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sabato 30 novembre 2013

Come sarà (o non dovrà essere) l'Umbria nel 2020?

L'Umbria del 2020 non somiglierà all'Umbria dell'ultimo ventennio. O forse, sarebbe meglio dire che non dovrà somigliarle.
Ripensare a quello che è stato, e soprattutto non è stato, il percorso di crescita e sviluppo della nostra regione dal '93 ad oggi, significa rispolverare la messe di aspettative, orizzonti e anche promesse che nel giro di quattro lustri si sono consumate. E hanno visto impoverirsi il tessuto socio-imprenditoriale umbro.
Nella regione a più alto tasso di dipendenza del mondo impresa e dell'occupazione dal sistema pubblico, il privato - se si eccettuano le "solite" eccellenze la cui enumerazione si e' per altro gradualmente ridotta - non e' riuscito o non ha avuto le condizioni per costruire o anche solo salvaguardare quei distretti produttivi che ancora negli anni Novanta erano fiore all'occhiello.
L'Umbria ha quasi ignorato il proprio "petrolio" - fatto di artigianato, tradizioni, potenzialità turistiche, patrimoni naturali e qualità della vita - nascondendosi dietro la carenza infrastrutturale: un alibi per le minoranze politiche, un oggettivo handicap per le aziende, mai realmente abbattuto.

L'Umbria e' parsa quasi cullarsi nell'effetto post sisma che ha gonfiato il segmento costruzioni ma ha anche mascherato la deriva negativa che avrebbe travolto l'edilizia di lì a poco. E soprattutto non ha ancora trovato la chiave per fare di "innovazione e ricerca" un vero punto cardinale e non un semplice slogan elettorale (o un culto riservato ad un élite ristretta di imprese).


Non sappiamo come sarà l'Umbria nel 2020.
Qualunque cosa sia, l'auspicio e' che faccia tesoro delle "macerie" dell'ultimo ventennio.
GMA



Editoriale da "Annuario Economico dell'Umbria 2013"

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