Un dicembre con i fiocchi. Non quelli di neve – che pure hanno fatto capolino. Ma di festeggiamenti. Legati al passato ma significativi anche in chiave futura.
E’ singolare come nello spazio ridotto di pochi giorni, la comunità eugubina abbia ripercorso – con anniversari, ricorrenze e cerimonie – alcune tappe rilevanti del proprio cammino nel secolo scorso, segnate da realizzazioni a dir poco memorabili.
I 50 anni della Funivia "Colle Eletto" hanno preceduto di qualche ora l’accensione dell’Albero di Natale più grande del mondo al suo 30mo compleanno. Il tutto alla vigilia delle celebrazioni per le 100 ideali candeline del calcio eugubino.
Quale filo conduttore può unire questi eventi, tutto sommato disconnessi tra loro?
Più di uno, a ben pensare.
In primo luogo il legame della comunità con i propri simboli di riferimento: il Patrono, la Basilica di S.Ubaldo, la fede indiscussa degli eugubini per il proprio Vescovo e Protettore, sono i motivi che hanno ispirato dapprima un gruppo di intraprendenti e lungimiranti concittadini – capitanati da Zeno Cipiciani (nella foto qui a destra) e polarizzati intorno ad una fervida fucina di idee quale il “Maggio Eugubino” guidato da Mario Rosati – a realizzare un collegamento avveniristico e panoramico tra la città e il Colle Eletto.
Ma è anche lo stesso motivo per cui 20 anni dopo, un gruppo di eugubini altrettanto volenterosi, sagaci e infaticabili – ispirati da Enzo Grilli e Pietrangelo Farneti – escogitò dal nulla la realizzazione di una poderosa luminaria natalizia: con l’intento di portare lo sguardo e l’animo degli eugubini alla Basilica del Patrono anche in questo periodo.
In pochi anni la funivia come l’albero luminoso sono diventati “monumenti” dell’eugubinità – intesa come estro e capacità di tradurre in realtà anche i sogni più improbabili. Oltre a diventare vetrine di immagine in chiave turistica di sicuro effetto.
Quel legame con l’identità cittadina, in senso laico (e diremmo, decisamente più profano), ha anche animato le avventure ormai secolari della maglia rossoblù, trascinando intere generazioni a sostenere e supportare una squadra presto simbolo – anch’essa – di questa comunità. Nelle gioie (fortunatamente rispolverate da un biennio a questa parte) come nelle delusioni, presto superate da uno spirito di corpo all’insegna dell’unità (l’esempio per tutti, il connubio città-sponsor cementieri dal ’96 ad oggi). Anche sul tappeto verde – come lungo gli stradoni del monte – quello spirito di simbiosi con la città e i suoi colori, ha fatto la differenza.
Un secondo denominatore comune può apparire più banale. Ma non è così.
Il sogno. Cullare una fantasia, sulle ali di un sentimento autentico, quasi romantico, è in fondo la motivazione latente ma fortissima, che ha animato queste avventure. Una “follia” diventata realtà, grazie a quello spirito coeso e dirompente che ha poi saputo semplicemente tradurre la teoria in pratica.
E’ una Gubbio spavalda, laboriosa e disinteressata quella che ha dato vita alla funivia, all’albero e ai momenti più importanti che hanno garantito continuità al movimento calcistico rossoblù. Volti e personaggi che volevano bene a Gubbio, prima ancora che alle loro stesse idee. Che non hanno tratto benefici personali, ma anzi, quando necessario, hanno dato del loro.
Uno spirito di cui la città avrebbe bisogno a maggior ragione oggi, di fronte ad un bivio. Chiudersi definitivamente in se stessa. O recuperare un passo ed una capacità costruttiva (di idee prima che di beni materiali) irrinunciabile.
Ed ecco la lettura in chiave futura, di queste ricorrenze. Che un messaggio (e un monito) ci lasciano: da un lato, la sensibilità di cullare un sogno per questa città, che sappia prefigurare una speranza anche nel futuro. Dall’altro, la forza, l’intraprendenza e la concretezza per condurlo in porto: al di fuori degli scetticismi, dell’apatìa, del conformismo che troppo spesso hanno bloccato progetti, frenato propositi, tarpato ali.
Non certo per il bene di Gubbio…
GMA
Da "L'editoriale" di "Gubbio oggi" - dicembre 2010
giovedì 16 dicembre 2010
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