Ma
qualcosa e' cambiato dopo le primarie dell'8 dicembre (il cui esito
per altro pareva scontato).
E
soprattutto qualcosa di importante e' cambiato nelle ultime 2
settimane se e' vero che a inizio febbraio Renzi rassicurava l'allora
premier di "stare sereno", espressione ormai già entrata
nel mito e che ricorda vagamente le rassicurazioni di chi riprende
sotto braccio prima della "pugnalata".
Le
idi di marzo non sono arrivate, ma la pugnalata politica si' ed ora il cerino
passa al sindaco di Firenze.
Ci
tocca per forza tifare per lui per due semplici motivi:
1)
non esistono al momento alternative credibili per Palazzo Chigi. Non
può esserlo il Cavaliere "appesantito" quanto basta da
burlesque, sentenze e altri giudizi in corso. Non può esserlo Grillo la cui
capacita' di assorbire le insofferenze di un popolo ormai stremato e'
inversamente proporzionale alla statura istituzionale e al rispetto
delle piu elementari regole del bon ton politico.
2)
andare al voto e' come salire sulle montagne russe sapendo che le
cinture di sicurezza sono manomesse, la rampa in salita e' in
condizioni precarie e da un minuto all'altro e' attesa una scossa
tellurica del sesto grado della Richter. Senza Porcellum, cancellato
dopo anni dalla Corte Costituzionale, mancherebbe anche la bussola
scassata di una legge che non decreta vincitori ma solo perdenti (gli
elettori).
A Renzi, in questo momento, non sembra esserci alternativa. Il che non significa che questa sia automaticamente una buona notizia. E che il sindaco fiorentino - distintosi finora soprattutto per la grande capacità di "comunicare" (in questo, sì, molto berlusconiano a differenza del tradizionale impaccio Pd) - riuscirà a risolvere i problemi piu gravi di questo nostro scalcinato Paese.
Fisco, legge elettorale, costo del lavoro, occupazione. L'agenzia potrebbe proseguire all'infinito, il problema e' sulla colonna dei "tempi". In quanto tempo saranno varate queste riforme?
L'Italia non può piu aspettare e forse e' proprio il ritmo, vicino allo stallo, cui era ormai costretto Enrico Letta (il cui stile e la cui stessa uscita di scena dignitosa restano esemplari nel chiacchiericcio e nel clima di schiamazzi cui ormai ci ha abituati la politica nostrana), e' stato il fattore determinante alla sua sostituzione. Che somiglia piu ad un esonero di stile calcistico con tanto di "ringraziamenti dalla società (Pd) per il lavoro svolto e auguri per il prosieguo di carriera".
Renzi
rischia. Ma forse neanche lui aveva molte alternative. Da segretario
Pd avrebbe dovuto rispondere di eventuali fallimenti altrui,
pagandone dazio elettorale alla prima occasione (Europee a maggio).
Ha preferito mettersi maglietta e calzoncini e scendere in campo direttamente. Sapendo che la partita sarà difficilissima. Il coraggio, non a caso, e' una delle parole evocate proprio nel suo discorso programmatico al "Nazareno".
Di certo con Matteo Renzi la politica italiana compie un salto generazionale, già abbozzato con Letta, che non ha precedenti nella storia repubblicana. Quando Berlusconi - quasi 60enne - scendeva in campo nel 1994, l'attuale sindaco di Firenze era un semplice concorrente, poco più che maggiorenne, alla "Ruota della Fortuna" di Mike Bongiorno.
Ci vorrà coraggio, dunque. E anche il senso del rischio. Quello che anima il giocatore di baccarà: che ha contato le carte, che ha valutato le probabilità.
Dal burleqsue, di Berlusconi, al burraco, silenzioso e quieto di Letta, ora passiamo al baccarà: a noi non resta che guardare il croupier servire in tavola.
E puntare, senza farsi troppo sul giocatore Renzi... E sperare nell'8 o nel 9. Con la figura accanto.
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