Il mio puzzle, i miei pezzi.Di ieri e l'altro ieri.

lunedì 9 maggio 2011

8.5.11: ora la favola per i nipotini, l'abbiamo anche noi...

E pronunciamola questa lettera magica: serie B! Il Gubbio vince, e la città è invasa da un’altra folle giornata di festa, a meno di un anno dal tripudio di San Marino.

Il calendario dice 8 maggio 2011, e la data è una di quelle formule chimiche da tatuare a vita nella memoria sportiva di Gubbio e dell’intera regione.
Sì, perché il miracolo compiuto dalla società di patron Fioriti, dalla squadra di Torrente e dal pubblico del Barbetti ha qualcosa di straordinario, che è perfino difficile rintracciare nelle residue categorie superiori, praticamente una, ormai rimaste dopo questa scalata impetuosa durata meno di 24 mesi.

Il Gubbio è in serie B. Continuiamo a ripetercelo da ieri sera, quasi dovessimo convincerci che è tutto vero. Che non è solo un sogno dal quale la sveglia delle 7 rischia prima o poi bruscamente di tramortirci.

Non basta neanche rivedere da cima a fondo la sintesi della partita, riassaporare i colori di uno stadio interamente dipinto di rossoblù, 5.000 tifosi a spingere una squadra, quasi fosse una 500 abarth d’annata, andata in panne a due passi dal semaforo. Scene di quotidiana pazzia, che dalle 16.53 in poi prima il tappeto verde del Barbetti, poi piazza 40 Martiri e infine le sale degli Arconi hanno ospitato come fosse il giorno prediletto dagli eugubini.
Quel giorno che dista in fondo meno di una settimana, ma che nell’intensità e nelle vibrazioni ha avuto un’anteprima mica da niente.

Non basta neppure rivedersi i gol di una stagione, le prodezze di una squadra partita con le grandinate di Grosseto e Cremona, riassestatasi piano piano, e poi da novembre trasformatasi in un carro armato invincibile capace di schiacciare le attese protagoniste, le grandi di un torneo, che contava società e città anche di 20 volte superiori per numero di abitanti.

Vincere 8 partite di fila da novembre a gennaio, vincere a Verona, Como, Reggio Emilia, Monza, battere al San Biagio squadre come Salernitana, Sorrento, Cremonese, Alessandria, Spezia. Tutto questo non ha prezzo e forse non l’avrebbe immaginato nemmeno un tifoso liceale abituato a scriversi le formazioni del Gubbio sul diario, al posto dei numeri di telefono delle compagne di classe.

La cavalcata è stata trionfale, e non è mancato neppure il thrilling finale: con i pareggi in serie, il lento recupero del Sorrento, l’urlo strozzato in gol della perla nera di Daud in riva al golfo, prima dell’apoteosi al Barbetti. La prima vera grande vittoria davanti al pubblico amico: dopo il lontanissimo spareggio di Pesaro, datato 1947, dopo la bolgia del Curi di 30 anni dopo, dopo i 3.000 a San Marino, finalmente un trionfo casalingo.

Perché in fondo fatto in casa è pure la regia di questo prodigio: dal presidentissimo Fioriti, alla dirigenza, dagli sponsor Colacem e Barbetti – ormai da 15 anni un tandem eccellente e solido – dal dg Pannacci fino al diesse Giammarioli partorito due anni fa da un’idea di Fioriti, e entrato sul palcoscenico con la garanzia che ad affiancarlo, supportarlo e consigliarlo fosse un grande vecchio – ma solo per la carta d’identità – come Gigi Simoni. La scelta di Torrente è stata il tassello che ha suggellato il patto decisivo: quindi le scelte sui giocatori, le scommesse vinte, le sorprese e le conferme, le garanzie incarnate su tutto dall’immagine di un capitano come Sandreani, che in B ha rinunciato per anni a salire, e che alla fine c’è arrivato ma con l’unica maglia che aveva scelto coraggiosamente di vestire e onorare.

E il pubblico: quel pubblico che già a San Marino aveva affascinato, i tifosi di sempre mescolati a quelli dell’ultim’ora, richiamati da qualcosa che non è più neanche blasfemo definire storico.
Per chi ancora si scandalizza su questo aggettivo, consigliamo di andare a chiedere lumi a piazze, umbre e non, che la serie B se la sognano a occhi aperti e ancora non si capacitano che i piccoli, sperduti e improbabili eugubini abbiano realizzato tutto questo.

Invece è tutto vero. E soprattutto, è tutto meritato: una squadra che non solo è stata in vetta 5 mesi di fila, arrivando anche a +10, non solo ha vinto 21 partite su 33, non solo ha il secondo miglior attacco e per un solo gol la seconda miglior difesa. Ma ha soprattutto il più alto minutaggio giovani di tutta la Lega Pro.

Una lezione di come si vince anche senza fare pazzie economiche. Perché da queste parti, le uniche follie sono quelle emozionali. Quei brividi, freschi di 11 mesi, che l’8 maggio 2011 ci ha ancora rinnovato, con qualcosa in più. Una lettera dell’alfabeto che era assurdo immaginare solo qualche mese fa.

Una giornata da raccontare ai nipoti: con quella stessa favola che i nonni ci narravano dello spareggio di Pesaro di 64 anni fa, di una trasferta polverosa su camion improvvisati, e una B conquistata con i denti.

Ora la favola (da raccontare ai nipoti) ce l’abbiamo anche noi…
E la lettera torna ad essere quella: la B!





Da copertina "A gioco fermo" di "Fuorigioco" del 9.5.2011
musica di sottofondo: "Volare" - Gipsy King - 1989


1 commento:

  1. commenti da facebook -

    Fabrizio Calzuola - SEMO UN POPOLO A PARTE

    Floriana Nicchi -
    è si ....finalmente caro Giacomo entriamo in questa bellissima realtà che si chiama B ...............dopo 64 anni rivediamo il nostro amato Gubbio giocare nella serie cadetta.........un popolo......una città...... che entra in questa meravigliosa favola....Forza Gubbio e grazie ...........

    Adolfo Traversini -
    Città e tifosi straordinari,Bellissimi e unici.

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