Dove l'avevamo lasciato? Non nell'armadio, neanche nella cassa panca, quella che custodisce gli oggetti antichi. Eccolo qua, nella scrivania. Più moderna, a portata di mano. Adatta a quelle cose che è più facile e immediato ritrovare, che possono servire da un momento all'altro.
Sembrava dimenticato e invece torna subito di moda.
L'album dei ricordi.
Già, perchè Atalanta-Gubbio, datata 21 agosto 2011, è da annuario rossoblù: 4-3, un risultato che evoca pagine storiche del calcio azzurro (l'ho definito, "l'incommensurabile fascino di una formula matematica"), ma che da ieri ha un significato speciale anche per i tifosi eugubini. Perché superare un turno di Coppa Italia non sarà il massimo, ma è pur sempre la prima vittoria assoluta del Gubbio contro una squadra di serie A, in competizioni ufficiali.
La statistica però lascia il tempo che trova, se si pensa soprattutto in che condizioni la squadra di Pecchia affrontava gli orobici. E quanto peso specifico possa rivestire una vittoria come questa, con questi numeri, con questo spirito, con questa avversaria.
Il Gubbio ha vinto in modo rocambolesco e appassionante, legittimando un successo semplicemente impronosticabile alla vigilia: la squadra rossoblù non aveva convinto nelle prime uscite stagionali, per di più affrontava la gara dello stadio "Atleti Azzurri d'Italia" senza mezzo centrocampo e mezza difesa. Basti fare i nomi di Sandreani e Boisfer in mezzo, Briganti e Caracciolo dietro, per capire quanto Gubbio mancasse all'appello di questo incontro.
Pecchia ha dovuto indossare quasi i panni di Mago Merlino per inventarsi con la bacchetta magica uno schieramento in grado di affrontare l'urto di un'avversaria non solo di categoria superiore, ma anche "inferocita" dalle recenti vicende (e conseguenze) del calcioscommesse: non a caso a vestire la fascia di capitano dei nerazzurri, proprio quel Manfredini che 24 ore prima del match con i rossoblù è stato "assolto" in appello dopo la condanna in primo grado.
Il messaggio più importante che arriva da Bergamo, però, non è solo il risultato - che pure significa qualcosa. E' lo spirito con cui la squadra si è saputa spendere e sacrificare in un tappeto verde prestigioso e in un'occasione preziosa: la difesa d'emergenza, il centrocampo inventato, l'attacco cantiere aperto costante, non hanno fatto crollare la diga eugubina nel primo tempo - più timido - ed hanno avuto addirittura la forza di ribaltare l'inerzia dell'incontro nella ripresa. Decisivo l'innesto di un Giannetti che fiuta il gol con la destrezza del bomber d'annata, confortante il debutto in difesa del rientrante Briganti nei secondi 45', rassicurante la prova poderosa tra i pali di un Donnarumma che ha lasciato definitivamente nell'armadietto dello spogliatoio timori e imbarazzi di inizio agosto. E poi il finale imprevedibile: con un Gubbio - già esauriti i tre cambi - in campo con 4 punte di ruolo, di cui 2 (Bazzoffia e Mendicino) pronte a prodigarsi in un ruolo non proprio. E il guizzo finale, con Raggio Garibaldi a firmare un gol memorabile, per lui come per il Gubbio.
Sembra quasi divertirti il destino in questa firma conclusiva: Silvano Raggio Garibaldi non aveva mai segnato l'anno scorso, in una stagione da apoteosi in cui praticamente tutti i rossoblù avevano trovato gloria davanti alla porta avversaria. Sembra quasi aver conservato, gelosamente, questa perla per la prima grande occasione del nuovo anno. E in quel momento - senza gli assenti per squalifica e infortunio, senza Bartolucci azzoppato da un irascibile Tiribocchi - è stato uno dei reduci dell'impresa 2010-2011 a mettere un sigillo di classe in una serata d'elite.
Questo 4-3 fa bene. Fa bene al morale, all'autostima della squadra, al gruppo di giovani che ancora stanno conoscendo gradualmente la piazza e l'umore della tifoseria. Fa bene all'ambiente che aveva bisogno di una colossale valanga di fiducia, che ci arrtiva da Bergamo Alta.
Nasconde anche i suoi rischi, il 4-3: che ora qualcuno - più che in campo, fuori, sugli spalti - non interpreti col giusto equilibrio un successo che in vista del campionato è utile, ma non muove la classifica. Quella sobrietà anche ieri sera - in diretta radio su RGM - il diesse Giammarioli ha ribadito, come segreto dei successi dei rossoblù: il silenzio e la moderazione, nelle sconfitte come nelle imprese.
Di certo, dopo il 4-3, ci saranno almeno 200-300 tifosi in più in partenza per Grosseto. E anche questa non è una brutta notizia. Perchè da sabato si fa sul serio.
Da sabato, all'Olimpico di Grosseto, comincia la serie B!
Musica di sottofondo: "Wonderwall" - Oasis
lunedì 22 agosto 2011
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