Il mio puzzle, i miei pezzi.Di ieri e l'altro ieri.

venerdì 13 maggio 2011

Le sei meno cinque... in un video. E l'attimo prima... in una foto



Un video che dice tanto. Forse tutto. Pochi secondi che raccontano la "muta de Barbi".

E soprattutto che spiegano, senza bisogno di parole, quello che è il momento di straordinaria "fuga dalla realtà" che ogni 15 maggio coglie un ceraiolo. Quel momento ha un nome, che sembra una formula artmetica, ma non lo è: le sei meno cinque.

L'attesa - la parte più bella della Festa - è quasi del tutto consumata, e con essa anche l'ansia che di solito ti prende. I giorni prima, a tratti. Poi - dopo che abbiamo messo giù il cero alla mostra verso le 3 - in modo viscerale. Lì, a quel punto, tutto il mondo che ci circonda negli altri 364 giorni, appartiene ad un'altra dimensione: quella del banale quotidiano. Noi, siamo invece completamente assorbiti da un'altra galassia: quella del 15 maggio, della spallata, del momento in cui ci sarà un solo attimo...

Non importa chi siamo, come ci chiamiamo, che lavoro si fa. Non importa neppure chi siamo stati fino a quel momento, sul piano ceraiolo, cosa abbiamo fatto, come è andata negli anni precedenti. Tutto si azzera.
C'è solo quell'attimo da vivere. Da conoscere, da affrontare... e da vincere.

Quell'attimo è grazia assoluta. Il nirvana del 15 maggio.
Il resto non conta.

Il video di Giampaolo Pauselli è stupendo: non solo perché lo raffigura negli sguardi, nella tensione leggibile anche da ogni singolo muscolo del volto, dai baci, dalle pacche sulle spalle che sembrano quasi voler rompere un brusìo fastidioso: quello che ti circonda e che è per lo più animato da gente che non sa, non capisce, non comprende (parlo dei passanti, ovviamente) quello che ti ribolle dentro.

Ma le immagini sono struggenti anche perché a tratti affiora il profilo di Lucio: la sua concentrazione, la sua voglia di cero, il suo orgoglio di essere lì, pronto a onorare ancora una volta il suo essere santantoniaro. Il suo esserlo insieme a noi, alla "muta de Barbi".

E' il 2001 - ma conta poco, potrebbe essere anche un altro anno. L'ho capito da alcuni particolari: c'è Saverio con noi (ha preso il cero fino al 2003); dalle immagini della "spallata" riconosco il mio braccere (Piero Franceschetti), che mi ha affiancato solo dopo il 2001; non potendo essere il 2002 (venne giù a punta Marco Cancellotti), nè il 2003 (Daniele "Boccino" era capocetta di Marco Caioli, dunque con la camicia rossa), l'anno è certamente il 2001. Ma conta poco, solo per la curiosità.
Conta tanto, conta tutto l'esserci stati. L'aver vissuto quei momenti. Che mi mancano incredibilmente - anche se ancora sono lì a "friggere" da braccere, accanto ad Ale "Caramellone".

Muta di Barbi 2006 - L'attimo prima...
Ogni tanto, per rivivere quegli istanti, guardo una foto. Questa...

L'ho chiamata "L'attimo prima...".
E' l'unica foto che io abbia (e penso di essere praticamente l'unico) che ritrae il passo prima della spallata.
E' l'anno dopo la scomparsa di Lucio, il 2006. Un anno strano, in cui il "senso di vuoto" si percepiva chiaro in tutta la muta.

C'era ancora più silenzio degli altri anni. Un silenzio rotto dal brusio, dal lento avvicinarsi dell'"O lume della fede" - con quel tam tam, lento e interminabile, che in quei momenti assomiglia ad un rullo da plotone di esecuzione - Anche senza parlare, ne eravamo tutti convinti.

Lucio era più "presente" degli altri anni, era come se fosse lì. Al nostro fianco. Dalla finestra una mia amica sta vedendo, per la prima volta, la Festa dei Ceri. Non sa nulla di tutto questo. E' una giornalista di Umbria tv, ma non come i soliti giornalisti che vengono a Gubbio e ti chiedono "chi vince?". E poi quando cerchi di spiegargli, peggio ancora, ti chiedono: "Ma che senso ha che nessuno vince?". Lei ha capito al volo.
Ha capito che tutto quello che riusciva a comprendere l'avrebbe emozionata, tutto il resto doveva capirlo comunque da sola. Quell'anno sapeva che ero lì, mi cercava e ha cercato di fotografarmi, per la verità mi ha confidato che avrebbe voluto farlo quando ero già sotto. Ha anticipato i tempi ma ha colto quell'attimo che è l'ATTIMO per eccellenza.

Quello in cui la testa e l'anima non ti parlano, ti muovono. Non è un neurone a dirti, "Vai Giacomo, è il momento!". E' qualcosa di più profondo, di più intimo. Ecco, lei ha colto quel momento (e approfitto per dirle grazie).

Inconsapevolmente, ha ritratto ciò che neppure immaginava. E il destino ha voluto che in questa foto ci fossimo solo io e mio fratello (lui qualche attimo prima del suo ATTIMO), e in mezzo il cero. Se avessi chiesto ad un fotografo di aspettare lì l'intera giornata e carpire questo istante, forse non ci sarebbe riuscito.
Anche senza questa foto, non riuscirei a cancellare cosa si "vede" e si "sente" in quell'istante. Ma ogni tanto do un'occhiata a questa foto: e rimpiango quel momento, pur ricordandomi che viverlo significava avere crampi allo stomaco, un viso pallido, le mani gelide e probabilmente un battito cardiaco a livelli di ricovero...
Chi ti passava accanto ignorava tutto questo. E arrivavi a chiederti se quella pesantezza interiore non fosse qualcosa di insopportabile, qualcosa che non saresti riuscito a sostenere...

Poi, dopo la spallata, avresti sollevato una montagna, scalato un grattacielo a mani nude, ti saresti buttato in un dirupo. La tensione, la paura - quella autentica che il cero ti incute e che non è figlia del timore, ma del rispetto di ciò che si sta facendo - non faceva più parte di te...

Aver vissuto tutto questo con la "muta di Barbi" - e avere la fortuna di poterlo ancora fare, insieme ad altri giovani ceraioli - è una fortuna, una gioia e un motivo di grande orgoglio... Anche per onorare la memoria di Lucio...

4 commenti:

  1. Grazie per questa infinita emozione!
    Noemi

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  2. E' da brividi in specie per chi come me per lavoro è da alcuni lustri che non vive i giorni prima della Festa.
    Un carissimo saluto a Lei Direttore per lo splendido servizio che rende a tutti i Santantoniari, in particola a quelli non fisicamente vicinissimi ma profondamente legati alla terra natia.
    Un ricordo particolare anche per Saverio (muta de Santa Maria) che prematuramente ci ha lasciati.
    Federico Bagagli "de Brotanello"

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  3. E' proprio vero, le emozioni che si leggono nei visi dei ceraioli il giorno dei ceri non appartengono al timore, o all'ansia... è rispetto, riverenza, attesa, quasi impazienza di avere il cero sulla spalla, di abbracciarlo stretto e correre, correre, correre... Emozioni, per me in quanto donna, mai provate materialmente, ma fruibili negli occhi di quei ceraioli, giovani o maturi che siano, che attendono solo di portare il loro cero. Bellissimo articolo direttore!

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  4. Commenti da fb

    Luana Poggi - Video stupendo...è in questi momenti che ci rendiamo conto di quanto siamo fortunati ad essere eugubini fino al midollo....solo noi riusciamo a vivere queste emozioni così intensamente,a cogliere gli sguardi carichi di tensione,ad abbraccia...re in silenzio per non dire troppo e per non sminuire l'importanza di questi momenti, a soffrire e gioire nello stesso istante....solo a noi sono riservati questi attimi...si, fortunati noi...

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