Il mio puzzle, i miei pezzi.Di ieri e l'altro ieri.

martedì 10 luglio 2012

Il formicolìo del martedì... Dalle quote rosa di Assisi, ai frati che salutano S.Ubaldo. E in mezzo una class action contro l'assenza politica ultradecennale...

E' un martedì da formicolìo. Non quello da torpore che ti assale in mezzo alla spiaggia, quando disteso ed esanime sul lettino, ti trovi a pagare salato il conto dell'otium estivo. E i piedi ti solleticano almeno una passeggiatina sulla sabbia.
Il sussulto odierno risponde all'esigenza, quasi fisiologica, di liberarsi di un vagone (consistente) di sassolini nelle scarpe. Nulla di personale, per carità. Ma per un paio di considerazioni dopo la quotidiana carrellata di notizie spuntate dai quotidiani (del mare nostrum) per la rassegna stampa.
Che partono da Assisi e si concludono, via Gubbio, ancora ad Assisi...

Salvate il "soldato" Ricci? Questa storia delle "quote rosa" nella Giunta di Assisi rasenta il risibile, se è vero che leggo che la questione approderà niente meno che a Montecitorio. Il problema - sollevato da qualche settimana dall'opposizione (che legittimamente fa il suo mestiere) - è l'assenza nel governo cittadino assisiate di rappresentanti del "gentil sesso". Da qui la protesta contro il Sindaco che non avrebbe rispettato quel principio - di discutibile plausibilità - per cui in un esecutivo debba essere garantita per diritto divino una presenza minima di rappresentanti del cosidetto "sesso debole".
Fermo restando che sulla definizione in questione ci sarebbe da discutere, e fermo restando che unanimemente il pragmatismo femminile sarebbe un toccasana per la gran parte delle amministrazioni locali, se fossi una donna mi farebbe imbufalire molto più la pretesa di essere tutelata (e dunque spacciata) come "razza in via d'estinzione" che non l'assenza estemporanea di una lady nella Giunta di un comune di 15 mila anime.
Assodato che il '68 è lontano anni luce (purtroppo per alcuni, per fortuna per altri), che i suoi danni li ha provocati (e di qualche maceria o radiazione c'è ancora traccia), che le battaglie femministe appartengono ormai all'archivio di "SuperQuark" (molto più efficaci le politiche concrete e meno urlate come ad esempio la bistrattata legge sullo stalking dell'ancor più bistrattata ex ministro Carfagna), ci chiediamo quali motivazioni che non siano puramente ideologiche e strumentali possano generare il caso-Assisi.

Per di più in una regione al di sopra di ogni sospetto, dove a Palazzo Donini da tre mandati al timone c'è un Governatore in rosa, dove non mancano altri esempi amministrativi, imprenditoriali, sindacali di tutto rispetto o manager apprezzate anche al di là dei confini regionali e nazionali. E dove anche una normalissima signora che abbia voglia di fare una famiglia e al contempo di realizzarsi professionalmente, sente certamente più necessaria la garanzia di un posto per il bebè in un asilo nido e che non un assessore tacco 12.
Il problema dunque ha tutta l'aria di essere solo di facciata: "Dateci una donna nel governo della città serafica e ritroveremo la pace".
Di fronte a tanta demagogia, perfino la risposta "qualunquistica" di Ricci ("A Roma pensino ai veri problemi della gente") assume i toni della lungimiranza e del buon senso.

La battaglia dei forensi. Parliamo della fatidica spending review, uno dei più odiosi neologismi anglosassoni con cui, noi, culla della lingua europea, siamo condannati a convivere, obtorto collo (tiè! così ci spiattello un po' di latino che fa media). Tra i servizi da sacrificare sull'altare del dio spread, finiscono nuovamente le sedi giudiziarie. Il piano Monti prevede l'azzeramento di tutte le 220 sedi distaccate. In Umbria non siamo alla semplice tosatura: out C.Castello, Gubbio, Assisi, Todi e Foligno, restano in vita Perugia, Terni e Spoleto. Fermo restando che è tutto da verificare se gli accorpamenti non significheranno ulteriori intoppi alla già aggrovigliata macchina amministrativa della Giustizia, la decisione ha sollevato la rivolta del mondo forense, soprattutto nell'Eugubino-Gualdese.
Dove, a differenza che negli altri territori, la trasferta imposta su Perugia appare logisticamente più gravosa.
In realtà la legittima protesta degli avvocati - le cui maggiori spese, lungaggini e disagi poi si trasferiranno, sotto forma di parcella, sui cittadini - cela un problema a monte, ben più critico e meritevole di accenti polemici.
Perchè se da C.Castello, Assisi, Todi o Foligno le trasferte "imposte dalla riforma" saranno comunque sostenibili - essendoci superstrade e ferrovie a disposizione - qui nell'antica Ikuvium, quando siamo ormai ben oltre la soglia del terzo millennio, di superstrade e ferrovie neanche l'ombra. E il sogno di raggiungere in meno di mezz'ora  il capoluogo di provincia (prossima anche questa, a meritata estinzione) è più pretestuoso di un volo pindarico.
Questo è il vero problema di giustizia, altro che sedi di tribunale. E allora ce n'è abbastanza per avviare una raccolta di firme verso il Governo Monti, non per evitare un taglio di sede distaccata (ormai assodato in tutta Italia e dunque indifendibile), ma per chiedere che la spending review si accanisca in modo più celere e inesorabile possibile sui rappresentanti parlamentari, regionali e provinciali che da 50 anni a questa parte hanno (si fa per dire) raccolto su questo territorio voti e consensi, senza tradurli in realizzazioni concrete.
La maggior parte di costoro sono "forestieri" inviati direttamente dal partito a raccimolare messe di schede pre-indirizzate sempre allo stesso destinatario politico (e qui c'è una correità della cittadinanza, lampante). Ma molti sono anche gli "autoctoni" la cui presenza a Montecitorio, Palazzo Cesaroni, Piazza Italia (e per qualcuno, perfino Palazzo Pretorio) va rintracciata soltanto grazie agli appelli nominali di inizio seduta.
Ecco avvocati e giudici (o ex, come l'esimio Matteini Chiari, in prima linea su questo fronte, meritoriamente da anni) forse dovrebbero lanciare una sorta di "class action" per chiedere i danni al "vuoto politico" espresso da questo territorio in decenni di assenza ingiustificata, a tutti i livelli amministrativi.
Sicuramente saremo tacciati - al pari del sindaco di Assisi - come qualunquisti di seconda o terza fila.
Di fronte a cotanta nullità, anche questo diventa un appellattivo più che... onorevole.

Anche i frati salutano. Intanto l'estate ci regala la novità della annunciata dipartita (epifania 2013) dei frati conventuali di S.Ubaldo dalla Basilica del Patrono di Gubbio. Qui la spending review dell'Ordine Provinciale francescano sembra aver seguito coordinate e parametri poco comprensibili, se è vero che una decisione così drastica viene giustificata dalla carenza di vocazioni (problema annoso e non certo imputabile alla Basilica di Gubbio), che appare ancor meno plausibile alla luce dei flussi continui e della presenza importante di fedeli in cima al monte Ingino. Per non parlare del valore simbolico e religioso di una figura come S.Ubaldo, che finisce per essere indirettamente trattata alla stregua di una presenza "insignificante" (o di nicchia, prettamente eugubina) nel panorama religioso regionale.
Il segnale che arriva dalla Patria del Poverello somiglia ad uno smarcamento dal suolo eugubino, un defilarsi, neanche troppo velato, dovuto ad una valutazione volutamente sottostimata del ruolo che una Basilica Ubaldiana svolge per la comunità locale ma anche umbra. E che non si limita certo alle giornate del 15 e del 16 maggio.
E dire che la città, che gli Eugubini, hanno sempre caldamente sostenuto la comunità conventuale di S.Ubaldo, ben sapendo - diciamocelo con franchezza, a bocce ferme - che parte di quelle donazioni e di quelle offerte (dovute esclusivamente al profondo attaccamento della comunità al suo Patrono) finivano poi per essere dirottate anche alla "casa madre" in quel di Assisi.
Tutto questo ormai conta poco.
Al Vescovo di Gubbio resta in mano un cerino bollente, che nel giro di 4-5 mesi dovrà essere spento (e sbrogliato). Come?
Francamente ci resta difficile immaginarlo, non è compito di chi scrive. Nostro modesto incarico è quello di sollecitare una qualche riflessione. Rubando qualche minuto di un'estate non proprio soporifera (stando alle notizie), men che meno gradevole sul piano atmosferico.
Che vedrà paradossalmente un'immagine Ubaldiana ergersi da agosto sulla cappella del Col di Lana. Ed un'altra, quella originale, custodita nell'urna ultraottocentenaria, rischiare di rimanere senza custodi nel giro di pochi mesi.
E questo sarebbe semplicemente una vergogna... Altro che formicolii...

5 commenti:

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