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mercoledì 25 settembre 2013

Dal vuoto politico... ai vuoti di memoria

Una città senza governo, senza assise consiliare, senza possibilità di progettare il futuro. In due parole, una città senza voce.
E con il rischio di ritrovarsi anche senza memoria. Caso mai qualcuno avesse scordato gli ultimi 15 anni di vita eugubina, ci ha pensato indirettamente la Presidente della Regione, Catiuscia Marini, a rinfrescare la meningi al termine del suo incontro con il Commissario D’Alessandro a Palazzo Pretorio.

A Gubbio non si programma e non si decide da troppo tempo” ha dichiarato testualmente la Governatrice umbra, respingendo al mittente non solo presunte responsabilità regionali sulla situazione attuale ma anche insinuazioni che volevano coinvolgere Palazzo Donini nella strana e ancora oggi subdola vicenda della fuga di “Don Matteo” a Spoleto.
Gubbio Cenerentola? No, più che altro una Gubbio da Bertoldo. Una città che ha finito per giocare sul proprio destino prima con un decennio improntato prevalentemente ad una “politica del consenso”, poi con un biennio gravido di conflitti e contraddizioni – prima fra tutte l’abbandono del timoniere da parte delle truppe che lo avevano sostenuto.

Quella stampata dalla Presidente regionale non è solo una fotografia dell'attualità, somiglia più ad uno schiaffo politico alla classe dirigente di questa città (del suo partito e non solo). Il quindicennio di lotte intestine, alleanze trasversali, conflitti economici, battaglie disputate su più fronti, non solo politici, ha lasciato molte macerie. Il risultato? Una città che si è autoesclusa dalla geografia della programmazione regionale. Una comunità senza più bussole.
Gubbio è l’unico comune in Umbria – ha rivelato la Marini - a non aver presentato il cosiddetto Qsv (documento sul quadro strategico di valorizzazione del centro storico), perdendo così l’opportunità di attingere a risorse economiche che di questi tempi sarebbero tanto preziose per quanto sono rare.

L’ultimo decennio, al di là di alcuni interventi, la città ha partorito due mega progetti (Puc 1 a San Pietro e Puc 2 nell’ex ospedale) che dovevano rappresentare una svolta epocale per il centro storico. Entrambi hanno vegetato prima ed ora restano in incubatrice, con il parcheggio a San Pietro che ha qualche chance in più di vedere la luce (se non altro per far sparire l’eco-mostro attuale) e con l’ex ospedale che invece si candida a diventare “cattedrale nel deserto”, con l’aggravante di aver fatto trascorrere quasi 10 anni (dalla firma per il nuovo ospedale di Branca risalente all’anno 2000 all’inaugurazione del marzo 2008) senza un progetto di credibile fattibilità.

Il Commissario D'Alessandro con l'ormai ex Comandante
dei Carabinieri di Gubbio, Iannicca
Piangersi addosso, a questo punto, è esercizio perfino beffardo, oltre che dannoso. Non potrà essere il Commissario del resto ad usare la bacchetta magica e risolvere d’incanto i problemi: sarà un mezzo miracolo già far tornare i conti, dopo il taglio “brutale” di circa 4 milioni dei fondi provenienti dal Governo, che imporranno una manovra rigorosa e inevitabilmente pesante.
C’è un vuoto politico, che faticosamente da alcune sponde, politiche e civiche, si cerca di affrontare con qualche primo timido dibattito. L’attualità e l’emergenza richiamano anche la cittadinanza ad un maggiore impegno e ad una partecipazione diretta senza precedenti. Lo stesso appello del Commissario alle associazioni locali, a farsi artefici della gestione di alcune aree per garantirne una più decorosa manutenzione, va colto come stimolo ad una fase nuova di responsabilità da parte dei cittadini.
 
Anche se, la responsabilità più importante resterà comunque, tra meno di 12 mesi, quella delle urne. Sarà pure prematuro, ma è bene auspicare fin d’ora che se il vuoto politico sarà colmato dalla campagna elettorale, non siano poi i “vuoti di memoria” a fare la differenza.


Dall'editoriale di "Gubbio oggi" - settembre 2013

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