No, stavolta non parliamo di calcio. E nemmeno di Berlusconi. Stavolta parliamo di Mario Monti. Che non ha fatto nulla per piacere agli italiani, in questi 13 mesi di purgatorio (e di purghe, a guardarla sul piano erariale). Ma l'ex docente della Bocconi, neo senatore a vita, presentatosi nelle vesti inedite di primo ministro con loden blu e profilo basso, e' stato per il Paese in questi mesi un po' come quei prof che una volta ti trattavano malaccio, ti punivano se ti facevi beccare a parlare con il compagno di banco, ti segnavano in blu la minima disattenzione nelle versioni di greco. Ma ti facevano crescere.
Ora fa tutto parte del passato. Ciò che ha funzionato così come quello che ha fatto discutere: tutto e' stato chiuso in un armadio. Come fosse roba vecchia, come se questo anno e poco piu' sia solo servito per far fare il "lavoro sporco" ai tecnici - inevitabili destinatari degli epiteti dell'italiano medio - per poi raccogliere i cocci, buoni per impostare la nuova campagna elettorale.
Ancora non sappiamo quante riforme, a parte l'approvazione della Legge di Stabilita' (alias Finanziaria), quante delle novita' che il governo dei tecnici - e solo quello- poteva realizzare, resteranno in mezzo al guado, senza approvazione e dunque senza esito. Una su tutte: la riduzione delle Province.
E al proposito ci sorge un quesito: quale governo politico, dovendo gestire il "consenso" prima ancora che i conti, si prendera' l'onere di andare a tagliare una Provincia, anche sperduta, della Sardegna?
L'impressione è che molte delle riforme profilate e paventate (soprattutto dai corporativismi che ancora sopravvivono cristallizzati nella nostra società) resteranno lettera morta.
E cosi' si torna al teatrino. Ci apprestiamo ad assistere ad un nuovo spettacolo da varietà (la prossima campagna elettorale), nel quale torneremo a sapere tutto delle parentele di Moubarak, delle "olgettine", dei processi Mediaset, dei maniscalchi di Arcore in combutta con "Cosa nostra", di intercettazioni telefoniche e persecuzione dei magistrati. Insomma tutto meno che i problemi veri dell'Italia. Italia che tornera' a dividersi tra pro e contro Cavaliere, che da parte sua avra' già' vinto, semplicemente per aver riportato il Paese nell'arena a lui piu'grande congeniale.
Poi quel che diranno le urne sarà quasi cosa secondaria.
A meno che...
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Perché un Mario Monti in campo - a dispetto di quel che si pensi - potrebbe cambiare molti equilibri. Al centro - dove manca obiettivamente un leader che non può essere per pochezza di numeri Casini ne' l'ormai decadente Fini, men che meno i novizi dell'arena politico-elettorale come Montezemolo - la presenza di Monti potrebbe fungere da collante, un po' come fu proprio il Berlusconi del 1994' andando a coprire in due mesi di incessante lavoro politico e propagandistico, il vuoto lasciato dalla "balena bianca" (la fu DC) e dall'assenza carismatica di Segni.
Giovedì se ne potrebbe sapere di più'.
Da osservatore, e solo da osservatore, se la scommessa andasse in porto, la contesa elettorale non risolverebbe i problemi del Belpaese. Ma almeno ci divertiremmo per qualche settimana un po' di più'...
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