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sabato 26 febbraio 2011

Omaggio comune dei Ceri al Patrono: che si passi ad un dibattito...


L'ultima volta insieme: 15 maggio 2001

Non è stato un buco nell'acqua. Anzi. Direi un grosso sasso nello stagno.
La lettera aperta di gennaio, dell'amico, ceraiolo, Francesco Pascolini, ha toccato più di un ceraiolo. E sono stati oltre 760 quelli che hanno sottoscritto il suo appello (di cui oltre 200 ceraioli di Sant'Ubaldo): concludere tutti insieme l'omaggio al Patrono all'interno della Basilica.
Concludere nel modo più coerente con il significato e il valore più alto della festa, il giorno più sentito e più importante per la comunità eugubina.
Non ho nascosto sin dalla prim'ora la mia totale adesione a questa iniziativa e, devo dire, anche al suo divenire: assolutamente "pulito" e privo di qualsiasi forma polemica. Intelligente, perché è partito dal coinvolgimento dei ceraioli e dal "sentore" generale. Le oltre 760 adesioni non sono poche - immagino che tanti, come me, non abbiano avuto neanche tempo o modo di apporre la propria firma per tanti motivi, pur condividendo l'iniziativa.
Ben venga, a questo punto, un dibattito aperto. Tra l'altro non certo fuori stagione - visto che da ieri molti ceraioli si ritroveranno i prossimi venerdì ad ammirare il pregevole restauro dei Ceri custoditi alla Casa di S.Ubaldo di via Baldassini.
Che ci sia, dunque un dibattito: ma non per trasformare la vicenda in una "gazzarra", ma per confrontarsi serenamente su una prospettiva: che deve essere condivisa. Certo, questo non significa che ci deve essere l'unanimità (nessuna decisione che riguardi la Festa dei Ceri vi potrebbe aspirare, fisiologicamente).
Mi auguro che ceraioli e istituzioni non lascino cadere questa occasione: un'opportunità di crescere, per tutta la Festa. Quella di confrontarsi apertamente e senza remore. Poi quel che si deciderà, si vedrà. Ma diventa paradossalmente quasi meno rilevante rispetto al risultato, notevole, che di per sè questa iniziativa ha contribuito a produrre.
Ancora un sincero grazie al "Picchio", ceraiolo genuino e generoso.
Di seguito la sua lettera, che ha deciso di stampare con dei manifesti, in città.


"Da alcuni giorni sulle plance della Città di Gubbio è affisso un manifesto che parla di Ceri.

Ho scritto questo manifesto di getto ma su convinzioni maturate nel tempo, scaturite dall’osservazione della realtà.
Nella Festa dei Ceri è evidente ormai da troppo tempo un’anomalia.
I tre omaggi al patrono, i tre simboli della grandezza e dell’unione del popolo eugubino vengono arbitrariamente divisi nel momento che più di tutti dovrebbe rappresentare l’unione e comunicare l’amore del popolo verso il Patrono e verso sé stesso: l’epilogo della corsa.
Non metto in dubbio la chiusura del portone: c’è nei più la profonda convinzione che sia necessario mantenere la corsa viva e passionale fino all’ultimo.
Per mezzo del manifesto metto in dubbio la scelta di alcune persone che, “scavijando” il cero di Sant’Ubaldo prima dell’ingresso degli altri ceri nel chiostro della basilica, decidono, quando la corsa è già conclusa, di sminuire il senso profondo del messaggio di unione, di popolo, di omaggio che i tre Ceri insieme e solo insieme possono rappresentare.
Viene compromesso in tal modo un momento della Festa che, pur coprendo un intervallo temporale minimo nell’ambito della giornata, ha un valore educativo enorme.
Concludere la giornata insieme offrirebbe, soprattutto alle future generazioni, un esempio positivo da custodire nel tempo e non solo per il 15 maggio.
Mi chiedo perché, inoltre, con un rito moderno innalziamo i Ceri insieme in Piazza Grande, migliorando quanto accadeva in passato, mentre presso la basilica lasciamo spazio ad un atto di senso diametralmente opposto.
E’ giunto il momento di un serio confronto su questo argomento.
In passate occasioni in cui mi è accaduto d’affrontare questo tema con altri ceraioli s’è detto che il dibattito andrebbe costruito lontano dal 15 maggio perché in quel periodo è difficile prendere decisioni.
S’è anche detto che la proposta dovrebbe nascere dal “basso”, dai ceraioli, dal popolo.
E’ per questo che ho legato il manifesto ad una raccolta di adesioni.
In tal modo ognuno ha potuto valutare il libero pensiero di un ceraiolo ed eventualmente appoggiarlo per mezzo di una firma autografa.
Sono 764 i ceraioli di Sant’Ubaldo (217), San Giorgio (403) e Sant’Antonio (144) che per mezzo del puro e semplice “passaparola” in meno di un mese hanno sottoscritto il manifesto.
Questo immediato fermento intorno all’iniziativa testimonia che il senso del messaggio è da lungo tempo condiviso ma che mai nessuno aveva trovato un modo per esprimerlo pubblicamente in modo organizzato.
Vi sono anche alcune critiche. E’ giusto così. Quando si parla di ceri non è mai facile mettere d’accordo le persone. Serve tempo, serve confronto.
Proprio per questo dalla sottoscrizione popolare scaturisce una specifica richiesta rivolta alle Istituzioni ed alle figure tradizionalmente deputate all’organizzazione della Festa dei Ceri.
La tempestiva, urgente organizzazione di un dibattito pubblico sull’argomento da cui, dopo un confronto a 360° tra le Istituzioni ed i Ceraioli, emerga una linea condivisa.
Un invito ufficiale in questo senso è stato già inoltrato a mezzo posta agli interessati.
La richiesta viene dal popolo e, fosse solo per questo, non andrebbe tradita.
I tempi sono ancora utili per affrontare seriamente l’argomento".

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