Il mio puzzle, i miei pezzi.Di ieri e l'altro ieri.

venerdì 27 maggio 2011

"Quel vecchio di 40 anni..."... è qui...

Quando ero piccolo le persone di 40 anni mi sembravano vecchie. "Quel vecchio di 40 anni" dicevamo noi liceali... In genere i quarantenni erano già sposati, avevano qualche capello bianco (gli uomini), la pancetta, leggevano sempre il giornale o guardavano il tg, parlavano solo di politica o di calcio, l'unico sport che potevano ancora sostenere (a parte le carte) era il tennis - mio padre fa eccezione, visto che continua ancora oggi ad oltre 70 anni. Non andavano in discoteca (semmai in qualche balera), non facevano più il corso, era più facile trovarli al supermercato il sabato pomeriggio che a spasso il sabato sera.
Le vedevo insomma attempate, con molte rughe, giacche abbondanti, a quadretti un po' tristi, sigaretta in bocca, un modo di camminare quasi claudicante. E in generale, un andamento di quelli che ti fanno capire, quasi, che la parte migliore della tua vita sia già alle spalle.
A quarant'anni pensavo che la vita di una persona dovesse essere incasellata nella metodica quotidianità. O in un ciclico calendario di appuntamenti - dicembre/Natale, estate/vacanze - che non si schiodano ormai più.

40 anni. A dirla così sembrava un limite, più che una tappa. Una gabbia, più che una data anagrafica. Ma quando pensavo tutto questo, di anni, ne avevo meno della metà.
Finchè non è arrivata Carol Alt, fine anni Ottanta, che recitava i suoi "primi 40 anni", come fosse una teen agers. Quel film, e soprattutto quell'attrice, mi davano qualche speranza...

Oggi? Sono 40 per davvero. A parlarne così dovrebbe sembrare che ti cambi la vita. Che superi una soglia particolare, un traguardo speciale. Magari non lo è.
Forse va a finire che cambia solo la prima cifra della tua età (erano 10 anni che non succedeva), e le quattro lettere finali (i famosi "anta"). Qualche pacca sulla spalla, gli auguri, un brindisi. E tutto torna come prima.

Pieraccioni diceva che i giorni che ti cambiano la vita sono 4-5. Tutto il resto "fa volume". E, aggiungo io, difficilmente quei 4-5 sono dei compleanni.
Una curiosa coincidenza - tutta politica e tutta eugubina - è legata a questa data, 27 maggio: 10 anni fa vinceva le elezioni Orfeo Goracci; oggi si è insediato ufficialmente il suo successore. In tutto questo il mio compleanno ci sta per caso (e io pure) anche se, da questo punto di vista, dieci anni sono stati piuttosto lunghi... e tormentati... Ma di questo magari ne parleremo in un altro post.

L'augurio che mi faccio? E' scontato parlare di salute, benessere, felicità.... Parole.
Finchè non capisci che basta rientrare a casa, vedere tuo figlio che ti corre incontro per abbracciarti, o magari ti sorride dal divano mentre guarda un imperdibile cartone e comincia a raccontarti della sua giornata a scuola o all'asilo: e allora quelle parole - salute, benessere, felicità - cominciano ad avere un senso.

L'augurio - al di là di ciò che è fondamentale - può essere anche più banale. Di continuare questo blog. Giusto per raccontare e raccontarsi un po' più spontaneamente di come il piccolo schermo o le altre faccende mediatiche in cui ti trovi incasinato, ti consentono. Una questione di clichè. O forse di volontà interiore...
L'augurio vero è di continuare ad emozionarmi. Ogni giorno, anche per le cose più semplici. Che spesso (quasi sempre) sono le più vere. Le più "profumate"...
Quelle a cui non pensi quando apri un'agenda, guardi le chiamate perse di un cellulare, sali in macchina con la testa agli impegni della giornata, vai ad un appuntamento, apri la posta elettronica, conduci una trasmissione o sfogli un giornale.

Ecco, ad esempio: una passeggiata al parco del Teatro Romano.
Finisco giusto di scrivere queste stupide righe, per andare là. Stacco tutto.
Mi aspettano Giovi e Vittoria. Ho bisogno di altro?
Non credo... Anzi, penso proprio che i 40 anni siano già fantastici...

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