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venerdì 21 dicembre 2012

Catanzaro: un nome che evoca il calcio di periferia degli anni Settanta...


Dici Catanzaro e pensi ad un calcio che fu, ad un campionato dei mille campanili e delle sorprese dietro l’angolo, dell’entusiasmo e del calore autentico di cui si ha cocente nostalgia. Perché quella maglia giallorossa, quello stadio Ceravolo straboccante di tifosi e di pathos, appartengono al cuore pulsante degli anni 70-80, all’epoca del pallone di cuoio a esagoni bianchi e neri, probabilmente meno tecnologico ma più solido e ruspante di quello odierno. A stadi affollati all’inverosimile e a favole improbabili del calcio nazionale.

Quella del Catanzaro ha radici profonde, che partono dalla fine degli anni Venti ma che già a metà degli Anni Sessanta portano la squadra calabrese alla finale di Coppa Italia persa solo ai supplementari con la Fiorentina di Hamrin per 2-1. L’epopea dei giallorossi culmina all’inizio degli anni 70 nella promozione in serie A dove il Catanzaro disputa 7 campionati, di cui 5 consecutivi. Quei 5 anni che segnano la storia calcistica della Calabria, per la prima volta nella massima serie grazie al Catanzaro di Carletto Mazzone, personaggio della Roma verace che si afferma come allenatore grazie ai giallorossi delle due Sicilie.

Ma il protagonista di questo lustro memorabile, si chiama Massimo Palanca, scarpa numero 38, e un sinistro da fare invidia ai goleador di mezza Europa. Si fosse chiamato Palancovic o Palanchinho qualche grande società si sarebbe svenata per lui. Palanca è uno specialista dei calci piazzati. E segna pure da calcio d’angolo, quando il portiere meno se lo aspetta. Come in un memorabile 3-1 all’Olimpico, tripletta di Palanca, fine anni Settanta con 5.000 tifosi al seguito.

Per due stagioni il Catanzaro di Mazzone e Pace finisce settimo assoluto, lanciando nell’orbita del grande calcio giocatori importanti come Edy Bivi, e soprattutto Massimo Mauro. Con due semifinali di Coppa Italia e una miriade di emozioni da legarsi al dito. Il "Ceravolo" è anche teatro di uno scudetto storico, il numero 20 nella storia della Juventus: a firmarlo è un giocatore con la valigia, Liam Brady, di cui già la società bianconera ha deciso l’addio, per far posto a Michel Platini. Ma lui, l’ultima giornata di campionato, va sul dischetto e regala la vittoria che decreta il sorpasso sulla Fiorentina.

Gli anni Ottanta e quelli a seguire segneranno il declino della favola giallorossa. E solo la scorsa stagione i calabresi con Cozza hanno riassaporato il calcio professionistico.
Ma il nome Catanzaro sa quasi di poesia. Per un pallone che, comunque la si veda, è sempre bello riassaporare…

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