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giovedì 5 maggio 2011

La parodia di "Affari tuoi": perchè la vita non è una scommessa... soprattutto al volante...

In gioco la vita: talvolta per un bicchiere di troppo. Un rischio quasi inconsapevole che migliaia di ragazzi si trovano sulla propria strada ogni fine settimana.
Come nel popolare show “Affari tuoi”: l’apoteosi della banalità assurta ad abilità, dove sogni, speranze e futuro sono racchiusi in una scatola blu sigillata. E dove lo “scavicchi ma non apra” – coniato in una delle prime edizioni da Bonolis – è quasi la formula magica per cambiare senso alla propria vita. Salvo disperarsi chissà per quanto tempo, in caso di errore…

Sulla metafora, efficace e brillante, collegata alla fin troppo popolare trasmissione di Raiuno poggia il video vincitore del concorso “Guida la vita – Il senso della vita e la sicurezza stradale” promosso per il terzo anno consecutivo dall’associazione “El.Ba.” – intitolata ad Elisabetta Barbetti, una giovane eugubina scomparsa proprio in un incidente stradale 10 anni fa. Una meritoria iniziativa che vede il patrocinio degli enti locali e la collaborazione preziosa dell’associazione Carabinieri e della Polizia di Stato, oltre che dell’Ufficio scolastico regionale.

Per una volta, scuola, istituzioni e privati (non mancano gli sponsor, tra i quali anche l’autodromo di Misano) fanno quadrato per prevenire quello che purtroppo è un fenomeno cui non si fa più neanche caso sfogliando i quotidiani del lunedì. Finché non se ne è colpiti più o meno direttamente.

Il concorso non è solo un momento di confronto tra gli studenti delle IV classi superiori eugubine (i ragazzi per intenderci, in procinto di svolgere l’iter istruttivo per la patente) sul tema della sicurezza stradale: prima di questo, l’El.Ba. promuove nel corso dell’anno un ciclo di incontri formativi e informativi coordinati da Cinzia Rogo (psicoterapeuta) e con la presenza di addetti ai lavori (tra questi anche l’ex pilota di F1, Sigfried Store, sul tema della guida sicura e dei parametri spesso sconosciuti, legati alla stessa).

Da tre anni mi onoro di far parte della commissione giudicante i video e gli elaborati dei ragazzi che partecipano (quest’anno 13, tra gruppi e singoli), grazie all’invito di Luigi Digitale e della presidente Elisabetta Bedini. Anche i lavori di questa edizione hanno segnalato grande sensibilità da parte degli studenti: non il “fare tanto per fare” – atteggiamento che purtroppo condisce molte attività scolastiche – ma il “fare per costruire qualcosa”. Il gusto del fare, per lanciare un messaggio, un segnale, per dimostrare che ci sei.

Ho percepito questo in tanti elaborati (non solo video, ma anche grafici e scritti) che abbiamo avuto modo di esaminare con la commissione di cui fanno parte anche docenti, dirigenti scolastici, dirigenti di Polizia, oltre agli stessi responsabili El.Ba.

Dal video vincitore – che ha colpito tutti per la formidabile capacità comunicativa – ad altri video originali e profondi nel messaggio, ai racconti fino alle slide dell’elaborato che si è aggiudicato il primo premio della categoria singoli: una bara che a tutta velocità solca l’autostrada con lo slogan “La vita a 200 all’ora”. Un pugno nello stomaco di un’efficacia straordinaria: la capacità di tradurre e sintetizzare in un semplice flash milioni di pensieri, parole e considerazioni.
La vincitrice, in questo caso – Caterina Venerucci (qui a fianco nella foto di Paolo Tosti) – non a caso è “figlia d’arte”: suo padre, l’amico Federico, è mente brillante e sapiente grafico, il cui dna evidentemente ha prodotto fantasia eccellente.

Un discorso a parte, comunque, merita il video che ha meritato il primo premio: nelle precedenti edizioni c’erano stati punti di vista differenti tra le varie produzioni, alcuni particolarmente originali, altri crudi e anche cruenti, altri ancora toccanti perché reali, vissuti ed emozionali. Ricordo lo scorso anno un video costruito con i Lego, attraverso una sorta di filastrocca, con la musica di “Tik Tok”, in cui si inscenava lo sballo prima, e il dramma poi, con il messaggio finale che “La vita non è un gioco”; oppure l’intervista ai genitori di un ragazzo eugubino che ha perso la vita, suo malgrado, in un incidente causato da un altro giovane trovato sotto l’effetto di stupefacenti.

Quest’anno però non ci sono stati dubbi: appena visionato, il video poi vincitore è parso unanimemente il migliore.
Tanto da farmi sorgere più di un dubbio che fosse davvero tutta “farina di giovane sacco”: coinvolgente la sceneggiatura, prorompente il ritmo, straordinaria la fotografia. Così come la scelta di alcune inquadrature, i movimenti della camera, il susseguirsi di situazioni. Difficile non pensare ad una “longa manus” esperta e di qualità che abbia, quanto meno ispirato, i giovani studenti liceali autori del prodotto.


I ragazzi del IV B Liceo "Mazzatinti" vincitori del concorso
 Ad ogni modo, chapeau, a chiunque l’abbia ideato, costruito e poi realizzato (nessuna delle tre azioni è sufficiente, necessaria, e scontata, senza le altre).
E un consiglio: fatelo girare, fatelo vedere a tanti, tantissimi giovani: salvare anche una sola vita, con la suggestione di un breve ma intenso racconto, sotto forma di clip, non ha prezzo. E rivaluta, di un milione di motivi, le potenzialità del piccolo schermo – troppo spesso male utilizzato da chi dovrebbe farne un “mestiere” in senso nobile – e ci conferma come quando si parla di giovani, si dovrebbe prima di tutti ascoltarli e metterli alla prova: prima di pretendere di averli capiti e identificati.

Complimenti a tutti i ragazzi che hanno partecipato: un video ha vinto (e per chi avesse piacere, può cliccare qui sotto), ma tutti coloro che hanno prodotto anche 1 solo minuto in questa iniziativa, hanno lasciato comunque un segno… Per sè e per gli altri...


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