"Il Gubbio? Assomiglia moltissimo al mio Perugia dei miracoli!".
Parole di Silvano Ramaccioni, team manager del Milan, uno degli artefici alla fine degli anni Settanta dei successi dell'indimenticabile Perugia targato Franco D'Attoma, che in panchina proponeva un volto nuovo del calcio nazionale, Ilario Castagner.
Ramaccioni, tifernate d'origine, non dimentica le proprie radici anche se ormai da 25 anni è Milano (o forse meglio dire, Milanello) la sua patria adottiva. E da lassù sbircia con puntuale curiosità sulle vicende pedatorie della piccola Umbria. Una regione che da troppo tempo non propone protagonisti importanti alla ribalta del calcio nazionale (l'ultimo, Serse Cosmi con il suo Perugia capace di approdare in Coppa Uefa).
A rompere il digiuno il Gubbio della triade Simoni-Giammarioli-Torrente: "Una squadra simpatica, che sa fare bel gioco e che seguo con attenzione da quando Simoni è approdato a Gubbio - ci confida telefonicamente Ramaccioni - Direi che per una cittadina come Gubbio la conquista della serie B è qualcosa in più della serie A a Perugia.
Un traguardo straordinario e impensabile fino a qualche anno fa. Ho seguito le vicende dei rossoblù e ho visto che hanno vinto con ampio margine e pieno merito il campionato di C1. Complimenti a Simoni, che conosco da tanti anni e che credo abbia portato esperienza, competenza e capacità. Ma congratulazioni anche al giovane direttore sportivo Giammarioli e al tecnico Torrente, che ha dato alla squadra un gioco brioso ed efficace, una delle più belle squadre del nostro calcio".
Il contatto con Ramaccioni - che ho avuto graditissimo ospite in una puntata di "Link" nella formula dell'"a tu per tu", alcuni anni fa negli studi tifernati di TRG - nasce dall'idea di realizzare con lui (e con altri protagonisti del calcio nazionale) l'introduzione dell'opuscolo legato al doppio dvd, in preparazione in questi giorni, con le immagini più suggestive della trionfale cavalcata dei rossoblù: "Eravamo in 5.000 a gridare Serie B!".
Ramaccioni confessa di avere un "debole" per i colori rossoblù, anche perché ricorda che un suo concittadino - Gabrielli - vestiva la maglia del Gubbio nella stagione 1947-48 quando la squadra di Masetti disputò il campionato di serie B (allora diviso in due gironi): "Oggi l'impresa del Gubbio - aggiunge Ramaccioni - è un messaggio positivo per tutto il calcio italiano, alle prese con i suoi problemi economici ed ora nuovamente con uno scandalo di cui avremmo fatto volentieri a meno".
Il piccolo che stupisce. Proprio come fu il Perugia di D'Attoma, Ramaccioni e Castagner: "Il segreto è nel gruppo, ma fin qui può sembrare una frase fatta - spiega Ramaccioni - In realtà è la voglia di crescere continuamente, di vincere e magari anche di stupire. Io dico sempre che non bisogna mettere limiti alla provvidenza. E penso che valga anche per il Gubbio in serie B".
Oggi, la chiamano "fame". Ma il concetto resta lo stesso.
"Nessuno avrebbe pensato di giocare un campionato di serie A a Perugia fino al 1974. Nessuno avrebbe pensato di restare imbattuti fino al 1979, nè tanto meno di finire in Coppa Uefa - conclude Ramaccioni - Sono quelle imprese sportive che restano scritte nella storia del calcio. E il Gubbio ha compiuto già una grande impresa con la serie B: ma sento che non deve fermarsi qui. Prendiamo il Novara: in fondo, un anno fa, era al posto del Gubbio...".
Un augurio? Un auspicio? Certamente sì. Ma anche una valutazione di un personaggio che di calcio ne mastica da decenni. E che nell'ultimo quarto di secolo ha legato il proprio nome ad un'altra favola calcistica: il Milan dell'era-Berlusconi.
giovedì 9 giugno 2011
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