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sabato 11 maggio 2013

"Capitano, o mio Capitano". Il saluto doveroso ad un grande protagonista del Gubbio dell'ultimo decennio...


"Capitano, o mio Capitano!". Parafrasando il memorabile finale del celebre film "L'attimo fuggente", il Gubbio si prepara a salutare il suo capitano. 
Alessandro Sandreani, da Cantiano, naturalizzato eugubino, in maglia rossoblù dal 2002, gestione Alessandrini. Undici stagioni da leader indiscusso, dodici anni vissuti da eugubino d’adozione, ma da eugubino vero, nelle fortune e nelle sventure, che hanno caratterizzato gli anni 2000 e in particolare l’apoteosi delle due stagioni trionfali che hanno catapultato il Gubbio in serie cadetta.

L’esordio di Sandreani è subito profetico: indossa la maglia numero 8, ‘ anche l’8 settembre 2002 e a Castel di Sangro il Gubbio di Marco Alessandrini inizia felicemente la sua cavalcata che lo porterà alla finalissima play off con il Rimini. Vince 1-0 con gol di Bochu ma basta una stagione a consacrare Alessandro nel cuore dei tifosi. Nella gara di ritorno della semifinale play off, sugellata con una splendida punizione vincente da quella che sarà un po’ la sua zolla, Sandreani viene portato in trionfo dai tifosi. Come dire, non c’è bisogno nemmeno del risultato per spiegare che la scintilla è scoccata. 


Da allora è amore allo stato puro, amore ricambiato, nei momenti memorabili, quelli dei play off con Alessandrini prima e con Galderisi poi, con la promozione sfuggita di un niente, dei derby con il Gualdo nei quali riesce anche a lasciare il timbro con gol d’autore. 
E  negli anni difficili, quelli delle salvezze stringate, portate a casa nelle stagioni tribolate con due allenatori a campionato, quando non addirittura con due direttori sportivi. Gubbio sembra un grand hotel di quelli con le porte girevoli. L’unico che resta, nel tran tran generale, è proprio Sandreani, che fino a metà anni 2000 è insieme a Giacometti la colonna della squadra. Poi resta solo lui, quasi che sotto sotto senta che qualcosa di importante prima o poi accadrà.

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di 11 anni in rossoblù...
Fino all’arrivo di Simoni, all’approdo di Giammarioli, alla scommessa chiamata Torrente. Il Gubbio diventa protagonista del suo destino e quel numero 8, con la fascia al braccio, ne è l’emblema indiscusso: perché ne incarna lo spirito, la tenacia, la voglia di non mollare mai, la capacità di sopperire magari a qualche gap tecnico con una caparbietà senza pari.
Prima il trionfo di San Marino che quasi sembra definire tutta la parabola del capitano in rossoblù. Ma l’appetito vien mangiando e l’anno dopo Sandreani è semplicemente mostruoso nel guida la squadra al sogno della B. L’immagine simbolo di un’annata spasmodica e imprevedibile è nel gol con cui il Gubbio batte a dicembre la quotata Cremonese: è proprio Sandreani a strappare agli avversari la palla e a servire a Galano un assist al bacio. In questa azione c’è tutta la classe e la grinta dell’uomo Sandreani. Che poi si toglie il lusso di castigare due volte il Verona. E alla fine di alzare l’ideale coppa di un trionfo che vale quanto una Uefa. 

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13 giugno 2010
La B è una mesta passerella, nella quale però Sandreani non è mai un comprimario. Anche chi lo critica deve poi ricredersi alla distanza. Perché se c’è o non c’è, alla fine lo si vede.
La sua ultima stagione in rossoblù è quella della continuità: la permanenza in terza serie, che lo vede ancora trascinatore e protagonista, sia in campo, sia quando è costretto a stare fuori. E a cominciare ad imparare il mestiere di dirigente.
Il suo futuro? Manco a  dirlo, è rossoblù.
E se anche non lo indosserà, sarà come se lo sentissimo ripetere all’appello dell’arbitro: Sandreani, Alessandro, numero 8 grazie…


Dalla rubrica "Il Rosso e il Blu" di lunedì 29.4.13 - trasmissione "Fuorigioco"

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