Sto ascoltando Ernesto Galli della Loggia su SKY intervistato da Maria Latella. Si parla di "voto utile", e il noto giornalista e storico rivela che abitualmente almeno la meta' dell'elettorato in genere esprime un voto "contro" e non un voto "per". Un fenomeno che si e' enfatizzato con il sistema elettorale in vigore dal 1993 - uninominale secco per i candidati a Sindaco, o nelle politiche con il cosiddetto "porcellum", una delle sciagure dell'Italia post moderna.
Non voglio sostituirmi al prestigioso editorialista del Corsera, ma quello che lui definisce "voto utile", inteso come utilitaristico (preferisco votare contro qualcuno che per qualcuno), avrebbe una definizione ancora piu' appropriata: ne' voto utile, ne' voto inutile.
Ma voto futile.
E mai come in questa tornata elettorale sarà il voto futile a fare la differenza.
Perche' la stragrande maggioranza degli italiani, per motiv diversi, per dinamiche intrinseche a questa consultazione, per atavica abitudine o per semplice voglia di contestare, esprimeranno un voto futile. Cioe' voteranno contro.
E poco importa che sia un voto contro Berlusconi, contro i comunisti, contro i magistrati, contro Monti, contro l'Imu, contro le tasse o contro tutto il sistema politico della Seconda Repubblica. Sarà semplicemente un voto contro, una sorta di referendum abrogativo del proprio avversario politico. Persino l'astensione, stavolta, sarà molto più futile che in passato. Perché anche questo, in buona parte, sarà frutto non di un semplice disinteresse, ma un vero e proprio non voto volontario, ovvero "voto contro".
Per carità, nulla di scandaloso. Fa parte della democrazia. Ognuno decide di votare per chi vuole o contro chi vuole. Si vota di testa o "di pancia" - come va molto di moda dire di recente.
E in genere si considerano ponderati i voti propri, e di pancia quelli altrui. Normale...
Il problema e' che mai come in questo 2013 il Paese avrebbe bisogno di sperare, di costruire, di guardare con fiducia al futuro. E dunque di "votare per", piuttosto che contro. Ma l'ipotesi verosimile di un pareggio, frustrato da un sistema elettorale beffa, mitigato solo in parte (e solo da una parte) dalla partecipazione delle primarie, lascia temere che quella che stiamo vivendo in queste ore potrebbe rivelarsi una colossale occasione persa. Senza escludere di dover tornare a votare ancora in questo stesso 2013.
Ma di tutto questo si parlerà forse da domani sera.
Per ora si può solo registrare che si e' conclusa la campagna elettorale più deludente e impulsiva dell'ultimo ventennio, ancor più povera di temi e progetti e sempre più infarcita di slogan e promesse "pronto uso" come neanche nei weekend del prendi 3 e paghi 2 del supermarket sotto casa.
L'aspetto più inquietante di questa campagna elettorale sta proprio in questo: quella che Mario Calabresi, nel suo editoriale di stamane su "La Stampa", chiama mirabilmente "miopia": l'incapacità di guardare oltre l'immediato, che è propria di una classe politica ormai abituata a coltivare il consenso a breve termine piuttosto che la politica di ampio respiro (e lungo periodo).
http://lastampa.it/2013/02/24/cultura/opinioni/editoriali/il-realismo-che-serve-al-paese-VtjcsXKLCFVKcH0FCBzogM/pagina.html
Molto più redditizio promettere lo "strapuntino" last minute, che non un piano di riforme che guardi al prossimo decennio.
E chissenefrega se i nostri figli dovranno emigrare.
In fondo l'hanno fatto anche i nostri nonni...
Ecco, questa è stata la logica della politica, nazionale come locale, degli ultimi 20 anni. E purtroppo non sarà questa tornata elettorale, nè il voto futile, a invertire la rotta...
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