Il mio puzzle, i miei pezzi.Di ieri e l'altro ieri.

sabato 4 giugno 2011

Dai "cazzotti" alle scuse, dai quotidiani a youtube: ciò che dispiace e ciò che stona davvero...

Scazzottata, caso chiuso. I protagonisti chiedono scusa”. Il titolo più o meno fa così.
Ma non si tratta della conclusione deamicisiana di una vicenda di cronaca.

Piuttosto dell’epilogo di un episodio che è avvenuto sotto gli occhi di tutti (e sotto quelli delle telecamere) il giorno dei Ceri piccoli, in una Piazza Grande affollata come non mai per questa manifestazione, durante la consueta diretta di TRG dell’alzata.

Non è stato certamente un bel vedere. E dispiace dirlo, soprattutto perché coinvolto era un amico, fraterno, e soprattutto un ceraiolo, indiscutibile.
Alla sera, a mente fredda, riflettevo che questo episodio – considerando anche l’indole di chi ne è stato protagonista, notoriamente schivo da qualsiasi forma di protagonismo, arroganza e prepotenza – dimostra una volta in più come l’intensità della Festa dei Ceri spinga ognuno a tirare fuori il meglio ma talvolta anche il peggio di sé. Può accadere a chiunque. Anche a chi, in questi giorni, si è eretto sul piedistallo del giudizio e ha puntato il dito. Forte di non si sa quale pedigree ceraiolo, che legittimasse un “giudizio sommario”. Personalmente ho sempre preferito riflettere, in questi casi, prima di aprire bocca. E mettermi nei panni altrui evitando, per quanto possibile, di giudicare.

Alberto ha sbagliato. E’ indiscutibile. Lo ha capito e lo ha ammesso, ha chiesto scusa al diretto interessato – un ragazzo trovatosi al momento sbagliato nel posto sbagliato – alla sua famiglia e soprattutto ha chiesto scusa pubblicamente, con una lettera che oggi tutti possono leggere dalle colonne di un giornale locale. Dimostrando la sua vera indole, lo spessore di una persona che non è infallibile, come ognuno di noi, ma sa ammettere - a differenza di tanti altri - quando sbaglia. Non crediate che quest’ultimo – soprattutto nella Festa dei Ceri – sia un costume così diffuso.

Se vogliamo, le scuse "a mezzo stampa" sono la vera novità di una vicenda che altrimenti è talmente consueta e connaturata alla Festa dei Ceri, da ispirarci piuttosto un’altra riflessione. Da ceraioli e da operatori di informazione.
Che senso ha riportare in un articolo di giornale un fatto che accade praticamente ogni 15 maggio, in tanti angoli della città, durante un momento che, per sua natura, è distinto e distante dal quotidiano convivere? Che senso ha giudicare con i canoni della quotidianità qualcosa che nulla ha a che vedere con essa?

Si chiede forse permesso al momento di entrare sotto il Cero? Si prega gentilmente il turista passante, di accomodarsi al lato della strada, mentre si avvicinano i Ceri alla propria muta?
Con questo non voglio giustificare le "scazzottate", ci mancherebbe. Ma la Festa dei Ceri le ha sempre conosciute e continuerà a conoscerle, soprattutto durante la corsa: fanno parte di una storia “mai scritta e documentata”, che è parte intima delle emozioni tumultuose di quei momenti. Qualcuno potrà storcere la bocca, ma è così.

Non mi risulta che la leggendaria Peppona offrisse tè e pasticcini ai sangiorgiari quando i Ceri partivano dalla porta di S.Ubaldo.
Certo, i tempi da allora sono cambiati. E con essi anche alcune “tendenze” ed eccessi ceraioli. Lasciando spazio ad altri, figli dell’attuale sentire comune (sagre in piazza alla sera del 14 e del 15, ambulanti con crepes alla nutella e via di questo genere…). Cambiare non sempre vuol dire migliorare...

Descrivere e provare a spiegare, specie su un giornale, specie a degli "estranei" della Festa, questa storia “detta ma non scritta né documentata” non è impresa difficile. E’ semplicemente inutile. Soprattutto per chi non l’ha mai vissuta. Dunque ci risparmieremo questa “fatica”.
La più grande differenza, la linea di confine tra un tipo di episodio diffuso e comune al 15 maggio (anche quest’anno mi sono trovato spettatore di 3-4 situazioni simili) e quello che è avvenuto giovedì scorso in Piazza Grande, è che quando tutto ciò avviene “sotto le telecamere” finisce per assumere una dimensione diversa e più eclatante: qualcosa che in realtà non appartiene alla reale volontà di quei gesti. Sbagliati senza ombra di dubbio ma in un contesto comunque diverso da quello dal quale vengono giudicati, il giorno dopo. Nell’immaginario collettivo, così come in chi è chiamato a raccontare la cronaca di quella giornata.

Sarebbe un po’ come se il cronista sportivo riportasse le frasi che i giocatori si rivolgono reciprocamente in campo (e che mai nessuno ha rivelato nelle dichiarazioni del dopo-gara); o come se lo chef raccontasse quello che avviene dentro la cucina del proprio ristorante. O come se – tornando alla Festa dei Ceri – trasmettessimo in diretta le riunioni in taverna: oltre alla dubbia confidenza con la grammatica, scopriremmo un universo dialettico e morale del tutto ignoto. E non necessariamente negativo. Ma che merita di restare oscuro, lontano dall'occhio e dall'orecchio di chi, a quel "mondo", non appartiene. E non potrebbe mai comprendere.

Non voglio dare giudizi morali su quanto è accaduto in Piazza Grande, non voglio criminalizzare nè tanto meno giustificare: parla da sola la lettera di Alberto, le sue scuse, gesto nobile e non facile. Dopo l'errore evidente, sotto gli occhi di tutti.
E aggiungo che neppure di "scazzottata" è opportuno parlare, come mi è stato giustamente ricordato, dal momento che i colpi sono partiti da una sola parte, per raggiungere l'altra.
Mi permetto però – facendo questo mestiere da più di 20 anni (non intendo il ceraiolo, quello lo faccio da più tempo… ma il giornalista) – di dire la mia su questo rincorrere notizie che tali sarebbero se inserite in un contesto di normalità.
Ma che tali non sono, e non saranno mai, se inserite in un contesto atipico (e da ceraioli, diremmo, unico) qual è quello della Festa dei Ceri.

Non dico per caso tutto questo, proprio all’indomani di un 15 maggio nel quale sono avvenuti alcuni episodi (cadute del cero “causate” da altri ceraioli), che rammaricano ma al tempo stesso fanno parte della storia dei Ceri. La stonatura è stato vedere ricostruiti alcuni di questi fatti su un popolarissimo social network (youtube) con tanto di moviola.
Ecco, che quasi senza accorgersene, si arriva alla distorsione del vivere ceraiolo, del detto e non scritto, della dimensione unica della Festa, che finisce per essere appiattita attraverso l’utilizzo di mezzi e forme di “lettura” che - magari sono di uso comune tutti i giorni - ma che con la Festa dei Ceri, e il suo spirito, non hanno nulla a che fare. La vera “stonatura”, ripeto, non è stata la caduta sventurata di un Cero, causa altrui: è avvenuto tante volte in passato e purtroppo avverrà ancora in futuro (magari "spartimole" ste disavventure, mi viene da dire, sorridendo…).

La “stortura” vera è aver visto raccontata questa storia non in una taverna, non in una chiacchierata ceraiola, non in una discussione, magari animata, anche tra ceraioli di camicia diversa, anche con qualche spintone, subito seguito da una stretta di mano o un chiarimento: ma su internet.
E ho apprezzato molto le parole del presidente della Famiglia dei Santantoniari, Alfredo Minelli, in una nota divulgata tra i ceraioli - e che avrei inserito anche qui, se non avessi avuto poi la sensazione di violare, nello stesso modo, l'intimità di quella riflessione, da condividere esclusivamente tra amici Santantoniari...

Internet o le colonne di un giornale. Siamo sulla stessa falsariga. E mai termine mi appare più azzeccato: falsariga. Perché è distorsione di quello che dovrebbe restare il terreno di discussione (e anche valutazione) di ciò che avviene in quei minuti: non le moviole, non le carte bollate. Ma il confronto verbale, diretto. Faccia a faccia. Quello che, se hai la coscienza pulita, non abbassi la testa. Non ti nascondi dietro un nickname, non devi usare una tastiera.
Se si sbaglia, e si è ceraioli, certamente si chiederà scusa. Perché non parliamo tra uomini primitivi. Ma tra uomini, e basta.

Nel codice non scritto di un ceraiolo, ci sta anche questo. Sbagliare, nell'enfasi eccessiva del momento. E poi, a quattr'occhi, chiarire. Senza bisogno che un moviolista, un cronista o un avvocato ci spieghino come...

3 commenti:

  1. Catalano direbbe che il filmato c'è perchè c'era chi filmava. Da chi e come viene usato il filmato sono questioni diverse, rispetto alle quali, ex ante noi ceraioli non ragioniamo, ma ex post non possiamo rimanere sorpresi. Nello specifico, condivido che la Corsa dei Ceri in certi frangenti ci induca ad usare(richieda)maniere risolute; eppure ho trovato fuori luogo, non tanto i gesti o le riprese, quanto piuttosto la presenza stessa dei soggetti sulla scena, perchè lì avrebbero dovuto esserci solo dei bambini. F.to Mauro Agostinelli

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  2. Caro direttore, mi scuso da subito per la lunghezza e l'animosità con cui scrivo questo commento in quanto non vorrei annoiare nessuno nel leggerlo, ma siccome questo e' un argomento che mi sta particolarmente a cuore, essendo io un cugino di Paolo Pugnitopo, mi sento autorizzato ad esporre le mie considerazioni in questa brutta (oserei dire "squallida") faccenda...
    Innanzi tutto e' doveroso farle i complimenti per come svolge il suo lavoro, la reputo indubbiamente uno dei migliori giornalisti nostrani sia in ambito di attualità che sportivo, pero', ho notato che questo articolo tende un po' a sviare da quello che e' la questione, mi spiego meglio:
    Lei parla di 15 Maggio, di "permesso" per entrare sotto il cero, di "turisti e di passanti gentilmente pregati a discostarsi dalla muta", e questo sarebbe vero nella maniera piu' assoluta se si parlasse del "15 maggio"...ma si e' dimenticato di scrivere direttore, che qui si parla di "2 giugno", della "festa dei ceri PICCOLI", che e' chiamata cosi non solo perche' sono più piccoli i ceri da prendere, ma perche' e' la festa dei PICCOLI, dei giovani futuri ceraioli che iniziano ad assaporare la bellezza, la fatica, la gioia ed il dolore del cero...Dico questo perchè il signor Alberto, tutto puo' essere considerato meno che PICCOLO, per cui ho trovato un po' inappropriate le sue considerazioni di carattere generale in un contesto cosi "specifico".
    Capisco l' affetto e l amicizia che la lega ad Alberto, ed io qui non voglio infierire su Alberto che so essere una persona con una caratura morale, umana, e caraiola assolutamente ineccepibile (e non e' rivolta a lui la mia critica in questo commento) ma mi chiedo se Lei avrebbe scritto esattamente lo stesso articolo se ci fossi stato io ad aggredire Suo figlio quest' anno in piazza il 2 giugno, o mio padre, o qualsiasi altra persona come Alberto riconosciuta da tutti come perbene, civile, innocua, piena di qualsiasi altro pregio...
    Trovo assurda tutta questa storia di giornali, articoli e via dicendo che hanno trattato una questione cosi delicata e privata, in maniera superficiale inizialmente e ridicola successivamente arrogandosi il diritto di decretare "la fine delle ostilità" dopo averle di fatto goffamente cominciate....
    Mi scuso per aver citato suo figlio come esempio nella domanda che le ho posto, non voglio assolutamente creare equivoci pero' e' necessario per farle comprendere come la mia personale figura si senta frustrata e seccata nel vedere STRUMENTALIZZATA dai canali di informazione una questione riguardante mio cugino, a cui sono legato oltre che da un rapporto familiare soprattutto da un legame affettivo e di amicizia...
    ripeto che questa e' una mia personale opinione e non della mia famiglia che ha ovviamente il diritto di pensarla anche in maniera differente e spero che si chiuda al più presto questo triste episodio sia a livello mediatico che "sentimentale", data anche la profonda stima e profonda amicizia che mi lega ai figli di Alberto..
    Mi Scusi per lo "sfogo" di questo commento e la ringrazio per avermi permesso questo scambio di vedute democratico che alcuni blog nemmeno Permettono...la saluto direttore e le rinnovo sinceramente i miei più sentiti complimenti per questo bel blog che seguo periodicamente e che apprezzo molto...Firmato Matteo Gaggioli Santini, ceraiolo Sangiorgiaro, cittadino responsabile...

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  3. Se tutto cio' fosse accaduto veramente il 15 Maggio non ci sarebbe stato assolutamente niente su cui dibattere o da obiettare...ma qui si parla del 2 giugno direttore.
    La ringrazio per aver mantenuto il mio commento precedentemente scritto per quasi un quarto d' ora.. non mi firmo perche' penso che sappia gia chi sia..saluti

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