I tifosi rossoblù agli spareggi di Senigallia - maggio 1986 |
Se c'è una persona che, prima da giocatore, poi da allenatore, può incarnare lo spirito di quella passione, di attaccamento, di rispetto, prima ancora che di professionalità indiscussa, questi è Massimo Roscini. Perugino doc ma dal cuore rossoblù come pochi altri. Tanto da dichiarare, spontaneamente e con un filo di commozione, dal palco della presentazione del Gubbio nell'estate 2009 – vi auguro di giocare il derby con il Perugia.
Mai
e poi mai, forse, Roscini avrebbe immaginato di tornare a sedere
sulla panchina rossoblù, anche se da secondo. Perchè poi quando sei
lì primo o secondo cambia poco: le maglie sono quelle di un tempo, i
colori e la voglia di onorare al meglio quell'impegno resta quello
autentico. Ma più che un rapporto sportivo o professionale, quella
tra Roscini e il Gubbio è una storia d'amore. Fatta di più tappe,
di momenti alterni, di intensità straordinaria, di scoperte e
riscoperte inattese. E di un ritorno di fiamma che ancora attende di
riservare l'ennesima sorpresa.
La
prima tappa risale alla fine degli anni Settanta quando Roscini prima
da giocatore e poi nella doppia veste di allenatore-giocatore, guida
la squadra rossoblù in un momento difficile sul piano societario,
con la squadra appena retrocessa dalla serie D. Dura poco, il tempo
di una stagione, guidando i Francioni, Brugnoni, capitan Lauri, e un
gruppo di giovani del vivaio.
Il secondo capitolo è il più esaltante: a metà anni 80 il Gubbio di Peppino Vispi pensa in grande e dopo la stagione con Piero Fiorindi, tradito dal tecnico toscano ammaliato dalle sirene tifernati, sceglie Chiodo Roscini per tentare la scalata alla C2. E' un campionato straordinario per valori tecnici e per passione e colore: partite con 4.000 o 5.000 spettatori non sono l'eccezione e viene costruita l'ossatura del Gubbio che solo negli anni successivi vincerà. Ma che in questa annata mette le basi: il Gubbio è guidato in regia da Di Renzo, la linea mediana con Miocchi e Magrini assicura solidità, in avanti Cipolletti è la spalla ideale di un Bobo Camborata devastante con i suoi 23 gol. Si arriva agli spareggi di Senigallia contro la Vis Pesaro di Sandreani padre e bomber Cangini e contro il Riccione di Zaccheroni: tre regine tutte degne del salto di categoria, ma la spuntano i biancorossi di Walter Nicoletti. E non basta l'esodo oceanico di 2.000 tifosi rossoblù in riva all'Adriatico.
Terzo
capitolo per Roscini 7 anni dopo: il Gubbio è tornato in serie D ma
c'è un gruppo di giovani promettente. I ragazzi che con gli allievi
sono arrivati alle finali nazionali. Da capitan Nicchi a Borsellini,
Nardelli, Vagnarelli, Finetti fino ad un certo Davide Baiocco. Quella
squadra, con bomber Acampora davanti, sfiora l'impresa, arriva quarta
in un campionato con la Fermana protagonista, che perde a Gubbio 1-0,
gol di Cernicchi, altro perugino innamorato del rossoblù. L'anno
dopo Roscini lascia a metà stagione per non cedere al giochino della
sostituzione del portiere di riserva dopo 1', escamotage ipocrita per
scavalcare le prime assurde norme sui giovani. Un finale troppo mesto
per essere vero. Il destino forse aveva già deciso che non sarebbero
state quelle le ultime panchine di Chiodo con il rossoblù nel cuore.
Ci
ha pensato Roselli, uno dei suoi pupilli, a rinverdire i fasti. E
così a oltre 70 anni Roscini torna in panca. E il Gubbio degli alti
e bassi su una certezza potrà contare: passano gli anni ma Chiodo
darà sempre il 110%. E non è detto che alla fine, parafrasando
Mazzarri, il bello non debba ancora venire...
Da "Il Rosso e il Blu"
lunedì 24.2.14 - da "Fuorigioco"
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