Il mio puzzle, i miei pezzi.Di ieri e l'altro ieri.

giovedì 28 marzo 2013

Due bocconi amari per la nostra Gubbio... E uno scempio (a S.Pietro) ancora da rimuovere...


La settimana che ci regala il nuovo Pontefice – con l’iniezione di ottimismo e fiducia che il suo avvento sembra suscitare in modo unanime - ci lascia invece un sapore amarognolo in bocca. 
Pensando alla nostra città, alle difficoltà di un'economia che si sta sentendo fragile anche nei sostegni più certi, alle diatribe interminabili di Palazzo, alla sua siderale distanza dalla realtà, allo sfilacciamento sociale purtroppo leggibile in tante piccole e distanti vicende, tutte riconducibili però ad uno stesso filo conduttore, quello di una comunità in declino.

Sullo sfondo poi compaiono alcune notizie che, in altri tempi, avrebbero suscitato probabilmente clamore, ma che oggi vanno lette forse come figlie del clima di "smobilitazione" che la città, nel suo insieme, sta vivendo.
La prima e' che i rumors dei mesi scorsi su un addio di "Don Matteo" non sembrano affatto smentiti. 
Da Spoleto ambienti vicini all'amministrazione comunale e alle associazioni di categoria fanno trapelare una certa sicurezza - che attende solo l'ufficialità - per l'arrivo stanziale della fiction di Terence Hill nella città dei Due Mondi (e conseguente commiato da Gubbio). Chi ha elementi certi per smentire di nuovo,  speriamo lo faccia in modo ancora più convincente. Meglio se insieme alla Lux Vide.

La seconda e' che pure una delle poche certezze di questa comunità, la Festa dei Ceri, e' nuda, sguarnita, direi quasi indifesa, di fronte ad una globalità che ormai viaggia su internet, poggia su logiche lontane anni luce dall’autenticità della festa e che non si sente in dovere di riconoscerle un sentimento elementare che si chiama  "rispetto". 
Chi avesse avuto modo di vedere una mostra di arte contemporanea a Gualdo Tadino, forse sobbalzerebbe, forse tornerebbe a inalberarsi. Più razionalmente dovrebbe chiedersi, dopo l'ennesimo episodio del genere, cosa aspettino le cosiddette istituzioni ceraiole (e il Comune in primis) a trovare un protocollo di tutela dell'immagine della festa, prima che qualche mecenate russo si inventi pure una catena di fast food con gli "hamburger alla ceraiola".
Qualcuno si chiederà quale sia il filo conduttore cui accennavamo nell'incipit del pezzo. E' presto detto: inutile arrabbiarsi con chi questa Festa e questa città non conosce e non può fino in fondo apprezzare, se non siamo per primi noi eugubini a tutelarla come meriterebbe.

Se non si riescono ad imbastire due sedute del consiglio comunale consecutive che non rischino l'aborto per mancanza di numero legale, figuriamoci quanto gli amministratori (di ogni colore e parte politica, e ad ogni livello istituzionale) possano concretamente fare per aiutare la comunità a superare il momento drammatico.

Allo stesso modo, se non si riesce a tutelare la tradizione plurisecolare che da' identità alla Regione dell'Umbria, figuriamoci se si e' in grado di difendere la permanenza di un "tesoro" di immagine e marketing come la fiction del prete-detective.

Scrivo tutto questo dopo essere uscito da uno dei tanti interessanti incontri alla Biblioteca Sperelliana, una delle bellezze architettoniche e delle realtà culturali meglio recuperate e valorizzate degli ultimi anni. 

Esco e mi ritrovo di fronte all'eco-mostro del parcheggio di S.Pietro, provando ad immaginare quando, in quale anno o in quale secolo quello scempio potrà essere seppellito e sostituito da qualcosa di meno deturpante (basterebbe anche il nulla). Non sapendomi dare una risposta che non sia pia illusione, mi rifugio in una delle frasi del nuovo Pontefice: "Mai abbandonare l'ottimismo".
Ecco: nella città che ormai spera più nell'acquisto di un "Gratta e vinci" che in un nuovo piano di sviluppo, e' difficile pure riuscire ad affidarsi a questa semplice saggezza.
GMA

Editoriale "Gubbio oggi" - scritto il 18 marzo 2013


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