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mercoledì 1 giugno 2011

Scommesse choc: un senso di squallore, tristezza... e la proverbiale saggezza di Simoni...

Squallido. E' l'unico aggettivo che viene in mente leggendo di primo acchito dell'inchiesta sul nuovo caso di calcioscommesse tra serie B e Lega Pro. Una vicenda torbida che ancora deve svelare tutti i suoi retroscena e la sua verità - ammessa che mai la si sappia fino in fondo.
Ma già basta quello che è trapelato per provare un senso di nausea e imbarazzo al tempo stesso.
Come appassionati di calcio e di sport, prima ancora che narratori di vicende "pedatorie".
Come amanti spudorati di emozioni forti e irripetibili, come quelle che un gol o un rigore parato (dal tuo portiere) possono regalarti.
Altro che doping. Questa è alterazione genetica della passione sportiva.

In queste ore sarebbe perfino difficile trovare un principe del foro così abile da riuscire a difendere la credibilità di un circus - quello calcistico-mediatico - sempre più inghiottito dal dio-business: il solo profilerare di siti di scommesse sportve e di sponsor sulle maglie (anche più titolate), da solo stonava. E dava un senso di sproporzione.
Ora che viene a galla un nuovo caso-scommesse, a tutti gli effetti - coinvolte squadre come Atalanta e Siena, neopromosse in A, oltre ad un nugolo di formazioni della vecchia serie C, tra cui Cremonese e Ravenna - quel senso di inadeguatezza si trasforma in insofferenza...

Paoloni schierato in Cremonese-Gubbio - foto gubbiofans.it
Strano, dirà qualcuno. In fondo sono storie che non toccano neanche da vicino gli amati colori rossoblù: in fondo il famigerato Paoloni - portiere della Cremonese fino a gennaio - giocò contro il Gubbio solo quel 22 agosto (finì 5-1 per i grigiorossi), un'infausta domenica afosa che forse però insegnò tanto all'undici di Torrente.
Nessuno si accorse di Paoloni - quasi mai sollecitato dagli avanti eugubini - battuto solo da Bazzoffia, in una gara senza alcuna storia in cui l'unico "giallo" era la divisa - poi scaramanticamente mai più indossata - della squadra eugubina.

Vedremo cosa uscirà fuori da questo nuovo "vaso di Pandora", che senza coperchio rivela anche nomi eccellenti del calcio che fu (Signori su tutti, ma anche mister Ventura Bettarini), gente che non avrebbe bisogno di arrotondare i propri 740 con qualche scommessa galeotta...
Il senso di tristezza, mista a squallore, è attenuato quando nella stessa giornata ti trovi a parlare - anche per pochi minuti - con un signore del calcio, come Luigi Simoni: giusto stamattina il Direttore tecnico ha firmato la sua permanenza a Gubbio. Proprio Cremona bramava un suo ritorno, sembra che anche da Palermo siano giunte chiamate interessate. Qualche giorno di riflessione, e poi la decisione coerente con una saggezza, mai ostentata, ma sempre visibile, palpabile, anche ascoltando una semplice frase come questa, confidata oggi durante una telefonata: "Ci sono pochi posti in Italia dove si lavora bene come a Gubbio".
E quel "bene" significa tante cose...

Semplicità, schiettezza, motivazioni, voglia di crescere in una piazza che sa amare calorosamente, senza eccessive pressioni. Restando sempre e comunque coi piedi per terra. Sapendo chi si è, quali sono i propri limiti ma anche sfidando ogni volta in più il luogo comune che vorrebbe una città piccola come Gubbio relegata inevitabilmente in quarta serie: un teorema che in meno di due anni il triumvirato rossoblù ha saputo sovvertire.
Senza clamori, senza follie (se non quelle di una tifoseria letteralmente impazzita per una squadra trascinante). E soprattutto senza ombre. Una di quelle piazze dove, dopo una vittoria fondamentale per la promozione in serie B, puoi ritrovarti a mangiare un piatto di penne all'amatriciana (come Simoni nella foto del dopo gara Gubbio-Salernitana), in un clima amichevole e goliardico. Che non ha bisogno di etichettarsi come "terzo tempo", perchè non è scimmiottato: ma appunto, spontaneo.

Emblematico che certe parole - quelle del paterno Gigi - arrivino proprio in questo giorno: un 1 giugno che resterà agli annali come un'ignobile pagina di cronaca legata allo sport e che enfatizza indirettamente, se possibile, ancora di più l'impresa del Gubbio: talmente superiore alle avversarie, da ignorare inconsapevolmente anche quanto di strano e meschino accadeva intorno ad alcuni stadi del girone A di Lega Pro.

Gubbio sembra lontana anni luce - molto più di quanto non dica la tortuosità delle sue strade - da questo mondo artificiale e "finto" del cosiddetto "calcio che conta": la carezza paterna di Simoni a Marco Briganti, dopo la doppietta all'ambiziosa Salernitana, ci regala un flash d'altri tempi. Ma che non vuol dire di un calcio superato: è il calcio sano (e vincente) che si respira ancora a queste latitudini. Oggi fa notizia, proprio perché vince. Ma la sua autenticità prescinde dai risultati stessi.

Correttezza e deontologia vogliono che si debba attendere l'evolversi delle indagini, per emettere un giudizio già lapidario sul nuovo caso-scommesse. La certezza piuttosto è un'altra: da queste parti, invece, non c'è bisogno di aspettare il magistrato o l'intercettazione di turno per capire quanto grande sia stata l'impresa della squadra di Torrente. E quanto prezioso sia oggi il sì definitivo di un signore come Luigi Simoni. Dopo Stefano Giammarioli, i tasselli sono due: manca solo il terzo. E forse manca solo qualche giorno per ricollocare anche quello...




Dalla trasmissione sulla Lega Pro di Raisport, il replay di un gol "strano" incassato da Paoloni in una delle partite sotto indagine: Spezia-Cremonese 2-2.

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