Il mio puzzle, i miei pezzi.Di ieri e l'altro ieri.

mercoledì 15 giugno 2011

Trenta anni fa la tragedia di Alfredino... e da allora l'informazione in tv non fu più la stessa...

Sarà che in questi minuti sono sconvolto dalla notizia della scomparsa di un bambino di 10 anni di Umbertide: meningococco, l'esito lapidario della diagnosi all'ospedale Meyer di Firenze.

Sarà che da quando sono padre, notizie come queste finiscono per tormentare la sensibilità più intima, che in passato era nascosta dal limbo quasi di gomma, costruito su anni e anni di "mestiere" nel quale non puoi permetterti di commuoverti quando c'è da scrivere e raccontare.

Sarà che ripensando di averlo dovuto fare anche per persone molto care, ma con lo stesso apparente "distacco" che il ruolo di cronista impone, è un groppo alla gola quello che mi ritrovo nel pensare a quanto accadeva in questi giorni, esattamente 30 anni fa.
Alfredino Rampi da Vermicino: un bambino di appena 6 anni, nei primi giorni di giugno del 1981, avrebbe sconvolto con la sua storia - e l'epilogo tragico - l'intero Paese.
E soprattutto avrebbe inconsapevolmente contribuito a cambiare il modo di fare informazione nel nostro Paese.

Ma chi era Alfredino Rampi e di quale sventura fu protagonista?
Lo ricordo per i frequentatori del blog che in quel 1981 non erano ancora nati. E ai quali forse questo nome poco o nulla dirà. Negli anni scorsi, durante le lezioni di giornalismo a giovanotti classe '93, feci il nome di Alfredino ma la sollecitazione non provocò alcuna reazione (segno inequivocabile che ignoravano la sua storia).
Ai miei coetanei, probabilmente, dovrei riservare solo una rinfrescata: perché il suo nome, Alfredino, qualcosa, qualche pur pallido ricordo, necessariamente aiuterà a rivangare...

Un bambino che in un pomeriggio d'estate finisce accidentalmente in fondo ad un pozzo artesiano, nell'hinterland romano: da quella che potrebbe essere una disavventura poco più che domestica - roba da cronaca locale - scatena il putiferio: per la prima volta nella storia della tv il dramma viene raccontato in diretta. Va in onda il primo "reality show" della nostra televisione. Tutti si aspettano il lieto fine, il presidente Sandro Pertini in prima fila, ai bordi del pozzo. Ma il copione è in mano ad un destino molto più perfido e cinico di coloro che decisero di accumulare ascolti, in quelle ore febbrili, "giocando" un po' sulla sensibilità degli italiani.
Il lieto fine non ci fu. E il clima di tragedia avvolse ammutoliti oltre 20 milioni di telespettatori: lo show era finito, il sipario calato. Ma soprattutto la vita di un bimbo si era spenta, senza che i riflettori facessero altrettanto... prima che fosse troppo tardi...
Così ricostruisce quella storia, una delle più appassionanti puntate del ciclo "La Storia siamo noi", tra i capolavori firmati Giovanni Minoli:




Cosa accadde in quei giorni al giornalismo televisivo italiano? Qualcosa di forte, di poderoso, di incontrollabile. La sensazione fu di aver varcato un punto di non ritorno.
Da Vermicino fu tangibile la consapevolezza che vicende come questa non potessero più finire, senza controllo, senza regole, senza alcuna cognizione di sensibilità, sotto la lente d'ingrandimento dei media più invadenti (e spesso nocivi) come la televisione.
Infilare un microfono in un pozzo per carpire le grida disperate di un bambino incastrato a 80 metri di profondità, oggi, sarebbe non sono inammissibile, ma prima di tutto oltraggioso: allora accade perfino questo... Senza contare le telecamere accese 24 ore al giorno e puntate su familiari, conoscenti, presenti e perfino assenti, tutti protagonisti di un colossale reality che di minuto in minuto era riuscito a catalizzare l'attenzione di tutta l'Italia. Ci volle la vittoria ai Mondiali di Spagna, un anno dopo, per registrare ascolti simili.

Purtroppo con la parola reality abbiamo poi cominciato a prendere confidenza agli albori del XXI secolo: ben altra roba, a confronto di Vermicino, ma non certo tv dignitosa per la maggior parte dei casi.
E' comunque la tv post-moderna, che fatica terribilmente a rinnovare se stessa. E che forse ha bisogno di specchiarsi, come una donna in là con gli anni, a cercarsi qualche ruga, per capire che ora di un efficace maquillages...

Resta comunque la linea di confine di quel giugno 1981: da un piccolo borgo sperduto della campagna romana, una vicenda che cambiò il giornalismo di casa nostra. Un dramma che almeno aiutò a capire che esisteva un modo migliore e più umano di fare informazione.





Da Vermicino nacque una riflessione, anche e soprattutto autocritica, del mondo della stampa: che portò qualche anno dopo alla "Carta di Treviso", un codice di autoregolamentazione dei giornalisti a tutela dei minori.

Se oggi non compare la foto di un bambino su un quotidiano, o se in tv sono sempre più frequenti volti offuscati, perché i soggetti in questione non sono maggiorenni, è grazie alle tutele previste da questa Carta. Un Codice necessario, che è un notevole passo avanti. Non solo di comunicazione, ma prima di tutto di civiltà.
E' forse un tributo anche alla memoria di Alfredino Rampi: che se pagò con la vita la crudeltà riservatagli dal destino, non meritò di diventare suo malgrado oggetto di uno "stillicidio" mediatico senza precedenti...
Oggi si può dire che nella fatalità, la sua vita non se ne andò invano...

1 commento:

  1. Simone Filippetti -
    nonostante le regole, la deriva voyueristica e trash della tv è andata peggiorando. anche perchè sono gli stessi protagonisti di drammi oggi a correre in tv per sbandierare in piazza le loro lacrime, pur di apparire...

    Fabrizio Calzuola - sembra ieri il tempo vola

    Alessandro Agostinelli consiglio la bellissima canzone dei Baustelle su questa tragedia, è nell'album Amen

    Alessandro Bonci grande ago!!!!! http://www.youtube.com/watch?v=8WmrjRF56QM&feature=fvst
    10 ore fa · Mi piaceNon mi piace più

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