Una data, un dna. 8 settembre, la faccia meno nobile o forse più' effimera e
triste della nostra storia, la scelta di una fuga mascherata da
realpolitik.
Se dovessimo descrivere uno dei difetti più' comuni, diffusi e
insopportabili narrati con il nostro tipico stereotipo tricolore all'estero,
basterebbe ricordare questa data.
70 anni fa il re firmo' l'armistizio con
gli alleati. Decisione di per se' inevitabile dopo una guerra inutile,
insostenibile, sproporzionata e soprattutto ormai persa. Ma Vittorio Emanuele
III si dimostro' piccolo di statura morale ancor più' di quanto gia' non lo
fosse per quella fisica. Far pace con i belligeranti scateno' entusiami e
giubilo tra gli italiani, ma basto' lo spazio di poche ore per capire che il
peggio doveva ancora arrivare.
I tedeschi - o meglio i nazisti - gli
spietati alleati con cui il Duce aveva scelto di annodare i destini del Paese,
si ritrovavano nemici. Ma quel che peggio, e' che la
popolazione italiana si ritrovava da un giorno all'altro quei nuovi nemici in
casa. Con un esercito lasciato completamente allo sbando - e nonostante questo, con episodi di eroismo immortali come l'eccidio di Cefalonia (raccontato dall'indimenticabile film "Il mandolino del Capitano Corelli")
Mezza Italia era in mano agli angloamericani - che sarebbero di li' a
poco sbarcati ad Anzio e vinto la terribile battaglia di Monte Cassino, un
assedio tra i più' sanguinosi della storia costato oltre 100 mila morti tra le
due schiere.
L'altra meta' dello stivale, da quella che sarebbe diventata la
"linea gotica" in su, era assediata dalla Wermacht, da SS e dai nuovi
repubblichini, italiani convinti - in buona fede - di dover restare a fianco
dell'iniziale alleato.
L'8 settembre e' lo spartiacque tra la guerra
mondiale, miseramente perduta, e la guerra civile che tragicamente sarebbe venuta
fuori. E che non si placo' nemmeno con l'armistizio finale, quello vero, del
maggio '45.
Sono passati 70 anni proprio oggi. E francamente su quella
data non c'e' nulla per cui brindare. I pochi sopravvissuti alla guerra e al
logorio del tempo, confermeranno che la festa per l'annuncio del re e di
Badoglio duro' poco. In realta' iniziava una guerra peggiore di quella appena
archiviata: una guerra d'occupazione e uno stillicidio civile.
Oggi, in
un'altra era geologica sul piano storico, ma con nuovi preoccupanti "spifferi di
guerra" (che in poche ore potrebbero diventare "venti", e in pochi giorni
semplicemente "guerra") un pensiero merita comunque che sia rivolto a quella
data.
Contraddittoria, meschina, lungimirante quanto puo' esserlo una fuga dalle
proprie responsabilita'. E un salvacondotto solo per se' e per la propria
famiglia ("reale") a scapito del proprio Paese.
Ecco, in queste ore leggo che
l'Italia ha un premier che in ambito internazionale viene ascoltato, e non per
le barzellette o per qualche dichiarazione ad effetto. E quello stesso premier,
a chi lo sollecita sulle solite "liti di quartiere" in casa Pd, risponde: "Non
ho tempo per pensare a queste cose".
Sono passati 70 anni dall'8 settembre. E per fortuna
nessuno rimpiange il dna di quella data...
sabato 7 settembre 2013
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