Il mio puzzle, i miei pezzi.Di ieri e l'altro ieri.

sabato 18 febbraio 2012

Riscoprire a 40 anni le figurine Panini: il pretesto per riassaporare un pizzico d'infanzia...

"Il segreto del calcio? Credo che sia la sua capacità di farci tornare bambini. E di riportarci alle emozioni più belle e innocenti della nostra infanzia". Ricordo di averlo sentito da Paolo Villaggio, in un'intervista di Gianni Minà, risalente al 1991, mentre accompagnava il noto attore comico allo stadio "Marassi" per assistere a quella che sarebbe stata la partita-scudetto della Samp.

Le emozioni della propria infanzia sono spesso custodite in cofanetti insospettabili: hanno forme e colori diversi, la chiave poi esce fuori quando meno te l'aspetti.
Non pensavo, qualche tempo fa, di riassaporare uno dei profumi più inconfondibili dei miei primi anni '80: l'odore - ma sarebbe il caso di definirlo "aroma" - delle figurine Panini.
Sto riscoprendone fascino e unicità in queste settimane. Grazie al mio Giovi che - dico la verità, con una mia piccola forzatura ab origine - ha iniziato la collezione classica dei calciatori Panini 2011-2012. Forzatura, aiutino, chiamiamolo un po' così. Diciamo che gli ho procurato l'album e le prime figurine. Poi il resto è venuto da sè. Per lui è tutta una scoperta. Per me una godibile riscoperta.
Fa sorridere il fatto che qualche sera fa mi sia ritrovato con un altro "babbo", in palestra, prima di giocare a pallavolo per il torneo Csi, a scambiarci qualche figurino. Oltre 80 anni in due, io e lui, ma in fondo indaffarati proprio come due pre-adolescenti, a sbirciare giocatori, squadre, ruoli e novità varie, per trovare quelli che mancavano all'appello. Ufficialmente la collezione si fa in onore del Gubbio in serie B (altra chicca che chissà quale generazione futura potrà riaccarezzare).

"Ce l'ho, ce l'ho, ce l'ho, me manca!": una specie di ora pro nobis, che recitavamo (ricordo soprattutto all'Oratorio, appunto mi ricordava una litania) prima di andare a giocare la classica partita a calcio del sabato pomeriggio, dalle 14 alle 17. Partita infinita nella quale l'intervallo era di un'oretta (dalle 15 alle 16) giusto il tempo di assistere alla settimanale lezione di catechismo (per i più, un opportuno pretesto per rifare le squadre in vista della seconda partita). Non ce ne vorrà il Concilio Vaticano, ma la fede, per noi, il sabato pomeriggio era più o meno questa.
E le liturgie avevano le sembianze di uno scambio incessante di figurine, di Falcao e Platini che passavano da una mano all'altra, ma anche di sconosciuti carneadi del calcio nostrano, che assurgevano agli onori della cronaca per la loro "introvabilità".
Non credo che gli annali del calcio riusciranno ad annoverare personaggi come Anzivino od Osellame, Criniti piuttosto che Vito Chimenti. Facce scure, spesso neanche sorridenti, che a riguardarle oggi - e a paragonarle agli impomatati prestipedatori del XXI secolo - sembrano più reduci dell'"Anonima Sequestri", che non giocatori di un calcio che non c'è più.
Come non esistono più, ahimè, i giochi sfiziosi di allora: il "topino" (una sorta di "concincina" con le figurine Panini, nella quale il giocatore della stessa squadra "mangiava" l'altro e l'unica regola da chiarire era se "Serie B batte serie B oppure squadra con squadra"). O come il mitico "costamuro" (il lancio delle figurine verso una parete ingiallita dell'Oratorio, destinato a premiare il partecipante che più si avvicinava all'anonimo muro della sala).

In questa carrellata di flash vintage, con ricordi non meno sudati di quanto già non fossimo noi in quei pomeriggi interminabili, il ricordo più curioso mi riporta alla Cartolibreria Pierini, che negli anni della mia scuola media (primi anni Ottanta) era l'indiscutibile luogo di ritrovo per i "malati" di collezione Panini. Una "mecca" verso la quale dirigersi, anzichè alle 12, poco dopo le 14, ma con spirito non meno devoto.
Ricordo che fuori, una volta acquistate le "dosi quotidiane" (2-3 bustine di figurine) iniziava la fase dello scambio, con una frenesia degna dei giorni più bollenti a Wall Street. Il mio giorno per eccellenza - uno di quelli da incorniciare nella memoria - mi vide fortunato destinatario di una figurina, ancora la ricordo Aldo Maldera III, praticamente introvabile in tutta Gubbio.
In pochi secondi venni assaltato come una gazzella in mezzo ad un branco di leoni, nella savana, da un gruppo di ragazzotti - più grandi di me - che arrivarono ad offrirmi forniture di bibite per almeno una settimana, pur di avere la rarissima istantanea del baffuto terzino milanista (o forse già giocava nella Roma, non ricordo).
Mollai molto più prosaicamente per un gruzzolo di figurine (almeno un centinaio) che un tipo corpulento e cicciotto mi propose, tirandole fuori dalle tasche del suo giubbotto: praticamente quella sera potevo passare dalla fase di "iniziazione" a quella della "quasi ultimazione" dell'album, in pochi minuti. Senza Maldera, ovviamente. Ma con il gusto e la soddisfazione di aver fatto il mio primo indiscutibile... affare.

Oggi Maldera non fa neanche l'opinionista e non so che fine abbia fatto. Pierini non vende più figurine (da una decina d'anni ad appannaggio delle edicole. L'ho saputo proprio lì quando mi sono recato la prima volta memore di quel luogo di "licenze ludiche"). Lo stesso album ormai è lontano anni luce dallo schematismo asciutto ed essenziale dei miei anni (oggi c'è perfino una sezione per gli arbitri e il calcio femminile...).
Io intanto, superanta la soglia degli anta, ho rispolverato il gusto di divertirmi così: un po' banalmente, nel vedere ma anche nel partecipare, alla raccolta dei miei figli (anche la piccola Vittoria si è appassionata, lei è addetta a scartare le bustine e poi dirci, con la sua memoria infallibile, se ci sono o meno doppioni).
Ormai ogni sera si ripete l'iirrinunciabile rituale, che mi diverte come un bambino. E mi piace pensare che un giorno anche il mio, di bambino, si rammenterà di questi piccoli "sacri" momenti. Conditi da dettagli che solo a distanza di tempo si impara ad accarezzare: lo strappo della bustina, la sorpresa di trovare il giocatore "che manca", lo scoramento nel veder spuntare il doppione.

E il profumo... il profumo delle figurine.
Che potrei riconoscere anche in mezzo ad una discarica...
Profumo di emozioni. Di un viaggio ideale da cui - anche attraverso l'immagine di quel cartoncino adesivo, che ti ride o ti fissa un po' più serio - una volta imboccato, non puoi più uscire a retromarcia.
Perchè in fondo è un po' rivedere se stessi, 30 anni dopo, attraverso quelle foto...

2 commenti:

  1. eccezionale!!! COME SEMPRE!!! Magda

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  2. A proposito di figurine, guardate un pò www.klamis.it è un social network per gli appassionati di figurine..è nuovo ma davvero carino..voi che ne dite? magari gli admin di questo blog potrebbero dedicargli un post :)

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