Il mio puzzle, i miei pezzi.Di ieri e l'altro ieri.

lunedì 4 giugno 2012

I Ceri piccoli come sorso di spontaneità, come speranza di tenere lontana (più possibile) la politica dalla festa...

Un sorso di spontaneità. Giusto per lasciarsi alle spalle ruggini, incrostazioni e polemiche. La Festa dei Ceri piccoli è stata anche questo. Un bagliore di speranza. Non solo perchè segno di continuità e passione fin dalla più tenera età. Ma perchè nella spontaneità e nell'effervescenza dei più piccoli si libera l'espressione più naturale ed autentica della Festa dei Ceri.
Una prerogativa che è sempre caratteristica del 2 giugno eugubino, ma quest'anno ancora di più. Quest'anno ce n'era proprio bisogno...

All'indomani del concitato epilogo dei ceri mezzani e le "zuffe" indecorose nel chiostro (e anche all'interno) della Basilica. E soprattutto per le polemiche (molto gratuite) che hanno condito la scorsa settimana sul caso-Ente Ceri, che hanno introbidito ancora di più l'ambiente con l'ombra preoccupante della strumentalizzazione politica.
Non bastavano infatti le cadute, i feriti (purtroppo, in un caso, ancora in prognosi riservata), l’immancabile portone della Basilica e gli omaggi comuni, o in separata sede, al Patrono, con tanto di baruffe finali e ripicche reciproche. Le polemiche sulla Festa dei Ceri sono finite per sconfinare anche nell'agone politico: come dire, siamo davvero a toccare il fondo.

Senza voler entrare nel merito delle querelle di questi ultimi giorni, una modesta testimonianza personale - visto che ero presente al famoso "vertice istituzionale informale" che altro non era se non una cena in un fondaco del centro storico eugubino, presenti ceraioli, tra cui i capitani e capodieci 2012 e i presidenti delle famiglie, figure istituzionali cittadine e regionali e anche personaggi che con la Festa dei Ceri non hanno a che fare (ad esempio, il presidente della Gubbio calcio). Nessuno dei presenti ha parlato di ente Ceri, se non in un passaggio secondario il presidente del "Maggio Eugubino" che per altro è intervenuto per ultimo in una serie di saluti in un clima molto poco protocollare, dove non sono mancate neanche punzecchiature col sorriso sulle labbra (ad es: tra lo stesso Lupini e il presidente dell'Università Muratori, Mariani) ancora sul tema divise dei Capitani: ma non con toni e con modi da far pensare a "scontri armati" nei giorni successivi.
Far passare questa serata come una sorta di "tentativo" di innescare un iter istituzionale verso la costituzione del famoso o famigerato Ente-Ceri può essere la classica notizia mal trapelata e mal interpretata.
Quel che è peggio però è il vespaio di polemiche e attacchi politici contrapposti scatenatisi nelle ore successive, con esponenti locali che hanno innescato una sorta di corsa al comunicato stampa, come se improvvisamente l'Ente Ceri o l'Unesco fossero diventati un motivo irrinunciabile di impegno politico.
Di tutto il dibattito che ne è seguito - e di cui vi risparmio volentieri i contorni - un'unica frase merita dignità di presenza in questo blog: "Fuori la politica dai Ceri".

Di questo teatrino, neanche appassionante, avremmo volentieri fatto a meno. E ben vengano i 2 giugno, i ceri piccoli, le corse sfrenate dei bambini - fortunatamente ancora lontani, nella testa e nei modi, da certe esternazioni e da certi protagonismi. L'emozione, anche personale, di vedere un figlio sotto la stanga, è qualcosa di incommensurabilmente lontano dalle diatribe speciose e gratuite dei giorni scorsi: che di ceraiolo - e forse anche di eugubino - hanno ben poco.
Speriamo che negli anni la spontaneità e la vitalità dei ceri piccoli resti comunque a farla da padrone, e magari non solo il 2 giugno: quando si tratta di dare la spallata, così come quando si tratta di affrontare temi che meritano magari dibattito, ma senza clima da crociata o da "caccia alle streghe".
E soprattutto, senza interessi di bottega (politica) da far valere sull'altare del consenso sotto mentite spoglie (ceraiole).

Nessun commento:

Posta un commento