Il Gubbio 2011-12 (foto http://www.asgubbio1910.com/) |
Intanto una curiosità: è la prima volta dal 17 maggio 1987 che il Gubbio esce vittorioso dallo stadio "Curi". Quel giorno, quel memorabile giorno (io, appena 16enne lo vissi in Curva Nord, zona alta a destra, godendomi a pochi metri il guizzo decisivo di Rosario Zoppis al 117' di una sfida interminabile) i rossoblù sconfissero il Poggibonsi davanti a 22.000 spettatori.
Prima di allora ma soprattutto dopo quel giorno il "Curi" ha centellinato con avarizia e crudeltà pochi flash degni di essere ricordati: l'anno dopo, di fronte, sullo stesso terreno, proprio il Gubbio di Giampaolo Landi con il Perugia guidato da Colautti, una supersquadra (per la C2 di quell'epoca) che poteva vantare giocatori del calibro di Ravanelli e Di Livio, Pagliari e Manfrin, Vinti in porta e il blasone del Grifo alle spalle.
Finì 2-1 per i biancorossi, impauriti dal vantaggio di Ciucarelli, rasserenati dal pari di Pagliari, gratificati oltre i meriti da un generoso penalty concesso da Manfredini di Modena, per un tuffo d'Angelo (Di Livio) del poi tornante di Juve e Nazionale in contrasto con Baldinelli.
Ricordo quel giorno perché appena 17enne, ancora reduce dalle sfuriate in curva, muovevo i primissimi passi in tribuna stampa: avevo iniziato a scrivere da pochi mesi e il Corriere dell'Umbria mi affidò le pagelle di quella partita. Anzi, una sola pagella: quella dell'arbitro.
Conservo ancora quella pagina di giornale. Manfredini di Modena prese 3.
Non solo per il rigore galeotto, ma anche per l'espulsione inventata di Giovannico, possente stopper eugubino; per aver letteralmente ignorato un'entrata malvagia di Manfrin tacchetti su ginocchio, nei confronti dell'ex di turno Morbiducci (costringendolo ad uscire); per aver in generale fischiato a senso unico.
Ricordo che in redazione, a Perugia, quel voto così impertinente di uno "sbarbatello" come il sottoscritto non venne digerito bene.
Ma non devo aver visto così male, se è vero che pochi anni dopo lo stesso Manfredini di Modena fu protagonista di un infortunio curioso, stavolta a beneficio della Juventus: destino volle che fossi ancora presente, stavolta solo come tifoso, sugli spalti del "Delle Alpi", stagione 1994-95. La Juve di Lippi sta convincendo anche se ancora manca un risultato di spessore: arriva la Roma, ma la partita non si sblocca. Ci pensa Ravanelli - ancora lui, stavolta non più grifone ma in bianconero - che approfitta di un pallone concessogli fortuitamente da Aldair: in una banale rimessa laterale, il brasiliano sbatte la palla sulla testa dell'accorrente guardialinee, Manfredini di Modena, la palla gli scappa, finisce tra i piedi di "Penna Bianca" che in pallonetto va ad uccellare Cervone. Non mancarono le polemiche, ma a norma di regolamento, Ravanelli non aveva commesso alcun fallo, aveva approfittato di un comica e insolita situazione di gioco (un po' come quando l'arbitro si trova sulla traiettoria di un passaggio e non fa in tempo a scansarsi).
Chi ci rimise fu comunque Manfredini, che scomparve definitivamente dalla galassia arbitrale. Senza troppi rimpianti.
Ma torniamo a Gubbio-Perugia. Già in un'altra occasione provai a spiegare il rapporto che c'è tra queste due piazze. La storia non mente e non si cancella. E se perfino un Vescovo mite e nobile come Ubaldo Baldassini decise di rompere gli indugi (della canonica vocazione alla pax che il ruolo gli avrebbe dovuto suggerire) e finì per guidare le truppe eugubine contro 11 città confederate (tra cui Perugia), un che deve pur esserci.
Il paragone più efficace resta quello che ho utilizzato in una trasmissione a Umbria Tv, quando il collega Marioni mi chiedeva perché tanto astio tra le due tifoserie (e si stupiva che gli eugubini anche a Verona cantassero "Chi non salta perugino è...").
Utilizzai l'esempio del film Braveheart, paragonando gli eugubini agli scozzesi (sempre sottomessi e vessati) e i perugini agli inglesi. E dissi: "Ogni tanto vincono gli scozzesi, e ovviamente quando gli capita, vincono di gusto...".
Fermo restando che la rivalità debba sempre e comunque restare sui binari di quella che dalle nostre parti si definisce "cojonarella": ogni istinto a trascendere in qualcosa di più nefasto va sempre e comunque abiurato.
La tradizione dei risultati, invece, ci dice che il Gubbio non aveva mai battuto il Perugia, soprattutto al "Curi": le altre sfide, oltre a quella citata (del febbraio 1988) erano state solo di Coppa Italia, ma tutt'al più era venuto fuori un pari - e neppure ai rigori, poi, l'avevano mai spuntata i rossoblù. Anche al San Biagio, per la verità, il segno X è stato finora il massimo traguardo raggiunto dal Gubbio (indimenticabile l'1-1 di campionato, sempre 87-88, con Giovannico che in "zona Cesarini" e sotto un diluvio torrenziale, agguantava di testa il vantaggio di Nofri, che poi qualche anno dopo sarebbe pure venuto in rossoblù).
Fatto sta che anche un 1-0 anonimo, di un triangolare estivo di quelli che non lasceranno traccia, può avere un valore simbolico. Prendiamolo per buono: primo perché si è sfatato un piccolo tabù (le vittorie al "Curi" con il Perugia), secondo perché anche la monetina finale, nel suo piccolo, conferma che la dea bendata si ricorda dei rossoblù. Magari farà più comodo dal 27 agosto in poi... L'importante è appurare che non si sia scordata l'indirizzo...
Servizio su Juventus-Roma da "Gala Goal" - TMC
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