Il ds Giammarioli è pensieroso - foto Settonce |
Per il Gubbio l’appuntamento con la vittoria è ancora rinviato sine die, e lo 0-0 casalingo con i biancorossi lombardi lascia aperti più interrogativi che certezze.
Partiamo dal lato buono dell’ultimo sabato di settembre: il Gubbio allunga la striscia positiva a due risultati (tanti quanti i punti in classifica), e per la prima volte, udite udite, non subisce gol. Non è un caso che la novità coincida con l’esordio di Cottafava, un tipo tosto, che non bada a fronzoli, si fa rispettare, alza la voce in una difesa finora fin troppo timida – complice anche l’anagrafe – insomma uno di quelli che è meglio non incontrare nei vicoli bui il sabato notte.
Aggiungiamoci il solito inesauribile Bazzoffia, l’unico a cercare di mettere scompiglio nelle linee avverse, la cui buona volontà spesso non va a nozze con lucidità e tocco di fino: ma di più è davvero difficile pretendere. Corressero tutti come lui, la musica sarebbe già diversa.
E invece le note liete finiscono qui.
Perché se l’assetto della squadra appare oggettivamente più granitico, i problemi restano atavici in zona offensiva. Bressan, portiere varesino, ha trascorso un sabato sostanzialmente tranquillo: a tratti avrà pure ammirato il panorama del centro storico, dalla sua porta, e magari avvistato anche qualche parapendio dal monte Foce.
Il nodo – che si spera non si riveli scorsoio – è dalla cintola in su: in mezzo al campo si fa quel che si può e se non gira a dovere Lunardini (sabato meno brillante che a Modena) l’azione è tutt’altro che tambureggiante. Davanti poi il rebus è assai complicato, altro che settimana enigmistica.
Terlizzi porta i segni della "battaglia". Ma il Gubbio non ha sfondato - foto Settonce |
Il Giannetti visto a Modena e con il Varese è quasi irritante. Ciofani continua a vagare in cerca di un perché, che potrebbe anche materializzarsi sotto forma di cross dalle fasce: ma quando capita, lui è puntualmente un passo indietro rispetto all’avversario. Mendicino, sempre sensibile al tocco lezioso, ha mosso un po’ le acque, ma stavolta non trovato la stoccata giusta. Ragatzu non era neanche in panca e a questo punto è il caso di definirlo un caso: fuori ormai da agosto come titolare, evidentemente ha problemi con il tecnico o con il gruppo. Il problema vero però che era proprio lui il giocatore in grado di fare da apriscatole, saltando l’uomo, inventandosi la giocata, mettendo a disposizione della squadra talento e fantasia. Che per ora giacciono su una poltroncina della nuova tribuna.
Che sia rossa o blu, la poltrona, conta poco, e certamente meno della sestina del bar Europa. Più importante capire se il Gubbio potrà contare davvero sui suoi numeri.
Teniamoci buono lo 0-0, ma i dubbi, e non pochi, a questo punto campeggiano. Unica attenuante il penalty che Di Bello poteva concedere in apertura e che avrebbe potuto dischiudere una gara ben diversa. Ma vedendo quello che ha combinato di nuovo Calvarese a Vicenza, non c’è da sperare molto nelle giacchette tricolori (né nel designatore).
Piuttosto c’è da capire da che parte ricominciare per arrivare in porta: mentre Marotta e Gomez la strada sembra la trovino sempre più agevolmente, alle nostre latitudini siamo ancora al labirinto. E chissà se qualcuno, da queste parti, conosca il mito di Dedalo…
Copertina di "Fuorigioco" di lunedì 26.9.11
musica di sottofondo: "Via le mani dagli occhi" - Negramaro - 2008
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