Il mio puzzle, i miei pezzi.Di ieri e l'altro ieri.

lunedì 6 febbraio 2012

E' stato un fine settimana... intenso. Con una freccia da conservare...


Con Ubaldo e Roberto, in attesa...
 17.1.2012 (annesso Chivas)
E' andata. "Alla fine...". Proprio come cantava Etta James, qualche anno fa.
Ed è come essere usciti dal buco della lavatrice. Dopo due giorni di centrifuga. Dopo aver ingurgitato un po' di tutto. Con una lunga digestione, che è appena iniziata...

Il primo pensiero va ad Ubaldo. Sarà il capodieci del cero di Sant'Antonio il prossimo anno. Le congratulazioni e l'in bocca al lupo gliel'ho fatti di persona, già la sera stessa. Come era giusto che fosse. Qualcuno è rimasto sorpreso che fossi lì, a casa sua, a brindare con lui. Qualcuno mi ha detto che "era sorprendente che fossi lì" e si è complimentato. Mi ha fatto piacere, ma francamente non vedo in quale altro posto dovessi stare. Visti anche i rapporti tra me e Ubaldo. E il fatto che il mare acido della delusione che in quel momento mi circolava addosso, non dipendeva da lui, nè dall'esito finale della votazione.

Poi, come a quell'esito si sia giunti è altra storia. Ed è quella, semmai, che ha a che fare con l'acido...

Il bassorilievo di Rampini all'interno della Taverna
dei Santantoniari in via Fabiani
Ma in fondo è un'altra pagina - dell'ideale album emozionale che ognuno conserva nel proprio vissuto ceraiolo - che sarà girata. E andrà a far parte dell'archivio. Ogni capitolo, ogni istantanea, ogni ricordo, porta con sè un volume di sensazioni che spesso si intrecciano, confuse. E ci vuole tempo per focalizzarle, per capirne il colore, il senso, la natura stessa.
Che questa vicenda mi abbia lasciato una ferita, è ovvio. Non per il suo esito, ma per l'evolversi. Se ad una cosa ci tieni, non puoi uscirne indifferente, neutro, invulnerabile. Ci sono flash di sabato che non dimenticherò. Frustate miste ad abbracci, con un'alternanza quasi ritmica. E uno in particolare, di abbraccio, con mio fratello. Come non avevo mai avuto prima...

Che poi questa storia mi abbia rafforzato ancora di più, lo sto constatando piano piano nei giorni a venire: per usare una metafora coerente con il meteo di questi tempi, se sabato nevicava fitto e soffiava una tormenta implacabile, oggi già è meno nuvoloso. E gradualmente ritornerà il sereno... Il tempo è ruffiano, si diceva. E forse vale anche per il meteo che ognuno ha dentro di sè...

Cosa mi resta davvero di questo fine settimana? Una freccia... Non dico per scherzo. Parlo di un pezzo di cartone che un giovane santantoniaro, Giacomo Manuali, mi ha lasciato la sera di venerdì: "Tienila per ricordo", mi ha detto sorridendo. La freccia l'ha staccata probabilmente da un muro. Dietro, con una penna, aveva segnato, con delle "tacche" una ad una, i voti dell'assemblea letti al microfono durante lo scrutinio. Non lo sapeva, il mio omonimo, ma in quel momento mi ha consegnato il ricordo materiale di ciò che più prezioso mi lascia questa esperienza: non il dato numerico - 54 voti, esattamente come il futuro capodieci - ma il senso vivo e visibile di quel sostegno che una buona parte della manicchia interna, quasi la metà, mi ha riservato... Quelle astine, una sotto l'altra, non sono semplici tratti di biro... Ma molto di più.

E in tanti me l'hanno ricordato proprio in queste ore. "Quello che c'è stato venerdì non te lo può togliere nessuno" mi hanno ripetuto. Riferendosi al senso di gioia, di orgoglio, di appartenenza che una condivisione di questa portata ti può regalare. Al di là delle tue stesse attese, al di fuori di quello che immaginavi.
Non per il consenso in sè - il cero non è politica (almeno per me) e dunque ricordare la cifra numerica mi pare quasi banale; quanto per il calore che ceraioli anche di "estrazione diversa" - intesa  come appartenenza ad una muta, ad un gruppo come ce ne sono tanti anche all'interno della nostra manicchia - mi hanno manifestato: prima su un foglio di carta spiegazzato alla meglio e messo in un cesto di vimini, poi con un abbraccio, un incoraggiamento, un "in bocca al lupo" sincero. Che, soddisfazione altrettanto forte, mi è giunto anche da ceraioli di altri ceri nei giorni prima. Che mi è giunto quella sera anche da chi quel nome non aveva scritto sul foglietto. Ma che prima e anche dopo la sentenza del Senato, mi si è avvicinato dicendo: "Non eravamo per te, ma sappi che se ci fossi stato tu, per noi, sarebbe stato lo stesso...".

Per me non lo sarà, è ovvio. Nel senso che non saprò cosa significhi sentirsi capodieci del cero di Sant'Antonio.
So però cosa significa sentirsi orgoglioso di essere santantoniaro...
E venerdì sera, quei 54 ceraioli, mi hanno fatto provare questa emozione come poche altre volte prima. Vedere nella taverna giovanotti nati fine anni '30, mescolati ai più giovani venuti al mondo 60 anni dopo... e in mezzo i miei coetanei (la "generazione fantastica", come mi è venuto spontaneo di definirla) con cui ho condiviso cero, emozioni e giovinezza, è stato un momento di intensità formidabile: prendere la parola davanti a loro è stato qualcosa di forte, di nuovo. Per me che in fondo al microfono sono anche abituato...
Un senso di paralisi assoggettato ad un silenzio che sentivo quasi doveroso, di fronte a 60-70 di storia del cero di Sant'Antonio. Come se non ci fosse bisogno di aprire bocca. Come se bastasse una di quelle occhiate che ci lanciavamo su da "Barbi" subito dopo che la mantellina gialla era sbucata da la Statua...
In questi casi, mi sono sempre detto, non devi neanche prepararti a dire niente: devi solo aprire la "porta d'accesso alla parola" e far parlare la tua anima... santantoniara.

Insieme a Roberto e Ubaldo,
nelle birate della sera del 2009
Ed è quella stessa energia che ho letto in tanti messaggi, telefonate ed sms che mi sono arrivati in questi due giorni. Forse anche più di quanti ne avrei avuti con un esito diverso...
"Devi essere fiero del consenso dei ceraioli, il resto non conta". E' uno di questi, che racchiude il senso degli altri. Parole di amici. Parole non di circostanza. Di amici veri. Di santantoniari. Punto.
Resteranno, queste parole - proprio come quel cartello con la freccia rossa - la traccia più bella e più autentica di tutto questo fine settimana... intenso.
E che alla fine mi dà ancora più forza per guardare avanti... Come ci insegna proprio l'esperienza del cero: si può cadere, ma ci si rialza e si riparte. E come ho risposto ad uno dei messaggi che mi sono arrivati: "Grazie per il sostegno sincero che mi hai dato. Di questi giorni mi resteranno tanti ricordi, volti, stati d'animo: ma soprattutto conservo il valore dell'apprezzamento che i ceraioli hanno rivolto alla mia persona e credo anche alla mia famiglia. Ci vorrà un po' per smaltire le scorie della delusione, ma la certezza di questo sostegno è un motivo di orgoglio incancellabile.
Grazie. Un abbraccio e... WSA!".

3 commenti:

  1. come sempre, caro Direttore, caro Giacomo, sai toccare le corde dell'anima, i sentimenti e le emozioni che sai suscitare con le tue parole ti rendono ancora una volta Unico. E' per questo che ti voglio bene.....si può cadere ma ci si rialza e si raparte...sempre!!!! Grazie! Magda

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  2. Caro Giacomo, in tutta onestà ti dico che di fronte a 3 candidati per me equidistanti io penso che il fastidio provato da te e Roberto all'esito della decisione del senato sia stato pari a quello provato dagli elettori nel momento in cui, con il voto all'uno, non testimoniavano agli altri due il loro affetto. Per questo io sino all'ultimo ho sperato che non si votasse. Mauro Agostinelli

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  3. "Devi essere fiero del consenso dei ceraioli, il resto non conta"....

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