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lunedì 13 febbraio 2012

Da Varese solo gelate: involuzione caratteriale e una squadra parsa spaesata...


Benedetti è l'immagine
del Gubbio a Varese (foto Settonce)
Da Varese solo neve e gelate. E per il sereno è tutto rinviato sine die. Il Gubbio si adegua al meteo di queste settimane: il barometro non segna più neanche tempesta. E’ la quiete che segue la calamità quella che sembra animare – o meglio, intorpidire – le membra dei giocatori rossoblù.
La sconfitta al “Franco Ossola” è il punto più preoccupante dell’involuzione caratteriale di una squadra che a tratti è parsa quasi spaesata, vittima e al tempo stesso carnefice di alcune contraddizioni tattiche ma anche e soprattutto di un atteggiamento mentale lontano anni luce da quello che serve ad un gruppo che deve e vuole salvarsi.

Un altro gol al 6’ del primo tempo è il primo sintomo di un impatto troppo morbido con la partita. E’ sembrato di rivedere in scena la gara del Granillo, cambiava solo il nome dell’avversario e il colore delle maglie. Quanto alle incertezze tattiche, invece, quelle somigliavano più alla gara di Ascoli, dove già la scelta di Boisfer centrale e Briganti sulla fascia aveva lasciato molte perplessità – salvata in quel caso dall’ingresso di Almici e l’avanzamento del francese a metà campo.
Rivas insacca il gol vittoria: è il 6' del primo tempo
(foto Settonce)
Stavolta non c’è stata neppure la correzione in corsa, con Briganti, già ammonito, costretto ad arrabattarsi su una corsia di destra nella quale i dirimpettai del Varesotto hanno sentitamente ringraziato e disposto a piacimento di spazi e opportunità. Decisamente meglio invece il Boisfer visto a centrocampo nella ripresa.

L’equivoco tattico però ha finito per compromettere almeno un tempo: a centrocampo due soli rossoblù incontristi veri hanno concesso superiorità e predominio sulle seconde palle al Varese, disposto invece a 4. Guzman ha potuto fare poco il trequartista perché pochi i palloni giocabili. Quasi nessuno per Ciofani e Mastronunzio, che nell’unica chance è sembrato ancora in ritardo di condizione.
Alla squadra di Maran, alla fine, non è servita neppure la partita della vita per addomesticare l’1-0 fino alla triplice fischio e ritrovare così il successo casalingo a distanza di 3 mesi. Proprio come la Reggina 10 giorni fa.
Granoche circondato da difensori rossoblù (foto Settonce)
Un Gubbio che comincia ad essere il 118 di troppe squadre in questa serie B nella quale, a piccoli passi, tutti prima o poi la sfangano anche con un pari. Magari all’ultimo tuffo, come il Crotone con la punizione all’incrocio di Florenze, o magari negli scontri diretti, come tra Vicenza e Livorno.
Piccoli passi che appaiono come passi da giganti a confronto del ruolino dell’ultimo mese del Gubbio: 4 partite 1 solo punto (anche se con la Samp i 3 punti erano meritati), e soprattutto le ultime prove in trasferta davvero asfittiche sul piano della quantità di gioco.


La punizione di Guzman, unico tiro nello specchio
della porta in tutta la gara (foto Settonce)
 A Varese gli unici tiri in porta sono firmati da Guzman su punizione e Sandreani sugli sviluppi di un corner. Troppo poco per mettere a disagio la difesa lombarda. Troppo poco per una squadra, che anche senza fronzoli e gioco spumeggiante, ha il dovere di provarci: da lontano, con lanci lunghi, magari direttamente dalla difesa, con azioni insistite, magari confuse. Ma neanche questo si è visto all’Ossola.
Cosa ci sia alla radice, non lo sappiamo. E la speranza è sempre quella di una giornata storta. Ma su alcuni punti interrogativi a questo punto è bene che società e staff tecnico sappiano dare una risposta chiara ai tifosi: Buchel relegato in tribuna; Bazzoffia con problemi muscolari e un contratto che fa discutere; l’evanescenza di Mastronunzio; i tanti troppi moduli tattici modificati nel corso della stagione; gli avvii di gara da psicodramma.

Saluto pre-gara tra Maran e Simoni
La chiave noi non l’abbiamo. Possiamo immaginare cosa si sarebbe detto di Pecchia dopo una prestazione come quella di Varese. La risposta migliore, l’unica, incontrovertibile, resta quella del campo: e sabato ce ne è un altro, di campo, sul quale è bene entrare con ben altro atteggiamento.
Si chiama “Bentegodi”. Ma è bene anche non pensare a quanto accaduto un anno fa. Il presente è quello che conta. Se il Gubbio c’è, è il momento di battere un colpo...

 
 
Musica di sottofondo: "I wanna dance with somebody" - W.Houston - 1987

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