Il mio puzzle, i miei pezzi.Di ieri e l'altro ieri.

mercoledì 13 aprile 2011

La proposta del "Picchio": mentre tutto tace, il blog continua a far riflettere...

Tutto tace intorno alla proposta-richiesta avanzata da gennaio da Francesco Pascolini - e avallata da quasi 800 firme di ceraioli - in merito ad un'assemblea aperta sulla questione relativa allo "scavijamento" dei Ceri nel chiostro della Basilica, a conclusione della corsa del 15  maggio.
Le (cosiddette) istituzioni ceraiole, dopo un primo incontro, hanno tacitamente lasciato cadere la cosa: con diplomazia, e forse un pizzico di "mestiere", delegando le singole compagini ceraiole a parlarne nelle proprie sedi (ben sapendo che di questi tempi, le uniche riunioni possibili sono dedicate alle "mute"). Dunque silenzio, aspettando che succeda qualcosa, o meglio sperando che non succeda nulla. In fondo Pascolini non aveva chiesto che una presa di posizione, anche negativa, purché tutto non finisse nel dimenticatoio.
Auspicio rimasto al momento vano.

Ma almeno su questo blog il silenzio non permane. E non tanto per il sottoscritto - che la sua opinione e le sue motivazioni le ha già esternate (e in parte ribadite anche pubblicamente in una recente assemblea di santantoniari a Palazzo Pretorio) - quanto per un'amica vera (oltre che di facebook e di blog) quale Magda Migliarini, santubaldara doc, nipote e figlia d'arte - sul piano ceraiolo - che ha voluto lasciare la propria testimonianza e opinione. Credo meriti di essere letta (da cima a fondo).
Per il momento, grazie Magda.


"Carissimo Direttore, è da un pò che volevo scriverti sull’ argomento “porta” sollevato dal Picchio, e con l’articolo sul tuo blog e le varie discussioni che ci sono in giro, colgo l'occasione al volo.

Vorrei raccontarti le mie impressioni nel momento che lessi le tue prime riflessioni sulla proposta: STIZZA!!


Anzi, ero quasi arrabbiata, perchè un sangiorgiaro, e che sangiorgiaro!!! mi veniva a fare la morale!!! Poi, riflettendo e ragionando, mi sono detta che tutto ciò non è altro che quello che io sostengo da anni......


Il Picchio queste cose le sa, perchè l'ho chiamato subito per firmare il suo appello, ma ahimè alle donne non è stato permesso, ed anche lì…….ho tuonato, ma poi, come lui mi ha spiegato, non si poteva rischiare che l’appello fosse ignorato dai più perché se anche noi avessimo firmato sarebbe stato considerato “roba da donne” dalla ignorante mente maschilista!!!


Dopo aver assistito negli ultimi anni a scene vergognose dopo la chiusura del portone tanto che un anno, per i Ceri Mezzani, i miei due bambini si spaventarono al punto di chiedermi di portarli via, sono sempre più convinta che questo portone vada riaperto per fare entrare gli altri due Ceri, perché è necessario capire che i tempi sono cambiati e se una volta sant’Ubaldo veniva scavjato e riposto senza aspettare gli altri, era soltanto perché aveva sempre tanto vantaggio (mi dispiace per San Giorgio ma è la verità!!) ed in più quella frenesia che il capodieci ora deve scavjare, le urla e le lacrime in giro per il chiostro non c’erano.


C’era più discrezione, meno esaltazione, più considerazione dei ceraioli piuttosto che di singole figure, perché non necessariamente il capodieci di brocca arrivava in cima, perché magari la sua muta era più in basso, e quindi il compito di scavjare andava ad un altro, senza protagonismi e discussioni.


E non ti parlo di due secoli fa, ma degli anni sessanta-settanta del Novecento.
Oggi però i tempi sono cambiati, ora i Ceri arrivano quasi sempre insieme, quasi!!, e dobbiamo capire che con la porta chiusa finisce la corsa che è iniziata alle sei, se si può dire “senza esclusione di colpi” , cioè ognuno con la voglia di correre e far bene, ma poi deve necessariamente ricominciare la festa, l’omaggio al Santo Patrono Ubaldo.


Ho pensato a te ed all’appello del Picchio la sera del convegno in cui si parlava di “Gratuità e Universalità della Festa dei Ceri”, con Don Angelo Fanucci ed Ettore Sannipoli, specie quando Ettore ha riportato le parole di un suo vecchio articolo uscito su una rivista locale qualche anno fa in collaborazione con Cesare Coppari, parole che mi hanno colpito in modo particolare perché mi hanno fatto vedere con altri occhi i Ceri.


Il giorno dopo gli ho telefonato anche per complimentarmi per il suo prezioso intervento e gentilmente Ettore, da grande amante di Gubbio che è, mi ha fatto dono per e-mail dell’articolo citato di cui riporto i passi che più mi hanno colpito.
Parlando della forma dei Ceri, Ettore parla di “un misto fra gotico e barocco” attribuendo il “barocchismo” dei Ceri, a cominciare dalla monumentalità, al rifacimento secentesco della loro forma originaria. Prosegue poi affermando che, “nonostante le differenze, i ceri presentano una forma simile, caratterizzata da due corpi ottagonali sovrapposti (i cosiddetti ‘buzzi’), legati tra loro e completati dalle caratteristiche cuspidi piramidali tronche, capaci di slanciarne la già chiara verticalità. Ma l’aspetto formale più interessante è quello della simmetria centrale del Cero, il quale, nella sua forma più pura, è perfettamente identico a sé nelle varie direzioni dello spazio.”
E questo “ darsi … nelle varie direzioni dello spazio”, ne virtualizza la possibile identificazione con l’idea stessa della centralità in esso….Definendo spazi assolutamente ‘altri’ che percorrono il mondo, i Ceri fissano i confini entro i quali la collettività realizza la propria unità.


Ma la forma classica dei Ceri di San Giorgio e di Sant’Antonio, sforzandosi di isolare, separare, strutturare, si oppone a quella barocca del Cero di Sant’Ubaldo, che tende invece a raggruppare, ad intrecciare, a negare le discontinuità.”
I Ceri “possiedono un’identità visiva capace di definire quella di un’intera cultura. Essere investiti quindi da certe qualità estetiche e sensoriali li rende anche possessori di un “ruolo di “soggetto”: la loro verticalità apre alla valorizzazione mitica del Cero, ovvero al fatto che, nella sua costitutiva vicinanza con il corpo dei ceraioli, sui quali grava tramite la barella, e con il Santo, che lo incorona, il Cero è il mediatore e il garante di una vicinanza più importanti: quella dell’uomo con Dio.


Stupendo: il mio Cero di Sant’Ubaldo che deve quindi “raggruppare, intrecciare, negare la discontinuità” perché più degli altri mediatore e garante della vicinanza con DIO!!!!


Continua Ettore: “Ceri delle corporazioni, San Giorgio e Sant’Antonio articolano la collettività partitiva del gruppo. Cero di tutti gli eugubini prima ancora che delle arti, Sant’Ubaldo è l’”eroe” mediatore per eccellenza, chiamato a regolare meticolosamente la collettività integrale dell’intero corpo sociale.
Entro la forma molteplice ed unitaria del Cero del Patrono viene dunque a comporsi l’intera collettività.
Al centro di essa, come mitica conciliazione tra gli opposti, sta Ubaldo, sostegno di ogni cuore, imparziale distributore di sguardi amorosi, punto d’incontro tra umano e divino, sacro e profano, vita e morte, natura e cultura, tra Gubbio alta e nobile e Gubbio bassa e povera “.


Ed è proprio questo “essere diverso” che mi ha aperto gli occhi, un nuovo modo di vedere che fin ora non avevo preso in considerazione, il mio Cero di Sant’Ubaldo esempio di mediazione e di conciliazione, i suoi Ceraioli, oggi più che mai, depositari di una nuova consapevolezza: fare il primo passo, essere Esempio, aprire la strada al dialogo, non è sintomo di debolezza ma di fortezza interiore perché coscienti di appartenere ad un Qualcosa di ancora più grande che ci rende sereni e ci fa cantare insieme:

Rallegrati Gerusalemme, accogli i tuoi figli nelle tue mura.
Esulta perché stiamo andando alla Casa del Signore, i nostri piedi stanno alle Sue porte. La città è stata riedificata, ricostruita compatta, là sono salite le tribù del Signore, per lodare il Suo nome, per chiedere pace, perché sia sicuro chi ci ama, sia pace nelle mura delle nostre famiglie, per amore dei fratelli e dei vicini, per cercare il nostro bene.
Perché sia Lode al Padre, al Figlio, allo Spirito Santo: a chi era, è, e sarà nei secoli”.

Magda Migliarini

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