Il mio puzzle, i miei pezzi.Di ieri e l'altro ieri.

martedì 17 maggio 2011

Un 15 maggio gravido di emozioni, ricordi... e coincidenze beffarde

Sembra già passato un secolo. Eppure sono poco più di 48 ore. La Festa dei Ceri 2011 è alle spalle. Con la sua umidità, il suo consumarsi rapido e impercettibile. Con quel senso dell'immenso - cullato nei giorni precedenti - che in realtà scivola via, col passare delle ore. Come sabbia. E con l'ansia che sembra quasi passare il testimone alla nostalgia, a fasi alterne.

Non indosso orologio, non porto con me cellulare, non ho nulla di tecnologico addosso, il 15 maggio. Per scelta, per volontà. E anche per rispetto di questo giorno. Fuori dal resto dell'anno. Fuori dal banale.

E come ogni 15 maggio, anche il 2011 di banale e di scontato non ha avuto nulla. Soprattutto un aspetto, quasi paradossale, che ha attraversato, sottile, molte vicende - tra loro distanti e differenti - in questa giornata. Un filo beffardo che, pensandoci su e riassaporando alcuni momenti del giorno dei Ceri, accomuna "protagonisti" e "vittime" di un destino travestito da joker. Ma senza fez, fusciacca e fazzoletto...

Il primo aspetto è il meteo. Negli ultimi 15 giorni una sola volta ha piovuto copiosamente e ininterrottamente per quasi 4 ore di fila: dalle 13 alle 18.30 del 15 maggio. Avessimo organizzato una "trappola" con Giove Pluvio, non ci sarebbe riuscita così bene. La pioggia e il maltempo fanno parte della Festa dei Ceri: negli anni '50 e '60 andava in voga un detto: "Se non piove, gli eugubini trovano il modo di far piovere acqua dalle finestre". Poi per 20 anni, dal mitico 1989, il sole ha quasi sempre dominato. E comunque di pioggia copiosa non se n'è vista da queste parti il 15 maggio. Da due anni invece abbiamo dovuto farci i conti.
Cosa cambia? Poco o niente. Se non che ti ritrovi a 40 anni a farti domande che mai ti eri più posto dai tempi in cui ancora "si puzzava di mezzano": che scarpe mettere, una doccia calda prima della corsa del pomeriggio, dov'è il kee way (quello rigorosamente nero, perché di indossare un colore diverso neanche sotto tortura...) e magari un cappello di quelli da pescatore, mai indossati prima. E soprattutto, ce la faremo a stare in piedi?
Quesito quest'ultimo ancora più pressante per chi si trova (o meglio, ha la fortuna di essere) punta davanti sulle birate: Piazza Grande anche quest'anno era una pista di pattinaggio mascherata. Non si trattava solo di reggere il peso del cero, buttare dentro la "muta" (compito della punta esterna) e correre, ma la priorità diventava un'altra: fare tutto questo, restando in piedi. Non mi dimenticherò mai la sensazione di entrare in Piazza, cero in spalla, ad un metro da San Giorgio e sentire dentro che ogni paura covata fino ad un minuto prima, era dissolta. M'è tornata per un istante in mente la frase del "Verro" (Guerrino Mischianti, capodieci di Sant'Ubaldo nel 1996) che nel descrivere la sua Callata mi ha detto: "Non mi sentivo le gambe, poi una volta partito sarei arrivato anche a Mocaiana".
L'ebbrezza della spallata è qualcosa di unico. Provarla poi con ceraioli cresciuti con te, con cui a 40 anni prendi il cero per la prima volta insieme (quest'anno, Chico Farneti) è appagante. Ben oltre le difficoltà oggettive (e beffarde) di una giornata incredibile...

Il secondo tassello beffardo, di questo 15 maggio, è proprio in Piazza Grande: o meglio, all'uscita. A pochi metri dalla celebre caduta "dei Colonnelli" (in quel 1971 che aveva visto capodieci Mario "de Pinzaja") il destino si diverte a disegnare la sua trama maligna: una nuova caduta nell'anno in cui suo figlio, Roberto, rompe la brocca. Allora, di nuovo, c'era proprio la piazza. Stavolta i santi ed i ceri restaurati. E la beffa nella beffa è che in un anno in cui Sant'Antonio non aveva brillato nella corsa fino a quel momento, proprio le "birate" erano state il momento più esaltante: mi resterà sempre impresso il sorriso soddisfatto e quasi stupito di Federico Ragni, capodieci santantoniaro del 1999, mentre i ceri stavano uscendo dalla piazza, che guardandomi, agitava le braccia come per dire "che capolavoro". Peccato che il capolavoro avrebbe resistito pochi altri secondi...
Di Roberto e Mario questa giornata suggella comunque un flash indimenticabile: poco prima dell'alzata il figlio lascia al padre la mazzetta per incavijare il cero alla barella. Un istante che da solo potrebbe "spiegare" la Festa dei Ceri. E per chi non lo trovasse sufficiente, allora non basterebbe un'intera Treccani...

La beffa più atroce, sotto questo profilo, ha come sue vittime sacrificali i ceraioli di San Giorgio. E in particolare il loro capodieci, Vittorio Fiorucci: dopo una corsa che rasenta la perfezione, difficile per la pioggia e la strada viscida, in alcuni tratti anche a rischio per imprevedibili accidentalità (è già celebre l'energumeno a dorso nudo che ha affiancato il cero all'altezza della piazza di S.Antonio ed è stato allontanato e placato con le maniere "risolute e convincenti"), la caduta arriva a pochi metri dalla Basilica, a due passi dal cero di Sant'Ubaldo, e per colpa di un ceraiolo santubaldaro, poi scoperto addirittura vicino di casa del capodieci. L'apoteosi dell'ingiustizia. I maestri della tragedia greca non avrebbero saputo fare meglio.
E in un momento di concitata delusione, mista a rabbia e inquietudine - uno di quei frangenti in cui il sangue bolle come l'acqua in pentola, e l'unico modo per trovare quiete potrebbe essere una sana e sonora "scazzottata" - non dimenticherò l'immagine di Peppe Fiorucci, il fratello del capodieci - visibilmente affranto - che sale in modo veemente sulla barella, lo abbraccia e urla a squarciagola "Viva San Giorgio!".
Una lezione di passione ceraiola, di amore vero, di autenticità allo stato cristallino. Per tutti noi.

L'ultimo elemento che una sorta di "beffa fatale" resterà legato a questa edizione della Festa dei Ceri, riguarda proprio loro: i Ceri. Riportati a nuovo, o meglio ad originario splendore. E poi, dopo neanche metà corsa, ritrovati malconci per evidenti scoloriture dovute, certamente, per l'azione della pioggia e del freddo di una giornata che era tutto fuorché primaverile.
Ero ad attendere il via delle birate. Alle prese con quei magoni che sono patologia tipica e non curabile per ogni ceraiolo nelle sue "sei meno cinque" - ovunque esse siano, e a qualunque ora arrivino. Scorgere, quasi distrattamente, gli ornamenti del prisma ligneo di Sant'Antonio, solcati da una sorta di scolatura giallognola è stata una pugnalata alle spalle. Per un attimo ho pensato al lavoro straordinario, certosino e infaticabile che le restauratrici eugubine avevano effettuato per mesi e mesi su quelle tele. Ho immaginato i commenti "del giorno dopo" - immancabili, e per lo più esternati da non addetti ai lavori, e per sentito dire - ho pensato a quante polemiche avrebbe suscitato tutto questo. Poi, dentro di me, mi sono detto che era il caso di concentrarsi sulla girata. Su quelle camicie azzurre davanti a me (amici, fino a qualche istante prima), su quella piazza insidiosa e viscida, come quella stanga nuova di zecca e ancora rigida e poco vissuta.
Ho guardato "Mascio" (al secolo Luca Mascelli), il mio braccere, ho messo da parte beffe, scolature e pensieri, e gli ho detto: "Sinistro avanti..."...

8 commenti:

  1. Da facebook -

    Roberto Bianconi -
    Hai saltato il passaggio che da quanto era freddo volevamo partì prima...bei pensieri Giacomo

    Noemi Chiocci -
    che magone. Grazie Giacomo.

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  2. Semplicemente commovente e meraviglioso!

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  3. ...articolo peretto a mio modesto avviso,l unica precisazione che faccio è che l energumeno a dorso nudo è comparso all altezza della Cappelleria Bocci e inizialmente era vestito,è arrivato in querlle condizioni all altezza della Piazzetta a causa di tuti coloro che hanno provato a fermarlo!!!

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  4. E bravo Giacomo.......come sempre d'altronde...Commovente!!!!!

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  5. Ancora commenti da fb

    Luca Ragni - Bravo...Bello...

    Fabrizio Cece -
    ‎"l'energumeno a DORSO nudo" è troppo forte!!

    Elena Di Bacco -
    I 50/100 cretini che sistematicamente corrono a fianco e dietro i Ceri non sono piu' coincidenze beffarde. m.m.

    Silvia Alunno -
    Bellissimo...condivido tutto...

    Roberto Bianconi -
    Eli non hai citato quelli che fuggono davanti....

    Chiara Pompei -
    hai colto degli attimi incredibili!!.... che emozione :)

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  6. Un articolo che fa rivivere tutte le emozioni di un giorno speciale, di una festa unica, di una tradizione che si tramanda da secoli, dove tutti gli eugubini si uniscono come non mai per questa offerta che facciamo al nostro Patrono!!

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