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domenica 5 maggio 2013

Scudetto 31... la forza della normalità... e quel tweet firmato Alex

Non so se sia una sorta di nemesi. Una sottile e perfida condanna. Quella di non godere pienamente dei successi quando questi diventano (o meglio tornano ad essere) piacevole abitudine.
Fatto sta che il 31esimo scudetto della Juventus (29esimo per i benpensanti, 4o o 5o per gli interisti) mi e' passato quasi inosservato. Non nel suo divenire ma nel suo concretizzarsi. 
Sara' che ormai da mesi il campionato era virtualmente chiuso. Sara' che i bianconeri lo hanno dominato dall'inizio alla fine, anche se quest'anno l'imbattibilità si e' andata a far benedire. Sia quella custodita per tutte le 34 giornate l'anno scorso (evento questo si' difficile da bissare) sia quella dello Juventus stadium, che, ironia della sorte, ha ceduto proprio di fronte agli "odiati" avversari nerazzurri.
Eppure la leadership della Juventus non e' mai stata in discussione. Il Napoli ci ha provato meglio delle altre ma la squadra di Mazzarri non ha mai dato la sensazione di poter tenere il passo. E anche negli scontri diretti ha finito per pagare dazio.

Eppure e' tutt'altro che semplice mettere in fila due scudetti. Tutt'altro che scontato vincere e rivincere, praticamente con la stessa squadra. Praticamente con le stesse armi, gioco a ritmi intensi, spettacolo, difesa granitica e gol quanto basta per aggiungere 3 punti in classifica.
Nell'undici titolare utilizzato più frequentemente da Antonio Conte, il solo Asamoah rappresentava una novità del mercato estivo. Le altre sono rimaste confinate in panca o hanno trovato meno spazio.


Inutile dire che una delle chiavi dello scudetto della "Vecchia Signora" stia seduta in panchina. E risponda al nome di Antonio Conte.
La sua mano, la sua impronta, il suo carattere - prima ancora che il gioco per altro tra le prerogative identitarie di questa squadra - si sono visti anche nei mesi in cui il trainer leccese e' rimasto confinato nei box delle tribune. Per una condanna francamente risibile, su dichiarazioni contraddittorie e dalle quali, a giochi fatti e a sanzione scontata, e' stato pienamente scagionato.
Ma le storie dell'ingiustizia sportiva sono vecchie come il "cucco" - modo di dire curioso, anche se non credo riferito al monte che sovrasta l'Eugubino-Gualdese. Chiedere a Pablito Rossi per opportuna verifica.


Potrebbero essere tanti i simboli o le immagini di questo scudetto "della conferma". Conte, come detto, ma anche il genio di Pirlo, l'agonismo qualitativo di Vidal e Marchisio, l'affidabilità di Buffon, l'impenetrabilita' del trio Chiellini-Barzagli-Bonucci, l'estro e l'imprevedibilita' di Vucinic. La capacita' di una squadra di andare a rete con tutti i suoi effettivi, sopperendo così all'assenza di un vero top player in attacco. Sopperendo ad alcune operazioni di mercato francamente al di sotto delle aspettative, se non addirittura incomprensibili (Bendtner e Anelka per tutti).

Eppure un simbolo di questo scudetto e' anche un signore distante decine di migliaia di chilometri da Torino. Che pochi minuti dopo la conquista del 31mo scudetto ha twittato una frase che la dice lunga sulla sua sensibilità e sul suo attaccamento alla maglia bianconera: 


"Non sapevo immaginare cosa fosse veder vincere la Juve senza di me...". Firmato Alessandro Del Piero. Uno che ha legato il proprio nome agli ultimi 20 anni di Juve. Che aveva vinto gli ultimi 8 scudetti (l'ultimo tricolore bianconero senza il fuoriclasse di San Vendemiano risaliva al 1986, l'anno di Chernobyl per capirci....). Che ha salutato lo Juventus stadium in una domenica di maggio, un anno fa, certamente più memorabile di quasi la meta' dei successi tricolori della Signora, così costanti, ciclici e purtroppo spesso anche anonimi.


Ecco, quello per cui credo si debba ricordare questo 31mo scudetto, difficile, sudato, voluto, contro tutti e contro tutti ( ricordiamo il rigore "scandaloso" con cui fu deciso il Milan-Juve dell'andata... Senza le polemiche feroci che avremmo sentito per lo stesso episodio a parti inverse) e' proprio legato ad un personaggio che non c'è. 
E che con la discrezione e la signorilità che l'ha sempre contraddistinto, pur essendo a Torino il giorno della conquista, con l'1-0 al Palermo, ha preferito non esserci. 
Non per rinunciare alla festa, non per scarsa fedeltà bianconera, non per ripicche ma certamente per evitare che la sua presenza deviasse il significato di questa giornata, che la sua figura finisse per assorbire la scena, depauperasse il palcoscenico ai giusti protagonisti di un'altra splendida impresa juventina.
Splendida ma tutto sommato "tipica" della supremazia Juve. E forse, per questo, un po' meno godibile. Ma pur sempre la prima da 27 anni ad oggi... la prima senza Alex...

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