Il mio puzzle, i miei pezzi.Di ieri e l'altro ieri.

martedì 29 maggio 2012

Un compleanno diverso dal solito... sul Sentiero Francescano: 46 km di emozioni...


Lo scorcio della Basilica di Assisi, visto dal tratto
finale del Sentiero... gli ultimi chilometri...
Percorrere il Sentiero Francescano. Mi ero ripromesso da un pezzo di farlo. Ed è stato un modo diverso, non so se originale, ma certamente suggestivo, anche per festeggiare il mio compleanno.
In due mezze giornate, la bellezza di 46 km a piedi. Intensi, salutari, paradossalmente rilassanti.
Ma soprattutto il fascino di una passeggiata - anche un po' dura e faticosa, considerando i 10 kg di zaino sulle spalle - che a suo modo ti riconcilia con qualcosa di tuo, di profondo, di intimo.
Ti fa assaporare un lento spostarsi, diretto ad una meta: ogni passo che fai, senti che si avvicina. Anche se, nei momenti più duri, ti chiedi quando mai potrà arrivare...

Camminando puoi pensare. Conversare sì, con chi ti fa compagnia (eravamo in quattro in questa mini-spedizione, organizzata in pochi giorni, con l'entusiasmo di chi si affaccia ad "una prima volta").
E in definitiva è stata una "prima volta" davvero emozionante.
Con la diga alle spalle...
Perchè anche se non ti senti un vero e proprio "pellegrino", passo dopo passo, entri a contatto, direi quasi in simbiosi, con quell'ambiente che ti circonda: paesaggio "francescano" - nel vero senso del termine - fatto di aspre salite, veloci saliscendi, anche dai contorni variabili. Verde che si intervalla con il grigio. Luce che si mescola alle ombre. Si va dall'asflalto incerto della "strada dritta" - che di solito percorro per un po' di footing, ma altra cosa è farla con zaino in spalla e destinazione Assisi... Fino agli sterrati che si alternano già nei primi pendii verso Mengara. Per proseguire a banali tratti asfaltati - come nella zona della diga del Chiascio, che si propone fisicamente e plasticamente come vera "cattedrale nel deserto" - o a terreni letteralmente smottati come quello che precede la diga stessa, ai piedi della discesa di Biscina.


In cima alla salita di Mengara...
è già tempo di racchette
 Tra i tratti più suggestivi, senza dubbio, il bosco che da Valdichiascio conduce a S.Pietro in Vigneto, quello che segue la zona di Valfabbrica per condurre ad Assisi, e il "neonato" bosco di San Francesco, a ridosso della Città del Poverello, che rappresenta un ingresso direi quasi "trionfale" per il pellegrino che si appresta a calpestare il piazzale della Basilica Superiore, imboccandola di lato non appena ci si lascia alle spalle l'ultimo "strappo" nel verde.
Un cammino da gustare tutto d'un fiato, verrebbe da dire, anche se non mancano - e ne diremo tra poco - anche i "lati oscuri".
Ma la sensazione che si assapora lasciandosi alle spalle Gubbio - con uno spettacolo panoramico mozzafiato dalle colline di Mengara - e che si gusta usciti dalla valle boschiva di Valfabbrica, quando comincia ad affiorare il campanile della Basilica Superiore, è di una piccola grande conquista: non si vince nulla, è chiaro. Ma ci si sente pieni di un che di diverso, di proprio, di interiore.
Passo dopo passo, soli con se stessi, si ha modo, si ha tempo, si ha anche la lucidità giusta per riflettere.
Per una volta soli - anche se sempre in compagnia - per prendere coscienza di quanto in fondo la sorte ci sia stata amica: nascere a due passi da queste colline, avere la fortuna di godere di questi scorci, di toccare con mano una pietra che racconta di storia, di arte, di meditazione, di spiritualità.
E - concludi - non averne piena coscienza fino ai 41 anni...
E' qualcosa che puoi ripeterti mnemonicamente, leggendo una qualsiasi guida. Ma per sentirtela dentro, devi imboccare il Sentiero. Farlo tuo, conquistartelo chilometro dopo chilometro. Magari accompagnato - come ho avuto la fortuna di fare - da persone speciali, da amici e anche (perchè no) da bel tempo...


Padre Basilio (primo a sinistra) - foto Press news
 Un capitolo a parte lo meriterebbe padre Basilio, l'eremita che da anni vive a S.Pietro in Vigneto, una splendida pieve che lui stesso ha ricostruito in modo certosino dai ruderi post sisma del 1984. E' la prima vera tappa del Sentiero - se si ha la fortuna di poterla visitare (diciamo che la scelta del frate se aprire o meno le porte, è molto... soggettiva). Ma già la fatica comincia a farsi sentire e rifocillarsi nella quiete di un piccolo eremo, non è cosa da poco.
Ricordo ad esempio, la sensazione liberatoria di togliersi gli scarponi da trekking (con 15 km già alle spalle) e camminare praticamente scalzi nel cortile dell'abbazia, tra pietre levigate di un mattonato pregevole, per sbirciare gli angoli della piccola chiesa - praticamente una cappellina - tutta decorata e tornita dallo stesso padre Basilio, in stile direi quasi greco-bizantino: coinvolgente, quasi come fossimo in una scena di "Mediterraneo".
E poi il personaggio - di cui ho potuto apprezzare doti culinarie non secondarie - è un felice labirinto di vitalità, humor e pragmatismo dottrinario.

Prima di entrare in S.Pietro in vigneto. Le icone
simbolo, realizzate dallo stesso padre Basilio
 Essere eremiti in un mondo che con un clic ti trasporta da un angolo all'altro del pianeta, non è una scelta facile. E basta leggersi la giornata di padre Basilio (in un riquadro all'esterno dell'abbazia) per capire che la scelta è di quelle che fanno la differenza.
Me ne ricordo un paio. Ore 4.30 sveglia. Ore 9 meditazione. Ore 20.30 compieta (che chi ha potuto apprezzare dal vivo, ha descritto come assolutamente coinvolgente).
Un pranzo "salutare" direi, e non solo sul piano nutrizionale (spaghetti ai porcini, una originalissima frittata con riso thailandese e verdure cotte).
Soprattutto per quelle proteine e carboidrati spirituali di cui abbiamo potuto cibarci in due ore di conversazione assolutamente insoliti: tra quasi sconosciuti, che nel giro di pochi minuti hanno spontaneamente potuto parlare di tutto.
Come se fuori non ci fosse nulla. Come se non ci attendessero ancora 30 km di cammino. Come se il giorno prima e qualche giorno dopo non ci aspettasse, ansiosa e pesante, la "solita" quotidianità...

E' stato anche un modo per dare un'occhiata alle condizioni del Sentiero. Ne avevo sentito parlare, sapevo che non fosse manutenuto alla grande. Francamente il contatto diretto è stato ancora più eloquente delle polemiche "per sentito dire".

Con Ila e Lamberto lungo la strada dritta (Cipolleto)
Detta tra noi, e senza mezzi termini, non si trova uno straccio di fontanella nel raggio di 30 km (da Gubbio a Valfabbrica), se si eccettua l'unico punto "ristoro" di fronte all'abbazia di S.Pietro in Vigneto dove meritoriamente padre Basilio - l'eremita che secondo la guida ufficiale del Sentiero "non vuol essere disturbato, quindi meglio proseguire" (è scritto testuale così!) - ha allestito all'esterno un piazzale utile per piantare una tenda o un piccolo camping e dotato di fontana e erogazione d'acqua (ovviamente a sue spese). Per il resto il tratto da Gubbio a Valfabbrica (i 2/3 del percorso totale) non presenta nè un minimo approvigionamento idrico (e vi garantisco che se ne sente la necessità, specie in questa stagione) nè una panchina, nè un piazzale dove sostare. Non proprio il massimo dei servizi per quello che in teoria aspira a diventare un "sentiero religioso".
E dire che di pellegrini se ne incontrano, e non pochi.


La "Barcaccia", pregevole abbazia...
con un morbidissimo prato su cui sdraiarsi...
Due me ne resteranno impressi, a fuoco. Due coniugi di Padova - credo poco meno che settantenni -  conosciuti poco prima dell'arrivo a Valfabbrica, nella zona della "Barcaccia". Ci hanno raccontato molto di loro: sono partiti a piedi, proprio da Padova, il 1 maggio, percorrendo prima il sentiero di S.Antonio e poi da Laverna, quello della via Francigena. Hanno camminato anche per un'intera giornata sotto la pioggia battente. Ma non hanno mai perso nè il sorriso, nè la voglia di arrivare. Encomiabili.
Incontri casuali, incontri tra "pellegrini".
Lungo il percorso, in fondo, non sei quello che hai lasciato dietro la tua scrivania, in ufficio. Non hai voglia di tornare a farlo. Sei ciò che il tuo bastone (o la racchetta, più tecnologica ancora) riesce a consentirti di fare, procedendo verso la meta. Con l'unica prospettiva di dormire su un sacco a pelo (non lo facevo almeno da metà anni 80 - tempo di scout) in un ostello, trovandomi a tavola - un'unica tavola comune - con signori di mezza età provenienti dagli angoli più disparati dell'Europa. Due tedeschi di Monaco diretti niente meno che a Roma, i "nostri" padovani e un'altra comitiva di forestieri anch'essi diretti lungo la Francigena, provenienti da chissà dove.

Lo scorcio della Basilica lungo gli ultimi metri
del bosco di San Francesco
Arrivati ad Assisi, a dirla tutta, il contrasto diventa stridente. Lì la spiritualità o ce l'hai o te la devi immaginare. Il sollievo per i propri piedi fa da contrasto al vociare confuso dei turisti che massificano il flusso indistinto verso le due Basiliche. La quiete naturale del Sentiero è già un ricordo. Sotto la tomba del Poverello, l'immagine di un tavolino dove si raccolgono le offerte - destinate alle messe benedette - un po' mi stona. Mi rinfranca notare l'età del Poverello: è vissuto 44 anni. Non l'avevo mai notato. Appena 3 più di quanto ne compivo io proprio quel giorno...

Il silenzio seguito dal chiasso. La vocazione, quieta e personale, maturata lungo quasi 50 km di cammino, che si traduce in luogo di culto massificato. Il Sentiero è anche questo. Forse anche a Santiago, chissà?
Partiti con una benedizione di padre Francesco, dalla chiesa della Vittorina, appena in 4, con mia moglie e due carissimi amici di ventura, ci ritroviamo sommersi da migliaia di persone.

Fedeli, turisti, curiosi, frati, un cardinale imponente che ci sfila davanti, immancabili giapponesi che filmano tutto, e finalmente anche i nostri figli, che ci sono venuti a riprendere e con cui festeggeremo questo inedito 27 maggio... Anche Giovi, Vitti e i loro amichetti contribuiscono adeguatamente al bailamme generale, incastonato tutto intorno alle pietre secolari delle Basiliche di fronte alle quali si staglia il mega-palco che ospiterà il 4 giugno la serata musicale della Rai condotta da Carlo Conti.
Mi fermo un attimo: riposando, ma solo fisicamente perchè la mente, limpida e libera fino a qualche istante prima, si torna di nuovo ad affollare di quel caotico fuggi fuggi. Ripenso al silenzio di San Pietro in Vigneto.
In fondo il fascino del Sentiero è anche in questi contrasti... Assisi è questa, Assisi è lì.
A dirci che il lunedì tornerà tra non molto...

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