Il mio puzzle, i miei pezzi.Di ieri e l'altro ieri.

venerdì 15 aprile 2011

E alla vigilia della B... se ne è andato un tifoso speciale: Peppe "'l Capelaro"

Il primo pensiero stavolta va a lui. Giuseppe Cerri, per tutti il "Capelaro", una bontà d'uomo come ormai è rarissimo trovare.
Un tifoso appassionato e viscerale, che non ho mai sentito urlare, ma che - quasi in punta di piedi - dimostrava di avere dentro tanta di quella fede rossoblù da convertirci un intero continente.
Non ha fatto in tempo a rivedere la serie B... Se ne è andato in silenzio, con quella signorilità che lo ha sempre contraddistinto.
L'aveva vista, la B, quella del '47, raccontandoci che tornando dallo spareggio di Pesaro contro il Baracca Lugo, la madre non l'aveva riconosciuto: dalla polvere che ne copriva il volto completamente offuscato per il viaggio impervio, a bordo di un camion, nell'allora strada "imbrecciata" che univa l'Umbria alle Marche.
E lo ricordo seduto in prima fila nel primo dei tredici pullman che da Gubbio erano giunti a Castelfiorentino nell'ultima giornata di campionato nel 1987, la gara che proiettò i rossoblù di Landi allo spareggio del "Curi". E come non rammentare mentre sbucava dalla sua bottega in mezzo al corso durante la sfilata ceraiola per salutare i capodieci che passavano di fronte e quasi in omaggio alla "storia" di quella cappelleria (e del personaggio che l'animava), si fermavano per un saluto con la brocca.

Peppe "Capelaro" premiato al Teatro Romano - foto M. Signoretti
 Infine, due anni fa, al Teatro Romano: gli avevamo tenuta nascosta la sorpresa, poi alla fine della presentazione del Gubbio - con la regia dell'amico Paolo Tosti - avevamo deciso di premiarlo tifoso tra i tifosi: maglia del Centenario numero 12, ovvero dodicesimo uomo in campo. Aveva le lacrime agli occhi, mi si appoggiò con il suo braccio sussurrandomi: "Tiemme Giacomo, che io non sto in piedi. Sono troppo emozionato...".
Ogni Natale una camicia o un cappello da Peppe erano d'obbligo: praticamente come fare il presepio. Ed era la scusa per intrattenersi a parlare del Gubbio, del suo Gubbio.
Con Peppe se ne va un pezzo della nostra "meglio gioventù", un tassello di quella Gubbio da non dimenticare (perché ormai di tasselli così ce ne sono sempre di meno, nel puzzle indecifrabile di una città che fatica a riconoscersi in se stessa): l'educazione, la discrezione, il sorriso, la cortesia, ma su tutto, l'eugubinità d'altri tempi - conservata gelosamente anche negli anni che lo avevano portato niente meno che a due passi dal Vaticano, per scelte di vita e di lavoro - lo vedevano supremo interprete.
Un tifoso doc, un eugubino doc. Di quelli di una volta, che il cappello - e l'eleganza - l'avevano addosso, quasi fossero stampati. Come mio nonno Pompeo Pierucci, come Michele Bellini, come Primo Migliarini - i primi che mi vengono in mente, pensando alla loro spassionata fede rossoblù, e al loro legame intimo con la città e le sue massime tradizioni. E a quanto avrebbero gioito di una stagione come questa...

Mi fermavo spesso davanti alla Cappelleria Bocci, una sorta di monumento laico di un centro pulsante che ha visto mutare, quasi darwinianamente, gran parte dei propri "templi". Ma quella bottega no. Quella c'è ancora, anche se un po' triste da qualche anno a questa parte (da quanto non c'era più la sua signora...).

A Peppe, amico fraterno di mio padre, una sorta di "zio prediletto" per me, voglio dedicare queste righe: in attesa di potergli dedicare, tra qualche giorno, quel sogno che aveva assaporato 64 anni fa, e che anche lui ha vissuto da spettatore, fino a ieri, continuando a venire allo stadio o quando gli acciacchi non lo permettevano, seguendo puntualmente i rossoblù in radio e televisione.
E chissà, da lassù, tra poco, comincerà anche Peppe a festeggiare... insieme a noi tutti.

Un abbraccio Peppe.

2 commenti:

  1. Hai scritto delle bellissime parole, Giacomo... Mi mancherà tantissimo Peppe, la sua bontà, la sua gentilezza, doti sempre più rare... Grande amico di mio padre, ogni volta che mi incontrava mi chiedeva sempre delle sue condizioni di salute e si raccomandava di salutarglielo... Ricordo il suo viso, quando andai a comprare un regalo nel suo negozio la vigilia di Natale, ormai papà non c'era più... Lui non mi fece gli auguri, mi strinse la mano e mi guardò con uno sguardo che vale più di mille parole e che ancora mi dà conforto.

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  2. Abbiamo perso un altro pezzetto di storia, il nostro corso negli ultimo tempi si sta svuotando dei suoi figli migliori.Personalmente ho perso il mio vicino discreto ed elegante.Un uomo di altri tempi....mi mancherà sentire il suo passo sulle scale e la radio accesa la domenica mattina.Arrivederci Peppe e non chieda più scusa, sono io a dire Grazie.

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