Predolin insieme a Ramona Dell'Abate conduceva "Il gioco delle coppie" |
Di coppie si fa un gran parlare a Gubbio negli ultimi giorni. Coppie di fatto, per la precisione. Ovvero, coppie unite da un legame che non è sancito dal matrimonio. E che, Costituzione alla mano, non trova ancora nel nostro sistema un ordinamento di regole a propria tutela.
Una coppia in particolare, è al centro dell’attenzione, suo malgrado. L’unica che da 10 anni a questa parte si è iscritta al Registro delle coppie di fatto. Neanche loro avrebbero immaginato che a distanza di due lustri si sarebbe rialzato un putiferio inaudito su uno degli “istituti” più chiacchierati – in proporzione al loro reale “utilizzo” - della storia amministrativa di questa città.
Se ne parlò per settimane quando il registro fu istituito, con una votazione da psicodramma, che divise la sinistra già all’epoca e fece parlare mezza Italia. L’istituzione del registro delle unioni civili passò per un solo voto, per altro sofferto, da parte di un esponente cattolico allora nelle file del Prc (oggi al Pd), Renzo Menichetti. Nei mesi a venire altri comuni seguirono l’esempio di Gubbio, ma con minor tasso polemico.
Oggi il registro – che per altro non riveste alcun rilievo giuridico né dà accesso ad alcun servizio amministrativo speciale – è stato cancellato, con una votazione che ha visto politicamente sulla stessa linea il Pd (maggioranza) e l’opposizione di centrodestra (Pdl) insieme all’Udc.
Morale: un nuovo polverone è tornato ad alzarsi, un po’ come in quei film western, quando passa una carovana di diligenze a tutta birra nel cuore della Monument Valley.
Polvere e polemiche hanno trovato eco fertile in alcuni ambienti politici nazionali e regionali: a scatenarsi tutti i livelli anagrafico-amministrativi di Pd, Idv, Sel, Federazione della sinistra, e le organizzazioni di “settore” – ci si passi l’espressione – da sempre in campo per la tutela dei diritti sulle nuove forme di convivenza.
C’è chi chiede un passo indietro di Sindaco e Pd, chi plaude all’iniziativa, chi invoca dimissioni, chi promette crociate.
Ad onor di cronaca, sfogliando i deliberati di 10 anni fa, si scopre che gli stessi consiglieri Pd oggi additati di “tradimento etico e intellettuale” dalla sinistra alternativa, non hanno fatto che ribadire il proprio concetto: allora votarono no all’istituzione del registro, oggi hanno votato sì alla sua cancellazione.
C’è invece chi allora votò no al Registro e oggi invece ha cambiato idea votando no alla sua cancellazione. Il bello della diretta.
Senza entrare nel merito del tema – troppo profondo e impegnativo per essere esaurito in queste poche righe – qualche quesito però sorge spontaneo su questo che, a distanza di giorni, appare sempre più come un “gioco delle coppie”. In salsa politica.
Perché – fermo restando l’indubbia valenza di un dibattito sui diritti civili (buono in ogni epoca e ogni latitudine, ma forse più adatto ad un consesso parlamentare che non a Palazzo Pretorio) - pensare che, nel momento attuale, sia proprio questo il tema prioritario su cui possa accapigliarsi la politica cittadina è quanto meno sorprendente.
Specie in una piazza nella quale di problemi ne fioccano a bizzeffe, a cominciare dalle sempre più numerose coppie (“di fatto” ma soprattutto di diritto) costrette a restarsene a casa senza lo straccio di uno stipendio.
Non è difficile immaginare l’esito di un sondaggio volante in materia, tra i cassintegrati di Merloni o tra gli ormai ex dipendenti di Faber o Sirio Ecologica, o tra i tanti “padroncini” dell’autotrasporto locale, strozzati dal caro carburanti e dai pagamenti dilazionati sine die da quelle stesse amministrazioni pubbliche che nei consessi decisionali si dilettano su tematiche di così alto lignaggio.
E allora, ecco che sorge il dubbio. Che in fondo, la polemica di queste ore non finisca per apparire come una versione moderna del “gioco” di Predolin, calata nell’agone politico eugubino: con un’amministrazione che poggia su una maggioranza instabile – per la quale anche il dibattito su un tema nobile come questo, alimenta un rischio-crisi; e un’opposizione che può confidare anche sul minimo spiffero per mettere a disagio la tenuta del governo. Chi siano le coppie in gara, poi, fate voi.
E se qualcuno si domanda che fine abbiano fatto i dibattiti su temi come sviluppo economico, programmazione urbanistica, progettualità di centro storico e aree di espansione, occupazione e misure a sostegno del reddito, cultura, turismo o viabilità, nessun problema. Dopo “Il gioco delle coppie”, il Predolin di quegli anni 80 ci offriva un altro immancabile appuntamento: “Colpo grosso!”. ù
GMA
Editoriale "Gubbio oggi" - gennaio 2012
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