Il biennio d’oro.
Lo hanno ribattezzato così, il periodo di successi 2009-2011,
culminato con la storica promozione del Gubbio in serie B. Ma a onor del vero
di bienni d’oro, di promozioni in fila, i rossoblù ne hanno vissute altre e
neanche troppo remote.
La
più entusiasmante e meno lontana, ci riporta a metà degli anni Novanta: il
Gubbio precipita in Eccellenza regionale. C’è da ricostruire tutto, società,
squadra e soprattutto il morale dei tifosi, costretti a fare collette per
pagare i giocatori rossoblù. Nell’estate 96 si trova un accordo, per la prima
volta i due sponsor cementieri collaborano – grazie alla mediazione dell’allora
assessore Biancarelli - nasce una nuova cordata capitanata da Guerriero Tasso,
che affida la ricostruzione della squadra ad un giovane direttore sportivo
perugino, Domenico Sfrappa, artefice con Serse Cosmi del miracolo Pontevecchio.
E Sfrappa, arrivato in silenzio ma con una gran voglia di fare, mantiene le
promesse: allestisce con Mario Vivani al timone una formazione solida e
concreta, esperta quanto basta ma al tempo stesso di qualità per quel
campionato di Eccellenza nel quale il Gubbio si ritrova un po’ come la Juve in
B, atteso a Pozzo come a Cesi o a Cannara da avversari in cerca della vittoria
della vita.
Ma
il gruppo rossoblù, costruito su capitan Giacometti, sui rientranti Mattioli e
Flavoni, sull’esperienza di giocatori navigati come Bignone e Genghini, della
verve realizzativa di Cau, non tradisce le attese, vince con anticipo il
campionato e c’è anche la ciliegina sulla torta della Coppa Italia dilettanti
conquistata a Foligno contro il Cesi dopo i supplementari.
Ma se il primo anno
sembrava scontato che il Gubbio vincesse, il capolavoro di Sfrappa arriva nel
secondo anno, quando da matricola in serie D, con il nuovo tecnico Leo Acori, i
rossoblù dominano il campionato duettando fino a marzo con la Narnese di Tobia:
l’ossatura di una squadra già forte e’ arricchita dal talento di Parisi e dalla
sostanza di Martinetti, con i fiori all’occhiello di Caracciolo a centrocampo e
Pino Lorenzo in attacco.
E’ il 22 marzo 1998 quando il Gubbio, prima formazione
in Italia, festeggia un po’ come il Bayern in questi giorni, il suo scudetto:
batte la Colligiana con una doppietta di Pino Lorenzo e riconquista, con 8
turni di anticipo, la C2 a distanza di 6 anni.
Quello
stesso gruppo, quell’ossatura, quella dorsale costruita da Sfrappa, l’anno
dopo, sempre con Acori, arriverà a sfiorare i play off, sfuggiti solo all’ultima
giornata contro la Viterbese di Baiocco e Liverani e di un patron Gaucci poco
incline a regalare qualcosa ai rossoblù.
Sfrappa
resterà a Gubbio fino alla stagione 2000/2001, con le gestioni tecniche di Donati
e Dal Fiume e una squadra che proprio negli anni in cui le aspettative
crescevano finì per andare un po’ al di sotto delle stesse. Qualche inciampo
che non appannò anche a distanza di anni il lavoro di Domenico Sfrappa, un
perugino a Gubbio, un manager che poi anche a distanza di anni, continua ad
essere ricordato.
Come uno dei protagonisti di quel biennio, che portò il
Gubbio dalle polveri di Campitello all’altare dei professionisti.
Rubrica "Il Rosso e il Blu" - da "Fuorigioco" del 8.4.13
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