Il mio puzzle, i miei pezzi.Di ieri e l'altro ieri.

venerdì 29 giugno 2012

Aut Caesar, aut nullus... specie dopo questo trionfo...

E così sono quattro. Quattro le Italia-Germania consegnate alla storia del calcio. Forse quella di ieri è stata tra le meno equilibrate - insieme alla finale di Spagna 82. Forse, perchè gli episodi, a volte, cambiano radicalmente una partita: e i quasi autogol di inizio gara avrebbero potuto spostare il baricentro del match altrove...
Ha vinto la squadra con l'idea di gioco più limpida. Che non ha avuto paura di sbagliare, ha giocato a viso aperto, ha preso possesso del centrocampo, ha saputo (finalmente) colpire in zona d'attacco. Pur lesinando le finalizzazioni al primo tempo - chè nella ripresa il risultato si sarebbe potuto arrotondare di molto.
Straordinaria la difesa azzurro-bianconera (in fondo lo stesso Balzaretti è tornato al ruolo che 6 anni fa gli aveva affidato Capello alla Juve), dinamico e martellante il centrocampo (dove De Rossi e Pirlo meriterebbero già una statua di cera al Museo di Londra), finalmente efficace l'attacco, con un Cassano meno celebrato di Balotelli ma altrettanto decisivo. E nella ripresa è mancato solo l'acuto finale, il colpo del ko, di Di Natale.

Ha ragione Buffon a sentirsi irritato alla fine. Perchè buttare via prestazioni sontuose come quella di ieri è un attimo.
Io c'ero a Rotterdam: finale degli Europei 2000 (ne parlerò semmai in altro post... a giochi fatti).
Anche quell'Italia-Francia fu dominata dagli azzurri che però non riuscirono a chiudere la gara. E alla fine Wiltord al 93' e Trezeguet con il maledetto golden gol, ci inflissero una delle delusioni più cocenti della storia "pallonara" azzurra.
Buffon non c'era (infortunato) ma sicuramente la mente è andata a quel 2 luglio.
Domenica bisognerà ricordarselo, perchè i veri festeggiamenti... devono ancora essere conquistati...

Infine due parole sul CT: aut Caesar aut nullus. Prandelli dimostra di avere non solo la stoffa del selezionatore (e pensare che io stesso ero rimasto molto perplesso di fronte a certe convocazioni) ma anche quella dello stratega tattico. Mestiere che gli si addice da tecnico di club (con la squadra a disposizione tutti i giorni) ma difficile da applicare con una Nazionale.
Lui ha dato un'identità a questa squadra: identità tattica e soprattutto tempra morale. Ha saputo capitalizzare il magic moment del blocco juventino e lo ha assortito con "la meglio gioventù" rimanente.
Ora gli manca l'ultima impresa. Ma è la più difficile, perchè è quando la vetta è a due passi, che quei passi diventano straordinariamente impervi e difficili. Il traguardo è lì, manca poco. Ma quel poco vale tutto...

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