Il mio puzzle, i miei pezzi.Di ieri e l'altro ieri.

venerdì 12 aprile 2013

Il biennio d'oro rossoblù è anche nel segno di Domenico Sfrappa



Il biennio d’oro. 
Lo hanno ribattezzato così, il periodo di successi 2009-2011, culminato con la storica promozione del Gubbio in serie B. Ma a onor del vero di bienni d’oro, di promozioni in fila, i rossoblù ne hanno vissute altre e neanche troppo remote.
La più entusiasmante e meno lontana, ci riporta a metà degli anni Novanta: il Gubbio precipita in Eccellenza regionale. C’è da ricostruire tutto, società, squadra e soprattutto il morale dei tifosi, costretti a fare collette per pagare i giocatori rossoblù. Nell’estate 96 si trova un accordo, per la prima volta i due sponsor cementieri collaborano – grazie alla mediazione dell’allora assessore Biancarelli - nasce una nuova cordata capitanata da Guerriero Tasso, che affida la ricostruzione della squadra ad un giovane direttore sportivo perugino, Domenico Sfrappa, artefice con Serse Cosmi del miracolo Pontevecchio. E Sfrappa, arrivato in silenzio ma con una gran voglia di fare, mantiene le promesse: allestisce con Mario Vivani al timone una formazione solida e concreta, esperta quanto basta ma al tempo stesso di qualità per quel campionato di Eccellenza nel quale il Gubbio si ritrova un po’ come la Juve in B, atteso a Pozzo come a Cesi o a Cannara da avversari in cerca della vittoria della vita.

Ma il gruppo rossoblù, costruito su capitan Giacometti, sui rientranti Mattioli e Flavoni, sull’esperienza di giocatori navigati come Bignone e Genghini, della verve realizzativa di Cau, non tradisce le attese, vince con anticipo il campionato e c’è anche la ciliegina sulla torta della Coppa Italia dilettanti conquistata a Foligno contro il Cesi dopo i supplementari. 
Ma se il primo anno sembrava scontato che il Gubbio vincesse, il capolavoro di Sfrappa arriva nel secondo anno, quando da matricola in serie D, con il nuovo tecnico Leo Acori, i rossoblù dominano il campionato duettando fino a marzo con la Narnese di Tobia: l’ossatura di una squadra già forte e’ arricchita dal talento di Parisi e dalla sostanza di Martinetti, con i fiori all’occhiello di Caracciolo a centrocampo e Pino Lorenzo in attacco. 

E’ il 22 marzo 1998 quando il Gubbio, prima formazione in Italia, festeggia un po’ come il Bayern in questi giorni, il suo scudetto: batte la Colligiana con una doppietta di Pino Lorenzo e riconquista, con 8 turni di anticipo, la C2 a distanza di 6 anni.
Quello stesso gruppo, quell’ossatura, quella dorsale costruita da Sfrappa, l’anno dopo, sempre con Acori, arriverà a sfiorare i play off, sfuggiti solo all’ultima giornata contro la Viterbese di Baiocco e Liverani e di un patron Gaucci poco incline a regalare qualcosa ai rossoblù.


Sfrappa resterà a Gubbio fino alla stagione 2000/2001, con le gestioni tecniche di Donati e Dal Fiume e una squadra che proprio negli anni in cui le aspettative crescevano finì per andare un po’ al di sotto delle stesse. Qualche inciampo che non appannò anche a distanza di anni il lavoro di Domenico Sfrappa, un perugino a Gubbio, un manager che poi anche a distanza di anni, continua ad essere ricordato. 
Come uno dei protagonisti di quel biennio, che portò il Gubbio dalle polveri di Campitello all’altare dei professionisti.


Rubrica "Il Rosso e il Blu" - da "Fuorigioco" del 8.4.13

Nessun commento:

Posta un commento