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sabato 12 maggio 2012

Il Gubbio torna in Lega Pro. La corsa finisce... ma la strada non lo fa mai...

The race ends. The road never does. ("La corsa finisce. La strada non lo fa mai").
Recita così una nota pubblicità di un'altrettanto nota marca di abbigliamento sportivo. Una massima che si staglia perfettamente per la giornata di oggi.
Giornata mesta, triste, di ridimensionamento. Quasi di silenziosa espiazione.
Il Gubbio è retrocesso. Si torna matematicamente in Lega Pro, si torna dove un anno e 4 giorni fa si era saliti a bordo di un volo pindarico dalle sensazioni fantastiche: un sogno, chiamato serie B, vissuto dopo una stagione appassionante e intensa (quella scorsa), e subito abbandonato dopo un campionto vissuto all'interno di un tunnel: buio e pieno di incubi.

La sconfitta di Padova è quasi una fotografia di questa stagione: una squadra che ci prova (il Gubbio), ma sbaglia quando si tratta di concretizzare, concede quando si tratta di difendere, regala (quasi fosse un 5x1000 a favore dell'undici veneto) in zona gol agli avversari e paga subito il conto salato. Nella ripresa il solito errore difensivo chiude la partita e a nulla servono, se non ai rimpianti, le deliziose giocate di Ragatzu, unici bagliori di un pomeriggio che fa a pugni con il ricordo di un'altra giornata di maggio, di un anno fa.

E' ancora troppo presto, e troppo a caldo è l'emozione, per tirare le somme e tracciare i bilanci.
C'è chi ha scelto il silenzio (la società e lo staff tecnico, ad esclusione del solo Apolloni, cui certo non si può imputare più di tanto).
Ma è chiaro che la retrocessione di questa stagione è figlia di un peccato originale da cui nessuno ha saputo emendarsi: si chiama presunzione, si chiama illusione di poter trasformare in oro tutto ciò che somigliasse ad un pallone di cuoio. Dopo due anni, quelli sì, vissuti in modo strepitoso, prima acciuffando una promozione in extremis, agli spareggi (2010 a San Marino, che ritroveremo da avversaria), poi dominando in modo imprevedibilmente eccezionale il campionato di C1. Un sogno, coltivato per 12 anni, che si tornerà subito a toccare con mano.
Anche se stasera il sapore, di questa categoria, è molto amaro.

E' un passo indietro che deve far riflettere tutti. E soprattutto consentire un ridimensionamento opportuno, per una città che giustamente ha navigato nel mare dei sogni, ha risposto in modo eccellente (2.500 abbonamenti "a occhi chiusi") ma ora soffre.

Gli unici incolpevoli di tutto questo, restano i tifosi: loro pagano il conto più salato, loro ci hanno sempre creduto, prima durante e forse ancora oggi non manca chi spera che la Procura federale possa "regalare" quello che il campo ha negato.
Non è il caso di cullare illusioni, ad oggi. Nè per la pesantezza di pene di cui non si conosce l'entità, nè per i tempi che molto italicamente potrebbero slittare, finendo per lasciare intatte le attuali classifiche (ipotesi poco giusta e men che meno legittima, ma possibile).


Paradossalmente la piazza cui guardare è una delle prossime avversarie: Perugia.
Abbiamo atteso per 24 anni questo derby in campionato (l'ultimo giocato nel febbraio 1988), e ora si avvicina inaspettatamente con il Gubbio nelle vesti di delusa che scende di categoria.
Ma proprio da una piazza nobile come quella perugina va preso un esempio, utile per l'immediato futuro: l'entusiasmo che una brusca discesa di categoria (addirittura doppia, nel caso dei grifoni, dalla C1 alla D) ha ridestato con una squadra che è stata capace di risollevarsi dalle ceneri del fallimento e di riconquistare con due campionati vinti consecutivamente e un gruppo (dirigenziale, tecnico e di giocatori) ricostituito in queste due annate, quella voglia di vincere che un tifoso coltiva naturalmente all'inizio di ogni stagione.

Il Gubbio avrà bisogno di riconquistare questo entusiasmo.
Non sappiamo chi resterà, da chi si ripartirà, quali saranno obiettivi e punti di riferimento, in campo e fuori. Non sappiamo ancora se accadrà qualcosa di rivoluzionario che sconvolgerà l'attuale classifica di B. Presumendo che difficilmente avverrà, dovrà essere proprio il ritorno in C1 il momento per "purificarsi" da presunzioni e facili illusioni, e tornare a vestire i panni di "provinciale temibile" che anche in C1 potranno regalare grandi soddisfazioni.
Si è persa una stagione, si è perso un campionato, si è persa una categoria prestigiosa come non mai: la corsa è finita. Ma la strada non finisce qui... anzi. E i colori con cui percorrerla e per cui vivere anche momenti difficile come questo, sono e restano sempre gli stessi: il ROSSO e il BLU...


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