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venerdì 21 gennaio 2011

Digitale terrestre: l'Umbria lancia un grido d'allarme. E' in corso una "guerra silenziosa" che rischia di soffocare decine di emittenti...

Un Tavolo con le emittenti televisive che trasmettono in Umbria e tutti i soggetti interessati per gestire la fase di transizione dalla tecnologia analogica al digitale terrestre.
E' la proposta che è emersa oggi in un summit svoltosi a Perugia, a Palazzo Donini, presente l'assessore regionale alle infrastrutture tecnologiche immateriali, Stefano Vinti, e i rappresentanti delle emittenti televisive regionali umbre (per TRG oltre al sottoscritto come direttore responsabile, ha partecipato il presidente di Radio Gubbio spa, Giampiero Bedini).

Nel corso dell'incontro l'assessore Vinti ha avanzato la proposta di istituire un tavolo tra le tv umbre, proposta che e' stata accolta dai rappresentanti delle emittenti radiotelevisive umbre. Obiettivo, fare sistema e continuare a operare in stretta sinergia per contrastare i rischi che potrebbero derivare alle emittenti locali e, inoltre, impedire che sugli utenti umbri gravino i disagi e i costi sociali riscontrati nelle regioni dove gia' il digitale terrestre e' realta'.

Ma quali sono i due problemi essenziali che mettono seriamente a rischio il futuro dell'emittenza radio-televisiva umbra?

1) La legge di stabilità 2011 prevede una norma - surrettizia e verrebbe da dire anche "subdola" - che di fatto impedisce alle tv locali di inserire nell'ambito dei propri canali contenuti non locali.
"Cosa c'è di strano?" può essere la domanda legittima di un telespettatore, abituato a seguire la propria emittente locale (ad es: TRG) proprio per avere informazioni su quanto accade nel suo territorio. Succede che vietando alle emittenti locali di inserire contenuti non locali, si impedisce di fatto alle emittenti stessa qualsiasi possibilità di consorziarsi con altre emittenti di altre regioni (possibilità che proprio la nuova frontiera del digitale può aprire sul piano tecnologico, dato che ogni emittente operatore di rete ha a disposizione non uno, ma sei-sette canali, con notevoli benefici potenziali sul piano dell'espansione territoriale, della raccolta pubblicitaria e dunque della competitività).
Vietare il trattamento di temi non locali, significa dunque vietare i consorzi. Una norma che – inutile dirlo - agevola non poco i network nazionali e internazionali, che da un lato hanno già copertura totale, e che così eviterebbero "via decreto" di ritrovarsi nel giro di qualche anno qualche concorrente in più (sotto forma di consorzio di emittenti) in grado di competere magari sul fronte dei prezzi e delle tariffe pubblicitarie. Per dirla con una definizione che va di moda, una "norma illiberale" che, ironia della sorte (ma neanche tanto) proviene proprio da un Governo che richiama tra i suoi principi quello della libertà...

2) Se il primo problema potrebbe non interessare direttamente il telespettatore (che rischia però nel giro di qualche anno di veder scomparire oltre la metà delle emittenti locali, non più in grado di sostenere i costi della trasmissione digitale senza poter usare alcun strumento di espansione per sostenerli con la raccolta pubblicitaria) il secondo problema è invece direttamente correlato: preoccupa infatti l'ipotesi di un anticipo del cosiddetto switch off anche in Umbria (il passaggio automatico da analogico a digitale), con l'anticipazione della data alla seconda meta' del 2011 invece che nella seconda metà del 2012 come inizialmente previsto.
Anche in questo caso, l'anticipo di un anno - richiesto proprio in questi giorni dall'AGCom (Autorità di Garanzia delle Comunicazioni) al Ministero - rischia di mettere nei guai le emittenti locali che avevano calendarizzato l'avvicinamento nei prossimi 2 anni: anticipare investimenti per qualcosa come 250-300.000 euro non è cosa da poco. C'è chi potrebbe riuscire comunque ad allestire la conversione delle apparecchiature di alta frequenza (ponti di trasmissione) e di bassa frequenza (regia e distribuzione segnale), ma c'è anche chi sarebbe costretto a farlo in fretta e furia, senza ponderare acquisti di materiale, programmazione, ritrovandosi magari ad effettuare scelte sbagliate che poi rischia di pagare dopo lo switch off.
Senza contare che per i telespettatori il passaggio al digitale - come insegna l'esperienza delle regioni dove è già avvenuto - imporrà un training di adeguamento delle proprie abitudini (a cominciare dalla memorizzazione dei canali) tutt'altro che facile.

Da qui la preoccupazione tangibile di tutti gli operatori del settore che hanno evidenziato le difficoltà già esistenti sul fronte economico per investimenti che andranno a toccare in modo rilevante i bilanci attuali, che già pagano non poco la congiuntura economica negativa. Il passaggio al digitale terrestre fin troppo anticipato, rischia di tradursi anzichè in un'opportunita' per le tv e per i cittadini, in un colpo letale per una fetta di informazione (quella locale) di cui oggi il telespettatore non può fare a meno.
Lo dicono i dati Auditel, secondo i quali la somma di tutte le emittenti locali italiane pone questo sistema al secondo posto dietro Rai o Mediaset tra i competitor: forse è proprio questo che "spaventa" il duopolio televisivo nazionale.

Nelle prossime settimane (presumibilmente l'11 febbraio) le emittenti umbre a reti unificate trasmetteranno un talk show per spiegare le problematiche e le informazioni utili ai telespettatori per quello che sarà comunque un passaggio epocale (dall'analogico al digitale) ma anche per evitare che diventi un "salto nel buio" per tante realtà televisive locali che, anche se in un ambito ristretto, rappresentano e garantiscono un servizio fondamentale di informazione, presenza e riferimento per le esigenze e i problemi del cittadino.

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