Il mio puzzle, i miei pezzi.Di ieri e l'altro ieri.

martedì 2 aprile 2013

Gubbio-Fonte Avellana: una giornata da... ripercorrere

Lungo il sentiero ai piedi del Catria, poco prima
di scendere a Isola Fossara
Ne avevo sentito parlare. Non ricordo chi, ma qualcuno mi aveva raccontato di questa giornata. Spossante, interminabile ma gioiosamente intensa.
E allora ho voluto provare. L'ho fatta anch'io.

La camminata di Pasquetta, Gubbio-Fonte Avellana. Un percorso non da poco, 30 km a piedi, attraverso i primi crinali appenninici che dividono il fronte umbro di nord-est con le Marche. Ripercorrendo le orme di S.Ubaldo - che da Gubbio a Fonte Avellana si diresse in un momento cruciale della propria esistenza. Insieme ad una compagnia folta, inizialmente quasi riservata ma chilometro dopo chilometro sempre più affiatata.
E così ci siamo ritrovati una quarantina (poi diventati quasi una cinquantina cammin facendo) intorno alle 7, dalla chiesa della Vittorina.
Che già di sè ispira, in fatto di passeggiate a lunga gittata.

Il raduno alla Vittorina
Una rigida mattina, "diversamente primaverile", ci faceva da sfondo con la sorpresa di un cielo quasi sereno, dopo le piogge poco rassicuranti della giornata pasquale (e le previsioni funeste). Lo zaino in effetti era più una sommatoria di indumenti da "leggere attentamente le avvertenze" che non un effettivo bagaglio. Immancabile kee-way, ricambi essenziali (maglia salute e calzini di cotone, i più adatti ad evitare vesciche e arti congeneri), tre barrette energetiche più un frugale quanto sostanzioso panino e la borraccia d'acqua, unico reperto reduce dalla "quattro-giorni bianca" in Val Pusteria.
L'abbigliamento altrettanto essenziale, con una maglia di cotone pesante a manica lunga sopra un'insostituibile polo-salute, il tutto sovrapposto da una ulteriore manica lunga in pail (che come dico sempre, almeno finchè non sudi, fa morale e classifica).

"Se diluvia non vado" mi ero detto la sera prima, quasi per tranquillizzarmi. Ma non ho neanche aperto la finestra per vedere le condizioni del tempo. Sono uscito e basta. Avevo voglia di farmi pungere, fin da primi passi scendendo da via Fabiani, da quell'aria frizzantina e avvolgente che sembrava quasi invitarti d un qualcosa di inedito. Un vernissage primaverile in mezzo all'Appennino. Di giri, di camminate forzate sopra le 5 ore, ne avevo già fatte (Gubbio-Assisi in due giorni, il tour del monte Cucco in 8 ore). Ma stavolta aveva tutta l'aria di offrire un sapore diverso.

Sulla scalea della Basilica di S.Ubaldo
Intanto la compagnia. Numerosa ed eterogenea: amicizie o semplici conoscenze (o nessuna delle due) che ti consentono di svariare anche gli argomenti in corso d'opera, senza doverti per forza fossilizzare con il fatidico trittico CCP comunque inevitabile (Ceri - visto il periodo e anche la presenza del capodieci di San Giorgio, Calcio - affiorato solo in rari momenti, i cosidetti "intervalla insaniae" di leopardiana memoria, Politica - emersa per altro solo dopo la quinta ora di cammino, per evidenti segnali di carenza energetica e primi sintomi di insofferenza).

Poi la destinazione. A Fonte Avellana, mi vergogno un po' ad ammetterlo, non andavo credo dai tempi dell'infanzia. E mi incuriosiva non solo ripercorrere le orme del Patrono - come saggiamente ha intitolato l'iniziativa il suo promotore originario, Marino Rossi - ma anche arrivare all'eremo di cui avevo potuto saggiare di recente le immagini e soprattutto l'infinita profondità di pensiero dei suoi priori (Barban in testa).

Infine il paesaggio: che è poi il leit motiv che ti accompagna per le 7 ore di cammino. Mi chiedevo come saremmo potuti arrivare a destinazione, quali sentieri avremmo percorso, che remote stradine avremmo potuto imboccare. Temevo di dover coprire gran parte del tragitto lungo l'asfalto: che per la verità ci è toccato ma solo marginalmente, per un paio di chilometri prima e dopo Scheggia e per qualche altro centinaio di metri dopo Isola Fossara. Il resto nei boschi, nei viottoli pre-appenninici di Villamagna, con un po' di fango addosso, qualche scarpata un po' aspra, ma un sole timido a fare capolino ogni tanto, quasi per rassicurarci che la temuta pioggia non sarebbe arrivata. E una miriade di aneddoti, catturati qua e là dai compagni di ventura, a fare da cornice.

Tra le vedute più suggestive, poi, accanto a quella della catena appenninica che si scopre di fronte a Scheggia, agli scorci che offre il sentiero ai piedi del Catria per giungere a Isola Fossara (che vista dall'alto appare ancora più minuta di quanto già non sia), su tutti ne ho immortalato uno: l'affiorare dell'eremo una volta coperta una lunga e faticosa salita in mezzo ad un bosco un po' impervio, un po' accidentato, un po' spettrale - per la pesantezza delle gambe dopo le 6 ore precedenti e per il fatto di non prendere contatto visivo con la meta.
Poi una volta scoperta, rivelatasi, apparsa quasi magicamente, Fonte Avellana, l'ultima ora mi è parsa davvero... in discesa. Una discesa molto simile a quella che si gode di fronte ad un altro eremo (quello di monte Cucco detto anche S.Girolamo), e ugualmente appagante.

Ma la vera sorpresa, dopo 7 ore e mezza di cammino, è arrivata dopo. E forse non casuale.
Rifocillatisi con un bella grigliata di carne (anche questa grazie alla regia dei fratelli Rossi, coadiuvati nell'occasione anche dal sopraggiunto "babbo del capodieci") nell'accogliente foresteria di Fonte Avellana (praticamente colonizzata dal gruppo eugubino), mi aspettavo di crollare dalla stanchezza.
Ed invece no. Mi è sembrato quasi che una carica di energia fosse sopraggiunta al termine di questa fatica. Una sorta di "premio finale" per l'avventura vissuta.
Un bagno caldo e, tempo un'ora, mi sentivo talmente rilassato e rigenerato dalle immagini, dalla naturalezza di questa esperienza, dal gusto di condividerla con tante persone, che ho avuto come la sensazione che in realtà la fatica fosse scomparsa: o che forse sia un sottile e illeggibile meccanismo mentale, il più delle volte agitato e messo in moto dalla noia. O peggio ancora dalla routine quotidiana. Quella sì, più spossante di un dirupo.

La chiave per superarla sta proprio nel riuscire a ritagliarsi una nuova esperienza.
Inaspettata. Che ti permette di godere del bello che ci circonda - e di cui apprezziamo sempre e comunque una minima parte. Ti fa sentire, perchè no, fortunato. Di una giornata così. Unica e certamente da ripetere. Anzi, da ripercorrere...

1 commento:

  1. Da facebook -

    Marco Pascolini - bravo!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

    Ettore Berettoni - Hai qualche peccato da scontare?...a parte le battute...penso che sia stato bellissimo..

    Fabrice Nicchi - st'anno ....... ce pi tutti i stradoni ......vecchio prepara le mute ...... che arivamo

    Sara Rinaldini - Bellissima giornata!!!!

    Ubaldo Frondizi - Bravo Direttore, se facessero tutti i Santantoniari come te, forse non arrivate con Sant'Ubaldo dei ceri mezzani, forse!!!!!!

    Mario Morelli - complimenti

    Paolo Becchetti - Sicuramente bello! ....anche se per i miei personalissimi gusti...troppa gente! ahahah ma per me gia' in 4 si rientra nella categoria " folla"!

    Barbara Rocca - una camminata troppo bella! Se fossi stata più vicino sarei venuta anche io!

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