
E' questo uno dei segreti di questa squadra: la giovane vitalità, esaltata dalle doti tattiche e caratteriali del mister, dalla saggezza del direttore tecnico e dalla perspicacia del direttore sportivo. Alle spalle dei quali c'è una società che ha avuto la lungimiranza di affidarsi a personaggi esperti e motivati.
La serie B va ancora conquistata fino in fondo: ma va presa coscienza fin d'ora da dove (da chi e da quali filosofie) è necessario ripartire per una nuova inaspettata e fantastica avventura...

mercoledì 27 aprile 2011

La presentazione del restauro dei Ceri e dei nuovi Santi in diretta su TRG (venerdì 29 aprile alle 17.30)

Sarà trasmessa in diretta su TRG dalle 17.30 di venerdì 29 maggio la presentazione dei restauri dei Ceri e dei nuovi Santi, in programma presso la Basilica di S.Ubaldo: ad annunciare l’iniziativa – e l’operazione congiunta tra Amministrazione comunale e la nostra emittente TRG – è stato in conferenza stampa l’assessore alla Cultura, Lucio Panfili, che insieme al pro sindaco Ercoli ha illustrato l’appuntamento di venerdì in Basilica: saranno presentati i Ceri restaurati – collocati nelle sedi consuete lungo la navata di destra della Basilica – ed i Santi realizzati dallo scultore Luigi Passeri, che saranno collocati sull’altare centrale. A presenziare la cerimonia i rappresentanti istituzionali di Regione, Provincia e Comune, la Soprintendenza con la dott.ssa Tiziana Biganti che ha seguito passo a passo gli interventi, e il presidente della Fondazione Carisp Perugia, Carlo Colaiacovo, che ha finanziato buona parte dell’intervento.


A corollario della presentazione, sabato 30 aprile sarà inaugurata alle 17.30 alla Casa di S.Ubaldo la mostra fotografica di Sanio Panfili che ha documentato quotidianamente il certosino lavoro di restauratrici e dello scultore, che diventerà nei prossimi mesi un volume prezioso.

La diretta tv – è stato spiegato – permetterà a tanti di godere delle immagini del prezioso intervento, definito epocale, per restituire ai Ceri il loro originario splendore. TRG (rappresentata nell'occasione dal sottoscritto)d’intesa con l’Amministrazione, ha dato disponibilità a realizzare la diretta, utilizzando le apparecchiature e la regia mobile già montata per la diretta della messa di domenica 1 maggio in occasione della discesa dei Ceri. TRG come ogni anno curerà la diretta dei momenti più importante del mese di maggio per la comunità eugubina. Dalla vigilia del 14 maggio, con la sonata del Campanone, all’intera giornata del 15 maggio – con la diretta di 6 ore trasmessa in contemporanea via internet sul sito www.trgmedia.it, e seguita lo scorso anno da circa 100.000 telespettatori e 20.000 utenti collegati: uno staff tecnico di oltre 20 operatori, con 35 postazioni di ripresa e 8 regie mobile, circa 10 km di cavo lungo tutto il percorso, per un lavoro organizzativo che copre l’arco di almeno due mesi. Uno sforzo che da oltre 20 anni TRG rivolge al giorno per eccellenza degli eugubini, premiato anche da consensi e ascolti anche dalle comunità di emigrati all’estero. Al lavoro del 15 maggio, si aggiunge anche la diretta del Pontificale del 16 maggio, la diretta dei ceri mezzani il 22 maggio e dei ceri piccoli il 2 giugno

lunedì 25 aprile 2011

L’1-0 sul Lumezzane ce lo ricorderemo come una finale play off: per la cornice splendida, per la sofferenza inaudita, per la gioia finale...

Il “dado” è tratto. E val davvero la pena scomodare Caio Giulio Cesare, sulle sponde del Rubicone, perche l’impresa, il sogno, l’impensabile – solo fino a qualche mese fa – sta prendendo forma.

Non sarà un fulmine a ciel sereno, non uno smash o un fuoco d’artificio improvviso: il destino si diverte a disegnare tratto a tratto i contorni del capolavoro, pennellate intense a tinte forti, ma ben dosate.

E così dopo il carosello di 1-1, il Gubbio torna alla vittoria. Ma che vittoria. Mancava dal 13 marzo, stadio "Giglio" di Reggio Emilia. Al "Barbetti" addirittura da febbraio, contro l’Alessandria. Guarda caso all’esordio di “Dado”, al secolo Ayub Daud. E’ lui a timbrare il gol che marchia a fuoco il primo sigillo verso la definitiva certezza della serie B: un giocoliere del cuoio dal fisico agile, apparenti gambe di sedano, ma un’esplosività al tiro e un talento tecnico decisamente di categoria superiore.

Gioco del destino, ma forse non solo quello: i suoi tre gol (Alessandria, Pavia e Lumezzane) portano 7 punti, quelli che attualmente separano i rossoblù dal Sorrento, un muro quasi invalicabile ormai anche per i più speranzosi supporter del golfo amalfitano. A conferma, caso mai ce ne fosse bisogno, della lungimiranza di un team tecnico, il direttore Simoni, il ds Giammarioli, il coach Torrente, capace di tirar fuori con uno spicciolo di risorse, il classico coupe de teatre anche a gennaio: la scorsa stagione si chiamava Gomez, semisconosciuto attaccante scartato a Verona, che proprio il 25 aprile decise la vittoria spartiacque di Portomaggiore contro la Giacomense, prima di 7 trionfi consecutivi. Stavolta si chiama Daud, per gli amici “Dado”. Ma uno di quei dadi che, palla al piede, o meglio ancora se ferma su calcio piazzato, l’incertezza e il timore del destino aleatorio li lasciano agli avversari.

Lui, chiamato a sostituire Donnarumma, giocatore chiave sul piano tattico, per la prima linea di Torrente, è andato a coronare il passaggio di testimone: proprio Donnarumma aveva firmato l’ultima vittoria, e da allora, e dal suo infortunio, solo segni X. La stoccata secca e implacabile alle spalle del prodigioso Trini assomiglia, nei decibel che l’hanno seguita, ad altre prodezze di questi ultimi mesi, di questo fantastico biennio della triade – fatecela chiamare così – Giammarioli-Simoni-Torrente, in rigoroso ordine alfabetico e cronologico per l’arrivo in rossoblù.

L’1-0 sul Lumezzane ce lo ricorderemo come una finale play off, per la cornice di pubblico fantastica, il calore e il colore degli spalti ma anche per la sofferenza, lo stillicidio di un continuo susseguirsi di capovolgimenti di fronte, tra prodezze memorabili dei rispettivi portieri, chilometri macinati dai rispettivi pacchetti centrali e giocate sontuose di cecchini balistici.

Era il primo match ball per il Gubbio, ed è andato. Ma in fondo è andato nel migliore dei modi, perché mai come in questo sabato di Pasqua si potevano e dovevano tenere i cellulari spenti e ignorare cosa accadesse a due passi dal Brennero.

Contava solo vincere in una sorta di linea del Piave che, se persa, avrebbe potuto clamorosamente rimettere in discussione tutto.

Il gol di Daud – insieme ai miracoli autentici di uno strepitoso Lamanna (che speriamo di vederlo vestire ancora il rossoblù e se non fosse del Gubbio di farlo a Marassi) – oltre alla prova tenace e mai doma di una squadra che ha saputo reagire a qualsiasi difficoltà (uscite di Galano e Farina) - apre di fatto una sorta di ultimo conto alla rovescia, quello che ormai separa il Gubbio dal ritorno in serie B dopo 64 anni. E’ come se un incantesimo asfittico si sia spezzato: con esso il digiuno di 4 partite (un’enormità in questa stagione, per una squadra capace di vincerne 19) quando mancano al traguardo 270’. I primi 90’ dei quali, però, saranno lo scontro diretto di domenica allo stadio "Italia" sulla costiera amalfitana, in un campo più adatto alla playstation che alla terza serie, dove la squadra di Torrente potrà giocare avendo dalla sua due risultati su tre per brindare.

Uno scorcio dello stadio "Italia" a Sorrento
Sapendo che non ci sarà tutto il pubblico rossoblù che una sfida epocale come questa avrebbe meritato (vista la concomitanza con la prima giornata di festa ceraiola): solo in parte compenserà la diretta satellite di Raisport. Non sarà la stessa cosa.

Il primo giro di chiave sul campionato comunque è stato dato, e sarà molto dura togliere la chiave dalla toppa: ora il Gubbio potrà affrontare nelle migliori condizioni mentali la sfida di Sorrento. Sapendo di avere tutto da guadagnare, mentre i rossoneri - orfani per altro del bomber Paulinho infortunato - sapranno che anche un’impresa non potrà impedire ai rossoblù di avere altri match point nelle restanti 2 partite. Il sogno è sempre più vicino. E se il destro di “Dado” assomiglia, per apoteosi e senso liberatorio, al cucchiaio di Marotta, all’appello manca solo l’ultimo colpo: magari un colpo da biliardo.
Già proprio con la lettera B…




Copertina "A gioco fermo" della trasmissione "Fuorigioco" di martedì 26.4.2011
Musica di sottofondo: "The final countdown" - Europe - 1987

sabato 23 aprile 2011

Gubbio, il "Dado" è tratto. Il gol di Daud e le prodezze di Lamanna proiettano i rossoblù ad un passo dalla B...

Il "dado" è tratto.
Facile citare Cesare quando la meta è davvero ad un passo. E se anche il primo match ball è andato, è una sorta di conto alla rovescia quello che ormai separa il Gubbio dal ritorno in serie B dopo 64 anni.
I rossoblù battono il Lumezzane con un rasoterra di "Dado" Daud a 15’ dalla fine, spezzano un digiuno di 4 partite (un’enormità in questa stagione, per una squadra capace di vincerne 19) e mantengono a 7 lunghezze il Sorrento quando mancano al traguardo 270’.
I primi 90’ dei quali, però, saranno lo scontro diretto di domenica sulla costiera amalfitana, che la squadra di Torrente potrà giocare avendo dalla sua due risultati su tre per festeggiare. Anche se dalla sua non avrà il pubblico che avrebbe avuto se in concomitanza il 1 maggio non fosse coinciso con la prima attesa parentesi ceraiola di questo 2011.


A parziale consolazione dei tifosi, la diretta su Raisport satellite di domenica prossima. Anche se sugli spalti dello stadio sorrentino non ci sarà la cornice rossoblù che la gara e la posta in palio avrebbero meritato...

Ma quella vissuta oggi al "Barbetti" è una di quelle partite da tatuare nella pelle dei ricordi per i tifosi rossoblù. Vittoria sudata, sofferta, al cardiopalma, ma festeggiata come fosse una finale (di andata) play off.
E dicevano che il Lumezzane sarebbe venuto "scarico": tanto di cappello alla squadra di Nicola che a più riprese ha messo in difficoltà la capolista, con un atteggiamento mai rinunciatario e favorito anche dall’assenza di pressione che invece è parsa frenare per buona parte del match i padroni di casa.

Si parte con una cornice di pubblico d’eccezione, quasi 4.000 tifosi con coreografie degne di categorie superiori. Di fronte il solito 4-3-3 di Torrente che in difesa rispolvera Bartolucci al posto dello squalificato Caracciolo, e in prima linea preferisce Daud a Bazzoffia. Sull’altra sponda Nicola oppone un più cauto ma non meno intraprendente 4-4-1-1, con Volpato di punta, sostenuto da Inglese, e centrocampo a quattro.

Primo sussulto con Galano (9’) che in area spara addosso ad un difensore da due passi, un minuto ed Emerson inizia la sua sfida personale con Lamanna: punizione respinta di pugno dal numero 1 rossoblù.
La gara non decolla, anche perché il Gubbio non trova varchi. Sull’unico pertugio al 21’ Gomez apre per Daud che spara in diagonale ma Trini è superbo nel respingere di piede. I due portieri sono gli assoluti protagonisti del match: al 27’ tocca a Lamanna strappare applausi nel respingere un’inzuccata da due passi di Pini destinata nel sacco. Alla mezz’ora ancora Emerson mette i brividi alla difesa umbra su punizione, ma Inglese devìa fuori. L’ultimo quarto d’ora è una gara scacchi, l’unica nota di cronaca è l’uscita anzitempo di Galano (38’) afflitto dalla pubalgia che ne limita le prestazioni da mesi, al suo posto Bazzoffia, con Gomez spostato a sinistra e Daud a destra.

Ripresa e manca all’appello anche Farina – vittima di un risentimento dopo che in settimana aveva lavorato a ritmo ridotto – sostituito da Alcibiade. Subito Bazzoffia prova a incunearsi in area al 49’ con un diagonale che muore a lato, ma due minuti dopo trema l’incrocio dei pali di Lamanna su un’altra punizione sontuosa di Emerson. Il rischio galvanizza i rossoblù di Torrente che reagiscono ancora con incursione di Bazzoffia (55’) cross deviato al centro dove non c’è nessuno per il tap in a porta vuota. Torrente scambia i due terzini, ne guadagna la spinta dei rossoblù che aumenta col passare dei minuti, come il numero di corner. E’ il 70’ quando ancora Trini è superlativo di piede, stavolta su botta sicura di Gomez, servito da una torre di Borghese. Capovolgimento di fronte e ancora Lamanna, in collaborazione col palo, salva su Inglese abile a deviare da due passi un cross del nuovo entrato Bradaschia. La gara si gioca sul filo del rasoio con occasioni da una parte e dall’altra. Alla mezz’ora arriva il gol vittoria: slalom di Gomez tra tre avversari e al centro dell’area, anziché battere, l’argentino allarga rasoterra per l’accorrente Daud che a tu per tu con Trini spara un rasoterra che trafigge il portiere bresciano. Il “Barbetti” si infiamma.

Ma la gara è tutt’altro che sepolta. All’88’ ennesima prodezza del portiere eugubino Lamanna che in tuffo respinge sulla linea un colpo di testa a botta sicura di Volpato, da due passi. Ribaltamento di fronte ed è Gomez a trovare il palo interno sulla sua strada, dopo un nuovo slalom e conclusione d’interno destro a girare. Al termine dei 3’ di recupero il triplice fischio di Di Paolo è salutato dal pubblico come una liberazione. Diremmo di "resurrezione" se non sembrasse quasi blasfemo (e non fosse che ancora mancano poche ore alla Pasqua)...
Vittoria pesantissima e +7 consolidato alla vigilia del big match dell’anno - nella domenica che apre anche il mese dei festeggiamenti ceraioli.
Sapendo che i match point, anche dovesse fallire la trasferta sorrentina, non sarebbero finiti...




mercoledì 20 aprile 2011

Caso stadio: l'accordo è fatto, ma qualche interrogativo resta...

Fugato ogni rischio, dunque.
I lavori di adeguamento dello stadio “Barbetti” potranno partire nella prima decade di maggio: l’accordo in extremis tra Amministrazione comunale e Gubbio calcio sana una rottura clamorosa per i toni e per le possibili conseguenze.
Ma gli strascichi della polemica – leggendo blog e siti internet soprattutto tra i tifosi – sembrano destinati a dilatarsi.


Intanto a distanza di un giorno dall’accordo appaiono più chiari i termini dell’intesa: resta ferma la delibera presentata dalla presidente Antonella Stocchi e approvata dal Consiglio comunale il 15 aprile scorso, con il sì a maggioranza e l’unico no del consigliere PDL Chiocci.
L’escamotage per scavalcare il vincolo posto dall’atto consiliare parte dal bando di gara, quello che entro il prossimo 28 aprile l’Amministrazione dovrà elaborare e pubblicare, lasciando poi 15 giorni di tempo ai privati di partecipare. Presumendo che a farlo sarà solo la Gubbio calcio, la stessa potrà far partire i lavori nella struttura pubblica in tempi brevi, e in linea con il programma di lavori destinato a consentire ai rossoblù di giocare da metà agosto sul proprio campo.

La chiave risolutiva è tutta in una postilla importante dell’accordo: il progetto di interventi di adeguamento dello stadio prevede un settore curva ospiti più piccolo e ridotto (poco più di 1.100 posti) rispetto al piano preesistente che non comporterà l’eliminazione della pista di atletica, di cui si potrà usufruire nei giorni al di fuori della domenica. La questione della realizzazione della pista in altro sito resta invece legata al progetto di una nuova curva – con spazi commerciali e strutture di servizio collegate – di cui già si parla da 3 anni, ma che per ora resta, per così dire, nel cassetto.

Fatto l’incontro, trovata la soluzione, verrebbe da dire. Ma in mezzo restano le lettere al vetriolo del Presidente Fioriti e le 24 ore di contestazione di una tifoseria, e di buona parte dell’opinione pubblica eugubina, i cui interrogativi restano aperti: su tutti uno. Perché tanto baccano se la soluzione poteva essere così semplice come quella elaborata nell’incontro convocato d’urgenza ieri pomeriggio?

La risposta preferiamo la diano i fatti, a partire da maggio.
Sperando che per quel giorno la B sia arrivata davvero. E che in futuro non si debba attendere la serie B o un’altra scadenza elettorale per risolvere i problemi degli impianti sportivi cittadini.


Dal servizio tg di TRG - 20.4.2011

martedì 19 aprile 2011

Buche stradali? Una sentenza della Cassazione impone il risarcimento dal Comune per eventuali danni...

"Un importante passo in avanti nella tutela del cittadino che ogni giorno, uscendo di casa, deve stare bene attento a dove mette i piedi a causa del rovinoso dissesto delle strade urbane".

E' quanto dichiara l'Unione Nazionale Consumatori UMBRIA (UNC), commentando la recente sentenza della Corte di Cassazione che ha condannato per lesioni colpose un dirigente dell'Ufficio tecnico del Comune di Acqui Terme (AL), incaricato della manutenzione ordinaria di strade e marciapiedi.


"La condanna -spiega l'avv. Damiano Marinelli, presidente dell'UNC UMBRIA- è arrivata in seguito all'incidente di un pedone che aveva subìto lesioni inciampando in una toppa di bitume rialzata, difficilmente visibile e non segnalata. Nonostante il dirigente comunale abbia provato ad addossare la colpa alla disattenzione del pedone i giudici hanno respinto il ricorso sostenendo che il Sindaco ed il responsabile dell'Ufficio tecnico del Comune assumono la posizione di garanzia sulla base di una generale norma di diligenza che impone agli organi dell'amministrazione comunale, rappresentativi o tecnici che siano, di vigilare, nell'ambito delle rispettive competenze, per evitare ai cittadini situazioni di pericolo derivanti dalla non adeguata manutenzione e dal non adeguato controllo delle strade comunali”.

L'Unione Nazionale Consumatori dell'Umbria ricorda che in caso di incidente il malcapitato può intraprendere la strada del risarcimento nei confronti dell'ente comunale, seguendo la seguente procedura:

● chiedendo l'immediato intervento della polizia municipale, della polizia stradale o dei carabinieri, così da far rilevare sul posto le condizioni della strada e verbalizzare, nell'immediatezza del fatto, l'esistenza della buca, della strada sconnessa, etc.;

● scattando -se possibile- alcune foto dei luoghi prima che il Comune chieda alle ditte responsabili della manutenzione di riparare il danno;

● coinvolgendo testimoni che abbiano assistito all’evento.

Coloro che volessero segnalare il proprio caso possono contattare lo sportello dedicato a "Sinistri stradali" disponibile sull'home page del sito istituzionale http://www.consumatoriumbria.it/.

Ovviamente anche come emittente televisiva (TRG) saremo disponibili a ricevere eventuali segnalazioni (e francamente - almeno per esperienza personale - a Gubbio non mancherebbero molti spunti di questo tipo).

Nei prossimi giorni utilizzerò il blog per segnalare qualche "smagliante" esempio di come in uno dei centri storici più suggestivi del nostro Paese, purtroppo, la pavimentazioni lasci alquanto a desiderare, rendendo difficoltoso non solo il traffico automobilistico (fin troppo eccessivo in alcuni momenti) ma perfino il semplice transito pedonale.
Non sono sgraditi contributi dei frequentatori del blog, sia video, che foto, che semplicemente a parole....
Per ora spero di aver fornito info utili.

lunedì 18 aprile 2011

Un Gubbio "abatino"... ma sempre più vicino al traguardo: in attesa di un sabato, da colpo di grazia...

Un Gubbio un po’ "abatino". Ma sempre più vicino alla meta.
Chissà se avrebbe usato il celebre appellativo di Rivera, Gianni Brera, la penna sublime per eccellenza del giornalismo sportivo, nativo di Pavia, e forse abituè qualche buon decennio fa delle gradinate di cemento, color biancazzurro del "Pietro Fortunati".

Chissà quali parafrasi o iperboli avrebbe speso per un Gubbio che continua coriaceo e imperterrito, seppur un po’ intorpidito, a custodire il suo sogno impossibile.

Impossibile da realizzare subito. Ma tutt’altro che improbabile. Perché voluto e difeso a denti stretti. Il pareggio in riva al Po è il quinto 1-1 nelle ultime sei uscite: quasi un emblema ormai del Gubbio primaverile, abbonato ai pareggi, e anche alle rimonte.
Solo contro il Bassano la parità è arrivata dopo un gol di vantaggio dei rossoblù, per altro rocambolesco. E forse proprio quello è l’unico vero rammarico di questo filotto di segni X che ci può stare dopo una cavalcata poderosa e incontenibile come quella messa a segno da novembre ad oggi.

Il pari di Pavia ha qualcosa in più, però, rispetto agli altri: la reazione veemente e rabbiosa di una squadra ferita, forse oltre i meriti: per un’espulsione parsa francamente severa, nei confronti dell’ex di turno Caracciolo, e per un gol incassato al primo vero tiro in porta dei pavesi nella seconda frazione di gioco. Tutto merito di baby D’Errico, un furetto classe ’92 che in tre minuti, dopo l’ingresso in campo, ha gettato lo scompiglio nella retroguardia eugubina.

Dicevamo della reazione: prendere un rosso, un gol (e magari sapere del vantaggio del Sorrento) nel giro di soli 3’ poteva rivelarsi una mazzata insostenibile per chiunque. Quasi un campionato riaperto dopo averlo tenuto socchiuso e in attesa dell’ultimo giro di chiave praticamente per un mese.

Il gol di Daud - da http://www.gubbiofans.it/
 E invece no. Invece la squadra ha risposto presente: neanche un minuto dalla rete subìta e Raggio Garibaldi si è inventato una serpentina con cross delizioso su cui Bazzoffia non è arrivato per un soffio. E poi l’ingresso di Daud, quasi predestinato a battere quella punizione dai 25 metri: una staffilata al fulmicotone, sorella diretta del gol fantastico insaccato contro l’Alessandria, alla sua prima apparizione. Per lui a Pavia era il primo pallone toccato: e anche per il portiere Redaelli: anche se l’effetto sulle due sponde è stato ben diverso.
Un gol liberatorio, un gol fondamentale, che vale un punto, vale il +7, vale forse quell’incollatura che a fine campionato potrebbe rivelarsi decisiva nel confronto a distanza col Sorrento.

Il Gubbio c’è e non ha nessuna intenzione di mollare: e lo dimostrano anche i 400 tifosi rossoblù saliti a 20 km da Milano, come da queste parti non erano abituati a vedere. Una lezione di sport e anche di genuinità – vedendo quello che è successo e che soprattutto si è assaggiato un ‘ora prima della partita nei piazzali antistanti lo stadio: un menù ricco, con ingredienti salutari e di qualità, primizie tipicamente eugubine, annaffiate da buon vino della casa.

Possiamo immaginare cos’avrebbe detto "Giuanin" Brera del Gubbio di Torrente.
Siamo certi comunque che avrebbe apprezzato l’anteprima eno-gastronomica in rossoblù così come il terzo tempo domenicalmente di scena al "Barbetti": scene e spontaneità degne del calcio di una volta. Del calcio vero.
E lui, Brera, si sarebbe seduto ad assaggiare le squisitezze eugubine: brindando al traguardo da conquistare al più presto.
Magari già da sabato prossimo…

venerdì 15 aprile 2011

E alla vigilia della B... se ne è andato un tifoso speciale: Peppe "'l Capelaro"

Il primo pensiero stavolta va a lui. Giuseppe Cerri, per tutti il "Capelaro", una bontà d'uomo come ormai è rarissimo trovare.
Un tifoso appassionato e viscerale, che non ho mai sentito urlare, ma che - quasi in punta di piedi - dimostrava di avere dentro tanta di quella fede rossoblù da convertirci un intero continente.
Non ha fatto in tempo a rivedere la serie B... Se ne è andato in silenzio, con quella signorilità che lo ha sempre contraddistinto.
L'aveva vista, la B, quella del '47, raccontandoci che tornando dallo spareggio di Pesaro contro il Baracca Lugo, la madre non l'aveva riconosciuto: dalla polvere che ne copriva il volto completamente offuscato per il viaggio impervio, a bordo di un camion, nell'allora strada "imbrecciata" che univa l'Umbria alle Marche.
E lo ricordo seduto in prima fila nel primo dei tredici pullman che da Gubbio erano giunti a Castelfiorentino nell'ultima giornata di campionato nel 1987, la gara che proiettò i rossoblù di Landi allo spareggio del "Curi". E come non rammentare mentre sbucava dalla sua bottega in mezzo al corso durante la sfilata ceraiola per salutare i capodieci che passavano di fronte e quasi in omaggio alla "storia" di quella cappelleria (e del personaggio che l'animava), si fermavano per un saluto con la brocca.

Peppe "Capelaro" premiato al Teatro Romano - foto M. Signoretti
 Infine, due anni fa, al Teatro Romano: gli avevamo tenuta nascosta la sorpresa, poi alla fine della presentazione del Gubbio - con la regia dell'amico Paolo Tosti - avevamo deciso di premiarlo tifoso tra i tifosi: maglia del Centenario numero 12, ovvero dodicesimo uomo in campo. Aveva le lacrime agli occhi, mi si appoggiò con il suo braccio sussurrandomi: "Tiemme Giacomo, che io non sto in piedi. Sono troppo emozionato...".
Ogni Natale una camicia o un cappello da Peppe erano d'obbligo: praticamente come fare il presepio. Ed era la scusa per intrattenersi a parlare del Gubbio, del suo Gubbio.
Con Peppe se ne va un pezzo della nostra "meglio gioventù", un tassello di quella Gubbio da non dimenticare (perché ormai di tasselli così ce ne sono sempre di meno, nel puzzle indecifrabile di una città che fatica a riconoscersi in se stessa): l'educazione, la discrezione, il sorriso, la cortesia, ma su tutto, l'eugubinità d'altri tempi - conservata gelosamente anche negli anni che lo avevano portato niente meno che a due passi dal Vaticano, per scelte di vita e di lavoro - lo vedevano supremo interprete.
Un tifoso doc, un eugubino doc. Di quelli di una volta, che il cappello - e l'eleganza - l'avevano addosso, quasi fossero stampati. Come mio nonno Pompeo Pierucci, come Michele Bellini, come Primo Migliarini - i primi che mi vengono in mente, pensando alla loro spassionata fede rossoblù, e al loro legame intimo con la città e le sue massime tradizioni. E a quanto avrebbero gioito di una stagione come questa...

Mi fermavo spesso davanti alla Cappelleria Bocci, una sorta di monumento laico di un centro pulsante che ha visto mutare, quasi darwinianamente, gran parte dei propri "templi". Ma quella bottega no. Quella c'è ancora, anche se un po' triste da qualche anno a questa parte (da quanto non c'era più la sua signora...).

A Peppe, amico fraterno di mio padre, una sorta di "zio prediletto" per me, voglio dedicare queste righe: in attesa di potergli dedicare, tra qualche giorno, quel sogno che aveva assaporato 64 anni fa, e che anche lui ha vissuto da spettatore, fino a ieri, continuando a venire allo stadio o quando gli acciacchi non lo permettevano, seguendo puntualmente i rossoblù in radio e televisione.
E chissà, da lassù, tra poco, comincerà anche Peppe a festeggiare... insieme a noi tutti.

Un abbraccio Peppe.

giovedì 14 aprile 2011

Apprezzare il gusto dei piccoli passi... perchè il traguardo è lì. E con esso, la gloria...

Una domenica da play off. Così l'avevano presentata (e auspicata) in casa rossoblù.
Il Bassano era una "bestia nera" (sconfitta solo tre anni fa con missile di Placentino e gol di Corallo, oggi trascinatori dei grifo). Ma alla fine anche un pari può diventare una gemma preziosa - se i diretti concorrenti annaspano...
Resta l'immagine di una coreografia d'altri tempi e d'altra categoria: quasi a dimostrare che ormai la tifoseria, la piazza e più in generale, la città sono pronti: la B non fa più paura. Anzi, non vediamo l'ora di toccarla con mano...
In attesa di farlo, ripercorriamo con una "passeggiata fotografica" l'1-1 con i veneti. Nei flash, mai banali, di Marco Signoretti. E nell'attesa, un po' trepidante, che ciò che deve, accada...


La squadra si prepara, in religioso silenzio. Sotto lo sguardo di un maatma speciale: il dott. Corbucci...

E mentre la banda (in maglia rossoblù) intona le canzoni più amate dalla tifoseria...

...la terna di allunga (ognun per sè)

... e il pubblico si "scalda" - per ora con qualche dolcetto

Torrente: "Se non ce la faccio, mi do al basket..."

L'ingresso in campo è da brividi... coreografia da serie B (aspettando che lo diventi anche la squadra)

Il capitano fa capire subito che "c'è voglia di volare"...

... ma il Bassano non perde occasione di fare lo sgambetto

Borghese, per non sbagliarsi, strattona un avversario anche al rientro negli spogliatoi...

Il presidente Fioriti, per salire un gradino ancora, è disposto a tutto...

... e Bazzoffia, per ritrovare il gol, rischia di immolarsi. Ma la palla rotola dentro...


I veneti protestano, ma per i tifosi è apoteosi... e Bazzoffia, nudo, emula la cuccagna...

Gimme five, Juanì... all right (ma per pochi secondi ancora...)

...lo stesso Daniele osserva da lontano quel pallone colpito da Mateos... e destinato a marcare un fulmineo 1-1

Peccato, ma grazie lo stesso ragazzi... Una frase che vale per tutti (reciprocamente), squadra e tifosi...

La bandiera me la porto a casa... qualcosa mi dice che tra un po' mi servirà... (saggezza infantile)

mercoledì 13 aprile 2011

La proposta del "Picchio": mentre tutto tace, il blog continua a far riflettere...

Tutto tace intorno alla proposta-richiesta avanzata da gennaio da Francesco Pascolini - e avallata da quasi 800 firme di ceraioli - in merito ad un'assemblea aperta sulla questione relativa allo "scavijamento" dei Ceri nel chiostro della Basilica, a conclusione della corsa del 15  maggio.
Le (cosiddette) istituzioni ceraiole, dopo un primo incontro, hanno tacitamente lasciato cadere la cosa: con diplomazia, e forse un pizzico di "mestiere", delegando le singole compagini ceraiole a parlarne nelle proprie sedi (ben sapendo che di questi tempi, le uniche riunioni possibili sono dedicate alle "mute"). Dunque silenzio, aspettando che succeda qualcosa, o meglio sperando che non succeda nulla. In fondo Pascolini non aveva chiesto che una presa di posizione, anche negativa, purché tutto non finisse nel dimenticatoio.
Auspicio rimasto al momento vano.

Ma almeno su questo blog il silenzio non permane. E non tanto per il sottoscritto - che la sua opinione e le sue motivazioni le ha già esternate (e in parte ribadite anche pubblicamente in una recente assemblea di santantoniari a Palazzo Pretorio) - quanto per un'amica vera (oltre che di facebook e di blog) quale Magda Migliarini, santubaldara doc, nipote e figlia d'arte - sul piano ceraiolo - che ha voluto lasciare la propria testimonianza e opinione. Credo meriti di essere letta (da cima a fondo).
Per il momento, grazie Magda.


"Carissimo Direttore, è da un pò che volevo scriverti sull’ argomento “porta” sollevato dal Picchio, e con l’articolo sul tuo blog e le varie discussioni che ci sono in giro, colgo l'occasione al volo.

Vorrei raccontarti le mie impressioni nel momento che lessi le tue prime riflessioni sulla proposta: STIZZA!!


Anzi, ero quasi arrabbiata, perchè un sangiorgiaro, e che sangiorgiaro!!! mi veniva a fare la morale!!! Poi, riflettendo e ragionando, mi sono detta che tutto ciò non è altro che quello che io sostengo da anni......


Il Picchio queste cose le sa, perchè l'ho chiamato subito per firmare il suo appello, ma ahimè alle donne non è stato permesso, ed anche lì…….ho tuonato, ma poi, come lui mi ha spiegato, non si poteva rischiare che l’appello fosse ignorato dai più perché se anche noi avessimo firmato sarebbe stato considerato “roba da donne” dalla ignorante mente maschilista!!!


Dopo aver assistito negli ultimi anni a scene vergognose dopo la chiusura del portone tanto che un anno, per i Ceri Mezzani, i miei due bambini si spaventarono al punto di chiedermi di portarli via, sono sempre più convinta che questo portone vada riaperto per fare entrare gli altri due Ceri, perché è necessario capire che i tempi sono cambiati e se una volta sant’Ubaldo veniva scavjato e riposto senza aspettare gli altri, era soltanto perché aveva sempre tanto vantaggio (mi dispiace per San Giorgio ma è la verità!!) ed in più quella frenesia che il capodieci ora deve scavjare, le urla e le lacrime in giro per il chiostro non c’erano.


C’era più discrezione, meno esaltazione, più considerazione dei ceraioli piuttosto che di singole figure, perché non necessariamente il capodieci di brocca arrivava in cima, perché magari la sua muta era più in basso, e quindi il compito di scavjare andava ad un altro, senza protagonismi e discussioni.


E non ti parlo di due secoli fa, ma degli anni sessanta-settanta del Novecento.
Oggi però i tempi sono cambiati, ora i Ceri arrivano quasi sempre insieme, quasi!!, e dobbiamo capire che con la porta chiusa finisce la corsa che è iniziata alle sei, se si può dire “senza esclusione di colpi” , cioè ognuno con la voglia di correre e far bene, ma poi deve necessariamente ricominciare la festa, l’omaggio al Santo Patrono Ubaldo.


Ho pensato a te ed all’appello del Picchio la sera del convegno in cui si parlava di “Gratuità e Universalità della Festa dei Ceri”, con Don Angelo Fanucci ed Ettore Sannipoli, specie quando Ettore ha riportato le parole di un suo vecchio articolo uscito su una rivista locale qualche anno fa in collaborazione con Cesare Coppari, parole che mi hanno colpito in modo particolare perché mi hanno fatto vedere con altri occhi i Ceri.


Il giorno dopo gli ho telefonato anche per complimentarmi per il suo prezioso intervento e gentilmente Ettore, da grande amante di Gubbio che è, mi ha fatto dono per e-mail dell’articolo citato di cui riporto i passi che più mi hanno colpito.
Parlando della forma dei Ceri, Ettore parla di “un misto fra gotico e barocco” attribuendo il “barocchismo” dei Ceri, a cominciare dalla monumentalità, al rifacimento secentesco della loro forma originaria. Prosegue poi affermando che, “nonostante le differenze, i ceri presentano una forma simile, caratterizzata da due corpi ottagonali sovrapposti (i cosiddetti ‘buzzi’), legati tra loro e completati dalle caratteristiche cuspidi piramidali tronche, capaci di slanciarne la già chiara verticalità. Ma l’aspetto formale più interessante è quello della simmetria centrale del Cero, il quale, nella sua forma più pura, è perfettamente identico a sé nelle varie direzioni dello spazio.”
E questo “ darsi … nelle varie direzioni dello spazio”, ne virtualizza la possibile identificazione con l’idea stessa della centralità in esso….Definendo spazi assolutamente ‘altri’ che percorrono il mondo, i Ceri fissano i confini entro i quali la collettività realizza la propria unità.


Ma la forma classica dei Ceri di San Giorgio e di Sant’Antonio, sforzandosi di isolare, separare, strutturare, si oppone a quella barocca del Cero di Sant’Ubaldo, che tende invece a raggruppare, ad intrecciare, a negare le discontinuità.”
I Ceri “possiedono un’identità visiva capace di definire quella di un’intera cultura. Essere investiti quindi da certe qualità estetiche e sensoriali li rende anche possessori di un “ruolo di “soggetto”: la loro verticalità apre alla valorizzazione mitica del Cero, ovvero al fatto che, nella sua costitutiva vicinanza con il corpo dei ceraioli, sui quali grava tramite la barella, e con il Santo, che lo incorona, il Cero è il mediatore e il garante di una vicinanza più importanti: quella dell’uomo con Dio.


Stupendo: il mio Cero di Sant’Ubaldo che deve quindi “raggruppare, intrecciare, negare la discontinuità” perché più degli altri mediatore e garante della vicinanza con DIO!!!!


Continua Ettore: “Ceri delle corporazioni, San Giorgio e Sant’Antonio articolano la collettività partitiva del gruppo. Cero di tutti gli eugubini prima ancora che delle arti, Sant’Ubaldo è l’”eroe” mediatore per eccellenza, chiamato a regolare meticolosamente la collettività integrale dell’intero corpo sociale.
Entro la forma molteplice ed unitaria del Cero del Patrono viene dunque a comporsi l’intera collettività.
Al centro di essa, come mitica conciliazione tra gli opposti, sta Ubaldo, sostegno di ogni cuore, imparziale distributore di sguardi amorosi, punto d’incontro tra umano e divino, sacro e profano, vita e morte, natura e cultura, tra Gubbio alta e nobile e Gubbio bassa e povera “.


Ed è proprio questo “essere diverso” che mi ha aperto gli occhi, un nuovo modo di vedere che fin ora non avevo preso in considerazione, il mio Cero di Sant’Ubaldo esempio di mediazione e di conciliazione, i suoi Ceraioli, oggi più che mai, depositari di una nuova consapevolezza: fare il primo passo, essere Esempio, aprire la strada al dialogo, non è sintomo di debolezza ma di fortezza interiore perché coscienti di appartenere ad un Qualcosa di ancora più grande che ci rende sereni e ci fa cantare insieme:

Rallegrati Gerusalemme, accogli i tuoi figli nelle tue mura.
Esulta perché stiamo andando alla Casa del Signore, i nostri piedi stanno alle Sue porte. La città è stata riedificata, ricostruita compatta, là sono salite le tribù del Signore, per lodare il Suo nome, per chiedere pace, perché sia sicuro chi ci ama, sia pace nelle mura delle nostre famiglie, per amore dei fratelli e dei vicini, per cercare il nostro bene.
Perché sia Lode al Padre, al Figlio, allo Spirito Santo: a chi era, è, e sarà nei secoli”.

Magda Migliarini

martedì 12 aprile 2011

C'è una cosa più bella che vincere: sapersi godere la vittoria...

Non importa chi sei. Cosa fai, o in quale ambito tu ti esprima. Una vittoria è sempre il frutto di un lavoro, una preparazione, uno sforzo, un sacrificio. E anche una sfida. Per questo, vincere è sempre - e deve restarlo - motivo di grande soddisfazione. Comunque e ovunque.
E' il senso che ho letto nella campagna di comunicazione del Basket Gubbio, curata dall'amico fotografo professionista, Paolo Tosti: un 6x3 gigantesco che recitava: "Anche noi siamo primi!". Lì per lì c'ho un po' sorriso, perché la scelta - credo - sia volutamente ironico-riflessiva.
Nell'anno che sta per celebrare il "miracolo calcistico" rossoblù, ad un passo dallo storico traguardo della serie B calcistica, suona quasi provocatorio che un'altra formazione eugubina - nelle ultime stagioni "decaduta" nel torneo di serie C regionale - possa vantarsi di vincere.
Vincere cosa? - verrebbe da chiedersi. E chi sarebbero le avversarie di questo Basket Gubbio? I Leoni dell'AltoTevere o l'Ellera? (qualche volta ci scherzo volutamente e provocatoriamente con l'amico e collaboratore Rico "Rimpiccetto" Migliarini, sfegatato sostenitore delle sorti cestistiche eugubine, stuzzicandolo proprio su questo).
Eppure, a pensarci bene, la verità sta proprio dietro quello slogan. Che poi slogan non è.
Il primo a darci "lezione" in questo senso fu Luigi Simoni: era il 13 giugno 2010, la Gubbio calcistica festeggiava all'"Olimpico" di San Marino la promozione in serie C1. E lui - 8 campionati vinti in ogni categoria, il quasi-scudetto con l'Inter del 1998 e la Coppa Uefa lo stesso anno - pacifico e serafico ci fa al microfono: "Ma guardate che questa vittoria non è meno emozionante di quella di Parigi. Per me ogni successo regala emozioni splendide. Non importa dove lo conquisti o contro chi. E' sempre il frutto del lavoro che fai, dell'impegno che ci metti, della voglia di superarti e superare gli altri. Per me vincere con il Gubbio o con l'Inter è la stessa cosa". Chapeau.
Soprattutto a tanti suoi colleghi "soloni" per i quali - certamente - uscire da ambienti come Milano, Roma o Torino vuol dire "scendere di categoria".
Ma un insegnamento anche per tanti tifosi, sportivi, sostenitori. Che spesso parlano di vittorie di serie A o serie B. O peggio ancora, non sanno apprezzare fino in fondo il gusto inconfondibile del successo. Che in quanto effimero, va goduto e quasi spalmato addosso finchè è possibile.
Dico sempre a me stesso che il "successo" è il participio passato del verbo succedere. E come tale va vissuto. Nel suo carpe diem, nell'immediato. Perché oggi è lì, tangibile, vero, autentico. E domani potrebbe non essere più tale. Nello sport come nella vita.

A maggior ragione, il successo non deve essere una bussola irrinunciabile. Ma se la buona sorte unisce le tue strade con la sua, non va mai "classificato". Va interpretato. E "sorseggiato".
Nei giorni scorsi ho potuto apprezzare l'abilità e la maestria di alcuni giovani danzatori - della scuola di ballo "San Carlo" di Napoli - ospiti del Festival di danza "Fiumicelli" (che ho presentato per alcune serate al Teatro Comunale di Gubbio). Giovani talentuosi professionisti, la cui carriera - salvo imprevisti - sembra già scritta per le qualità che sanno esibire sul palcoscenico.
Eppure, pur essendo di fronte ad un pubblico non certo avvezzo come quello del San Carlo alle coreografie di grandi etoile, hanno dato il massimo nelle loro performance: notavo, stando dietro le quinte, la concentrazione, la puntualità, la meticolosità con cui preparavano lo spettacolo. E dalle smorfie del volto o dai sospiri di soddisfazione, mentre uscivano dal palco per rientrare dietro le quinte, capivi subito - pur non essendo esperto - se erano soddisfatti o meno della loro prova. E li vedere esultare o incazzarsi come se di fronte avessero la platea più blasonata.
Potevano anche "fregarsene". Ma non era così: quel palcoscenico - pur non essendo nè il San Carlo nè la "Scala" - era in quel momento il loro momento. A prescindere da chi avevano di fronte. E in quale contesto erano chiamati ad esprimersi.
E così la loro insegnante, la "mitica" Anna Razzi: che li seguiva passo a passo dal palchetto, per poi correre una volta partiti gli applausi finali, a sorreggere con le sue mani il sipario per invitarli a rientrare. E a raccogliere l'ovazione del pubblico.
Una che ha ballato con Nurejev, che ha danzato nei più prestigiosi teatri di ogni Continente: era lì, ad accompagnare e incoraggiare i suoi ragazzi...

Mi è tornato in mente Simoni. E le parole del suo "figlio sportivo", Stefano Giammarioli, sempre a San Marino: "Uno che ha allenato Ronaldo e Baggio, ha accettato questa sfida: si è rimesso in discussione rischiando. E ha vinto. Abbiamo vinto. Con lo stesso entusiasmo di quando lo faceva in serie A".

E ho ripensato, scrivendo queste righe, a quel manifesto. E a come anche i tifosi di calcio - del Gubbio dei miracoli - dovrebbero prendere esempio da quelle parole: dopo qualche pareggio casalingo ho sentito qualcuno lagnarsi, qualche naso storcersi.
Come se il Gubbio non stesse coronando il sogno inimmaginabile della serie B. Come se l'anno scorso, di questi tempi, tutto questo fosse ipotizzabile solo nei sogni. Come se 15 anni fa la stragrande maggioranza di chi oggi è al "Barbetti" non sapeva forse neanche dove giocassero i rossoblù - costretti a vagare nei campetti della periferia perugina, ad arabattarsi in Eccellenza regionale.

La saggezza spesso può dartela anche uno spot. Uno slogan, o un 6x3. Tutto sta, a farne tesoro. Perchè c'è una cosa più bella che vincere - come mi è venuto da dire ieri sera a "Fuorigioco" - Sapersi godere la vittoria. Fino in fondo...

lunedì 11 aprile 2011

Gubbio: gustiamoci questa prova buffet. Anche un tramezzino allunga la fuga...

Dopo una scorpacciata, di solito, serve un amaro. O tutt’al più un alka seltzer. E prima di rimettersi a tavola, è bene riscoprire il gusto di portate leggere e dal sapore delicato.

Il Gubbio si sta gustando la prova buffet che porterà alla grande festa: non servono portate pantagrueliche, basta qualche stuzzichino a soddisfare il palato. In attesa di riempirsi la bocca e inebriarsi.
Il tramezzino di questa domenica assomiglia, nei numeri, ai 4 pareggi delle ultime 5 partite. Salmone e patè. Che strano: una squadra che per 23 giornate aveva impattato una sola volta, si scopre abbonata al segno X.

Qualche tifoso avrà storto la bocca, ma sbaglia: la coreografia del “Barbetti”, con quasi 3.000 presenti, bandierine rossoblù a go go e la musica della banda a rispolverare l’atmosfera da play off, avevano fatto sognare.
E perfino il ritorno al gol di Daniele Bazzoffia, dopo 8 mesi dal guizzo di Cremona, con una zampata cercata, voluta e sofferta, assumeva i toni della liberazione. E della promozione. Neanche il tempo di far finire l’ugola allo speaker del Barbetti che Mateos mandava di traverso, pranzo, caffè e ammazzacaffè.
Bazzoffia si arrampica a dorso nudo sulla rete - foto M.Signoretti
Pazienza. Bisogna saper aspettare: perché se poi dall’altra parte la diretta concorrente Sorrento si diverte al harakiri di Pavia, con mozzafiato finale (un 5-4 da torneo dei bar) vuol proprio dire che la passerella è già pronta, il tappeto rosso è lì. Tanto vale evitare le lunghe falcate e il rischio caduta.

L’impressione è che dimenticheremo presto questi pareggi: che ci possono stare, visto che la squadra di Torrente resta tra le più giovani del torneo – soggetta dunque a qualche altalenanza – visto che la benzina non è più quella di qualche mese fa e l’ultimo cambio olio se ne è andato domenica scorsa. Visto che alcuni giocatori chiave o non ci sono (ci si accorge solo ora di quanto tatticamente Donnarumma abbia inciso nelle soluzioni d’attacco) o non sono al top (Sandreani che litiga con le fibre muscolari, Gomez con la porta avversaria). E qualcosa si potrebbe anche dire del gol incassato da Lamanna.

Ma francamente, dopo una stagione come questa, dai miracoli domenicali e dal dominio indiscusso iniziato ai primi di novembre, è difficile poter fare critiche ad un gruppo che ha il grande merito di aver trasformato la straordinarietà in normalità: dimentichiamoci per un attimo della sfida a distanza col Sorrento, proviamo a rileggere i nomi delle squadre di questo girone, guardiamo di nuovo la classifica. Immaginiamo che un anno fa di questi tempi ancora si sudava con Celano e Pro Vasto per strappare un misero posto play off. E che 15 anni fa – non un secolo fa – vagavamo tra Pozzo, Cesi, Campitello e San Sisto.

Restano 5 giornate per la fine di questo campionato semplicemente da favola: la vittoria al Barbetti manca dal 13 febbraio ma a questo punto, fatecelo dire, chi se ne importa.
Il +9 sul Sorrento attende solo che si stappi la bottiglia.
La società rossoblù intanto ha già vinto per stile: a neanche due ore dai primi clacson in corso Vannucci, si è complimentata con il Perugia di Damaschi per il ritorno tra i prof. In barba ai travasi di bile di qualche tifoso perugino, riversati via sms nel tubo catodico. Chapeu.
Manca davvero poco: e se qualche cuore di vetro si è infranto ieri sul tiro di Mateos, ricordiamoci che il vetro è fragile ma può essere anche pregiato.
E prima o poi può suonare così: cin cin…
GMA



Da copertina "A gioco fermo" di "Fuorigioco" di lunedì 11.4.11
Musica di sottofondo "Heart of glass" - Blondie - 1978

venerdì 8 aprile 2011

La storia della "girata" di Sant'Antonio nella sua piazzetta: e un dibattito altamente esemplare...

E' stata un'assemblea, forse, senza precedenti. Non tanto per il numero di partecipanti - comunque cospicuo, credo tra i 350 e 400, se non di più - ma per il tema trattato. Credo che anche l'amico Fabrizio Cece, storico locale, pur occupandosi sempre di ricerche e ricostruzioni storico-documentarie molto interessanti, non sempre ha potuto parlare ad un pubblico così ampio.
Parlo dell'assemblea indetta dal Senato del cero di Sant'Antonio e intitolata "considerazioni sul significato storico della girata in piazza Oderisi".
Da tempo un gruppo di ceraioli santantoniari aveva richiesto di indire un'assemblea chiedendo una riflessione attenta sull'opportunità di togliere la girata che il cero di Sant'Antonio compie al termine del primo tratto della corsa dei Ceri, lungo corso Garibaldi.
Quali le origini di questo che viene narrato come un omaggio ad un luogo simbolico per i santantoniari?

A spiegarlo è stato lo stesso Fabrizio Cece che attraverso documenti e testimonianze scritte raccolte nel corso di altre ricerche ha potuto ricostruire alcuni punti fermi storici, piuttosto datati e decisamente inequivocabili: dalla collana di volumi "La Storia di Gubbio" del dott. Pier Luigi Menichetti si scopre che nel novembre 1359 già esisteva la chiesa di Sant'Antonio abate nell'attuale piazzetta a lui dedicata (lo rivela un atto notarile, che riporto qui a destra). Chiesa poi sottoposta negli anni a interventi di restauro e ristrutturazioni (anche ridimensionamento, per ampliare la piazza), ma che per lungo tempo ha costituito con la piazzetta il cuore della vita cittadina - in particolare nel periodo della Signoria dei Montefeltro - molto più che la stessa Piazza Grande. Prova ne è che fino alla morte di Garibaldi il Corso di chiamava Stradone S.Antonio (come conferma la prima carta urbanistica della città, autore il Ghelli, a metà del '700).


Come conferma qualche anno prima anche un dipinto dell'Allegrini (XVI sec.) che in Cattedrale raffigura le esequie di San Giovanni da Lodi, con una processione che - dall'architettura è facilmente riconoscibile - si trova proprio in piazza Oderisi, già di Sant'Antonio abate.
Quanto ai documenti in merito alla "girata" del cero di Sant'Antonio, quello che rinvia alla data più remota è un articolo intitolato "I Ceri Eugubini" del 1909 che racconta come il cero di Sant'Antonio lasci gli altri due per compiere una birata in piazza Oderisi e fare omaggio al luogo dove si trova l'omonima chiesa. Da notare che la descrizione non evidenzia un elemento di novità in questo gesto (c'è dunque da presumere con sufficiente certezza che nel 1909 la birata non veniva compiuta per la prima volta).

Fin qui le ricostruzioni storiche, corredate di documenti (perchè, come dice saggiamente Cece, altrimenti non si parla di storia ma di qualcos'altro).
Poi ne è scaturito un interessante e variegato dibattito con posizioni diverse ma con un clima di grande rispetto e civiltà - qualità che val la pena sottolineare visto ciò che si sente raccontare in merito ad altre riunioni.

Le foto e i documenti riportati in questo post sono stati mostrati in occasione dell'assemblea di mercoledì scorso e tutti ne hanno potuto avere visione. Con l'occasione però, prima di dedicare qualche riga al dibattito, mi piace aggiungere un paio di elementi documentari e fotografici ulteriori, per confermare un concetto di fondo che è scaturito dalla riunione: il forte radicamento storico del culto di Sant'Antonio abate nella nostra comunità.

Il primo elemento è proprio un particolare della prima carta catastale della città di Gubbio del geometra bolognese Giuseppe Maria Ghelli, risalente al 1768, nella quale è evidenziato come il corso si chiamasse Stradone di S.Antonio in considerazione della piazza omonima che lo divideva in due (vedi particolare a fianco).
Il secondo elemento, fotografico, rivela come la Famiglia dei Santantoniari, anche recentemente, abbia voluto comunque sottolineare la valenza storica, e direi anche affettiva, nei confronti di un sito che seppur oggi non presenti più il luogo di culto, rappresenta un riferimento indiscutibile per la presenza del culto di S.Antonio abate in città: nel 2000 infatti fu apposta - su iniziativa del ceraiolo santantoniaro Enzo Menichelli (che ha gentilmente messo a disposizione le foto a fianco e in basso) - una targa sul campanile di quella che fu la chiesa di S.Antonio abate: solo qualche anno dopo, nel 2007, il Comune di Gubbio ha rinominato, opportunamente, la piazza come piazzetta di S.Antonio, pur mantenendo la denominazione di piazza Oderisi.

Venendo al dibattito, sinteticamente, sono intervenuti diversi ceraioli, di ogni età, a conferma dell'importanza del tema trattato e di come fosse sentito, a prescindere dalle opinioni. A cominciare dal prof. Adolfo Barbi che ha ricordato come nel libro autobiografico "Capodieci Vent'anni", 'l sor "Nino" Farneti, storico capodieci e "anima" del cero di Sant'Antonio, avesse ricordato che suo nonno Ezechiele gli parlava della birata (parliamo dei primi decenni dell'800 dunque). Accorata, appassionata e debbo dire, sicuramente toccante anche la testimonianza di Marco Martinelli, uno dei "ribelli" (detto goliardicamente) che nel 1982 e 1983 con il cero mezzano decisero di non compiere la birata ma proseguire dietro a San Giorgio: "Ancora oggi resto convinto di come in quel gesto ci sia la voglia di diversi santantoniari di dare alla corsa una sua più alta dignità" ha detto, pur ricordando che la forma non era stata delle più azzeccate (suscitando allora grandi polemiche e reazioni anche scomposte dai ceraioli più anziani, tranne forse Ermete Bedini). Ulteriori contributi sono stati quelli di Marcello Cecilioni (che invece si è detto sempre più convinto della necessità di conservare la girata per il suo valore storico, per non trasformare il 15 maggio solo in una corsa), Gianluigi e Michele Caldarelli, Marco Caioli.
Sono intervenuto anch'io, evidenziando - a mio modo di vedere - che la girata appartiene ad una storia che i Santantoniari non possono e non debbono trascurare: primo perchè il culto del santo si dimostra fortemente radicato (la chiesa è praticamente contemporanea alla costruzione del Palazzo dei Consoli), la stessa girata è certamente più antica di altri momenti essenziali del 15 maggio (come minimo ha 30 anni più dell'alzata in Piazza Grande, che risale al 1938). E soprattutto, sul piano squisitamente ceraiolo, è un tributo che i ceraioli dedicano al proprio santo nel cuore della corsa: un gesto che è tipicamente santantoniaro, ovvero di quel ceraiolo che sa apprezzare, godere e onorare la Festa come e più ancora della stessa corsa (che pure non si trascura, vedi anche come è andata nel 2010...).
E' un messaggio importante quello insito in questa girata (a differenza di quella del mattino, la quarta, che non ha retroterra storico e potrebbe pure essere abolita): l'omaggio e la devozione vengono prima del momento "agonistico". E soprattutto sono onorate senza imporre alcun comportamento conseguente agli altri.
Tanto per capirci, non si lascia nessuno ad aspettare, non si considera nessuno ceraiolo di "serie B."

Nelle mie parole ho voluto soltanto ricordare che l'orgoglio e l'identità santantoniara, il senso di appartenenza ad un Cero che per sua natura (posizione nella corsa, storia, e perfino spirito di interpretazione della Festa) ha una assoluta peculiarità: che non pretende di essere considerata superiorità, ma certamente diversità (come dimostra anche la foggia originaria dei Ceri, non a caso ognuno diverso dall'altro).
Di questo dna i Santantoniari non debbono dimenticarsi: perché è un patrimonio morale - il saper vivere la Festa come sappiamo fare noi - che va trasmesso, questo sì, a chi ci seguirà. Molto più che un posto a punta o anche, arrivo a dire, uno scavijamento congiunto.
"Essere santantoniari è un modus vivendi" diceva l'avvocato Gini. Non c'è bisogno di essere latinisti per capire cosa significhi...