"Cremo a pecorelle... Se non abbiamo finito l’anno con una figura da Mazembe, sì insomma se almeno il risultato ci risparmia la gogna, lo dobbiamo a Giorgiobianchi, unico pastorello in un presepio per il resto fatto tutto di pecorelle, candide in tutto, a partire dalle magliette con l’unica eccezione della coscienza calcistica che se qualcuno ne ha ancora un po’ scalcia come un mulo".
E' l'incipit di un commento a Gubbio-Cremonese, a firma di Giovanni Ratti, apparso sulle colonne de "La Provincia" di Cremona, nella rubrica - dal nome emblematico - "Polpacci e nuvole". Il titolo del pezzo è tutto un programma: "Le pecorelle le portiamo noi". Occhiello: "A Gubbio avevano un problema per completare il presepio: risolto grazie ad una generosa iniziativa cremonese".
Un pezzo di straordinaria leggerezza e nel contempo impietoso, per come fotografa la prestazione dei grigiorossi, la Cremonese, sul tappeto verde di Gubbio. A parte le considerazioni sul nome dello stadio (nessuno s'offenda, ma chi viene da fuori le può pensare di tutte), vanno letti e riletti (magari anche imparati a memoria) alcuni passaggi dedicati alla gara e al suo contorno. Fantastici.
E che ci aiutano da un lato a guardarci allo specchio (e a capire come gli altri ci vedono) ma anche a riderci in un po' su... In modo sano. Ci fa bene. E non solo perchè è Natale...
"A Gubbio hanno uno stadio che si chiama come un bar (Bar Betty, con sala biliardo e tivù satellite, consumazione obbligatoria), hanno gente passionale senza trascendere (qui non sono sicuro che Acori condivida) e hanno una squadra che dalla seconda giornata in avanti ha dato 19 punti di distacco ai nostri eroi, uno virgola qualcosa ogni maledetta domenica. I quali nostri eroi alla prima giornata avevano consumato la vittoria sugli allora debuttanti con l’ingordigia di chi ha il sinistro presentimento di future astinenze: certo visto da qui, mezzo campionato dopo, quel 5-1 è una barzelletta che non fa ridere. Perchè il Gubbio da squadra di cidue è diventato a marce forzate squadra di ciuno, anche se non giurerei che in primavera lo ritroveremo nell’attico della classifica: e invece questa Cremo squadra di ciuno, ma scapperebbe da dire squadra tout court, non lo è diventata e non lo diventerà (...)
Ma l’impossibilità di giocare di squadra è il vero cavallo di battaglia di questa Cremo, che non si è ritrovata nemmeno quando il Gubbio le si è sgonfiato fra le mani per onesto esaurimento: quando l’istinto di sopravvivenza le ha dettato almeno una reazione allo svantaggio, è stata tradita da Coda che ormai non trova più il tiro spensierato (la sua arma segreta) nemmeno quando gli viene riservato il prediletto finale di partita. Dei due gol mancati, il primo è stato un tiro che sarebbe stato da distanza ravvicinata anche a Subbuteo. Ma le due occasioni non contraddicono il giudizio severo sulla prestazione: sono venute nella brevissima parentesi in cui si è trovata (ed esaurita) la rabbia per arrembare (...)
Sambugaro e Tacchinardi non hanno mai trovato la posizione, non hanno mai intercettato quel sacripante di Sandreani. Il quale fra parentesi è il prototipo di giocatore che sarebbe fondamentale per un’eventuale ricostru zione grigiorossa. Brutto, cattivo, spelacchiato, praticamente indispensabile. Che sembra un randagio in campo, ma guarda un po’ è sempre nel vivo dell’azione offensiva o difensiva che sia.
Pur così disassata e disossata, la Cremo per quasi un’oretta ha negato ulteriori show personali allo speaker del Bar Betty, il quale deve fare largo uso di gas esilarante. I grigiorossi (nell’ominosa tenuta
bianca con numeri invisibili, forse scritti in braille?) avevano iniziato in modo illusorio,
quasi prendendo gusto nel ribaltamento di ruoli fra capolista e underdog (...)
L’avvio del secondo tempo era complicato, quelli del Gubbio hanno due laterali che filano come lippe, e un rovesciamento folgorante (tackle perso dai nostri a centrocampo) ha portato al gol.
Ci ha accompagnato verso l’auto il coro irridente e un filo blasfemo ’per i miseri implora perdono’, che non sentivo più da una vita. Per evadere dall’emergenza ci vuole un’idea geniale. E che ci vuole, basta chiedere. Eccola: iscriviamoci al campionato del Congo. Visto il Mazembe, là farebbe gol perfino Colacone".
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