Tredici settimane. Tante ne son bastate per compiere l’opera. Il nuovo stadio è cosa fatta. Il “Barbetti” è pronto ad ospitare l’attesa stagione di serie B.
L’11 maggio, quando i lavori partirono, non tutti c’avrebbero scommesso. E lo scetticismo era ingrediente prediletto anche da chi – politici, sportivi come stampa – sotto sotto avevano già battezzato questa come una mission impossible.
Non solo il nuovo stadio è cosa fatta. Ma ha ricevuto la “benedizione” delle massime autorità federali: la delegazione dell’Osservatorio nazionale sulle manifestazioni sportive, guidata dall’ex arbitro Longhi e dall’inflessibile vice questore aggiunto dott.ssa Cozza, non solo ha rilasciato il nulla osta all’operatività piena della struttura ma ha conferito una sorta di “lode” all’intervento compiuto.
Oggi il “Barbetti” è impianto moderno, in grado non solo di reggere lo standard della seconda serie nazionale di calcio – con una capienza di poco inferiore ai 5.000 posti – ma una sorta di piccola “bomboniera” da prendere ad esempio per le strutture sportive di medio-piccola dimensione, per funzionalità, efficienza e – verrebbe da dire – bella presenza.
Non è un caso per nelle ultime settimane lo stadio e le sue gradinate siano stati teatro di un continuo via vai di tifosi, ansiosi di vedere completata l’”impresa”, e impazienti di pregustare non solo un’esperienza sportiva nuova e inaspettata (la B) ma anche un impianto all’avanguardia.
Il miracolo del nuovo stadio – perdonateci, continuiamo a chiamarlo così – è il frutto di un ulteriore prodigio operativo. Paragonabile ad una delle tante prodezze balistiche che in maglia rossoblù i protagonisti della scorsa stagione hanno messo a segno.
Far convivere la bellezza di 56 aziende eugubine – coordinate dal vice presidente rossoblù Brugnoni - provenienti da diversi settori, con differenti esigenze, in un periodo non facile come l’estate, all’interno di un progetto non solo complesso (l’intervento su una struttura pre-esistente), non solo vincolato (da norme e regolamenti che disciplinano persino la lunghezza del tunnel d’ingresso mobile) ma pure ristretto in una tempistica asfittica, rappresenta un capitolo decisamente nuovo, diremmo inedito, per una città che in altri ambiti è fin troppo avvezza a ritardi, lungaggini e burocrazia.
Senza scomodare parcheggi conclusi e mai inaugurati, o ex ospedali che debbono ancora conoscere il proprio futuro, si pensi a quanto tempo si è perso, nei mesi scorsi, per la nota vicenda della pista d’atletica, che ha rischiato di far saltare il banco – e che tutt’ora condiziona il futuro dei lavori appena conclusi (visto che il problema di fatto è stato slittato di un anno).
Il nuovo stadio è l’ennesima dimostrazione di quanto siano distanti, in modo siderale, i tempi del privato da quelli della politica.
In 80 giorni si è realizzata una struttura semplicemente inimmaginabile solo qualche mese fa.
In 30 anni questa città non è stata capace di dotarsi, non dico di uno stadio da B, ma neppure di un Palazzetto dello sport (i cui fondi si sono polverizzati in una decina di “palestre elettorali” sparse per il comprensorio) o di una struttura polivalente in grado di ospitare eventi sportivi o manifestazioni di medio-grande capienza. Oggi un meeting di qualsiasi tipologia, un concerto, una rassegna, un convegno di almeno 500 anime che non sia organizzato all’aperto, non può neppure sognarsi da queste parti.
Anche se nel frattempo l’immagine della città (e la sua potenzialità attrattiva) è lievitata tra fiction indovinate e un accresciuto appeal. Tra pochi anni persino lo storico handicap delle strade potrebbe essere superato. Ma ci sono mentalità e chiusure varie ancora da scavalcare.
Ecco, il vero miracolo del “nuovo stadio” sta proprio in questo: essere riuscito in 13 settimane a concretizzarsi, in un contesto così poco fertile e propositivo. Potremmo dirla, con una battuta, che la serie B fa miracoli.
Ma non può (e non dovrebbe) essere solo questo…
GMA
dall'editoriale di "Gubbio oggi" - agosto 2011
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Il vespaio di polemiche (politiche) degli ultimi 2 giorni su chi sarebbe o non sarebbe stato invitato a parlare, su chi rappresentava più o meno adeguatamente un'Istituzione, su chi doveva esserci ma non c'era perchè non invitato... ecco, caso mai ce ne fosse stato bisogno, queste polemiche hanno confermato il concetto che ho cercato di esprimere in questa riflessione: la politica - sempre abile a salire sul carro del vincitore e a mettere la propria bandierina dove c'è qualcosa di "vincente" - è lontana anni luce dal pragmatismo e dalla concretezza necessarie anche per una società di calcio.
RispondiEliminaE Gubbio non fa eccezione (anzi...)
...a sparlottare tutti sono capaci meglio ancora se a cose fatte, e in questo la classe politica docet e come....! Quanto ai fatti purtoppo è non vero ma verissimo che quando l'interesse è del privato(fosse anche il più "sgangherato") agirà in modo più celere e produttivo rispetto a quando l'interesse è pubblico....
RispondiEliminaSolo un ultimo appunto,personalmente domenica nessuno mi ha invitato allo stadio e ho avuto comunque piacere ed interesse a partecipare all'evento.Credo che come me chiunque avesse voluto,avrebbe potuto partecipare anche senza inviti....alla fine quando erano presenti i giocatori,la società e i tifosi ( secondo il mio modesto parere) c'erano tutti. TUTTO IL RESTO E' NOIA........ Ciao Direttore!
Elena Di Bacco
Condivido quello che scrivi, Elena. E complimenti per la citazione di Califano... Direi, opportuna e appropriata...
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