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giovedì 13 dicembre 2012

Dalle infiltrazioni mafiose... ad una testimonianza emblematica: "La droga ce la offrono tutti i giorni!"

Infiltrazioni malavitose in Umbria. Se ne sente parlare, se ne legge qualcosa ogni tanto. Ma si ha come la percezione di essere spettatori di un film, o forse di una delle tante fiction che la Luxe Vide ama girare da queste parti.
Eppure ci sono dati che lasciano da un lato sorpresi, dall'altro inquietati. L'Umbria è la quinta regione in Italia per infiltrazioni mafiose. La quinta, non la quindicesima. A rivelarlo un'indagine sulla scorta della quale è stata costituita un'apposita Commissione di inchiesta sulle infiltrazioni malavitose in Consiglio regionale.
L'ho scoperto documentandomi per l'incontro pubblico indetto dalla sezione Soci Coop di Gubbio, guidata da Elena Rosati, che mi ha chiesto di moderare alla presenza, tra gli altri, del pm Giuliano Mignini e del Comandante della Polizia Giudiziaria, Mele.
Un incontro interessante, seguito da alcune scolaresche - e che trasmetteremo domenica su TRG dalle 21 - dal quale è emerso un quadro piuttosto emblematico di come la "regione verde" sia diventata negli ultimi vent'anni un pochino più... grigia.

Mignini ha ricostruito i primi tasselli della presenza di personaggi legati alla mafia in Umbria: è il 1973 quando Stefano Bontade, uno dei boss di Cosa Nostra, viene relegato in un "soggiorno obbligato" a Cannara. Il soggiorno è obbligato - una misura cautelare alternativa - ma evidentemente è anche proficuo, perchè la semplice presenza del boss determina la nascita di nuclei che iniziano ad operare praticamente indisturbati. Chi diavolo può immaginare nel cuore degli anni Settanta, con il piombo e il sangue che scorre in tutta Italia, che nella piccola e insignificante Umbria "Cosa Nostra" cominci a mettere qualche radice?

Il traffico di droga, di cui Perugia diventa anno dopo anno triste capitale, e la ricostruzione post-sisma del '97 fanno il resto. Con l'incursione tutt'altro che episodica di camorra e 'ndrangheta, quest'ultima - spiega Mignini - "molto più pericolosa delle altre. Non a caso, non esistono pentiti di 'ndrangheta".
"Una presenza silenziosa ma sempre più intima, inquietante e condizionante - la definisce Mignini, sostituto procuratore della Repubblica, e anche membro della Direzione Distrettiale Antimafia a Perugia. Tanti gli episodi che compongo il difficile puzzle della malavita organizzata presente nelle nostre lande. Appalti, droga, prostituzione, gioco d’azzardo, traffici di rifiuti, tutti ambiti nei quali indistintamente mafia, camorra e ‘ndrangheta hanno trovato terreno fertile negli ultimi due decenni.
Mignini  e Mele hanno rivelato la pericolosità della presenza delle cosche, in particolari calabresi, evidenziando come sia soprattutto la droga il business più remunerativo e costante, ed esortando i ragazzi ad evitare di perdersi nel tunnel della dipendenza. E' stato ricordato anche il caso del pentito di camorra Salvatore Conte, ucciso e il cui corpo è stato rinvenuto nelle campagne di Gubbio a Santa Cristina. Un ritrovamento che non ha chiarito se quel corpo, lasciato lì neanche troppo ben seppellito, sia stato recapitato nell'Eugubino per nasconderlo o... perchè venisse ritrovato. Le indagini - che hanno chiarito mandante ed esecutori - non hanno risposto a quest'ultimo quesito.
Anche il comandante Mele ha rilevato l’allarme reale di una marcata presenza della malavita, seppur strisciante, nella vita sociale ed economica dell’Umbria: gli appalti con i ribassi esorbitanti delle ditte campane, sono solo un campanello d'allarme. Ma di racket si comincia a parlare nell'hinterland perugino dove le infiltrazioni più sostanziose hanno portato all'inchiesta sulla ex Margaritelli a Ponte San Giovanni.
Fondamentale sollecitazione per il pubblico di ragazzi è stata l'invito ad aiutare le forze dell’ordine per vincere la naturale omertà dovuta alla paura.

Ma l'esempio più eccellente, come spesso avviene in questi casi, lo ha prodotto una ragazza, una studentessa, l'unica ad aver preso la parola: Gaia, credo si chiami. Semplici ma agghiaccianti le sue parole: "Come si può prevenire lo spaccio di droga? Vi assicuro che a noi ragazzi viene offerta tutti i giorni, anche a 5 euro, pur di cominciare. E anche a dire di no ogni volta, può essere semplice per qualcuno, ma più difficile per altri. Come possiamo difenderci?".
Un grido d'aiuto con parole spontanee e neanche troppo urlate. Rivolto alle Istituzioni ma anche alle famiglie. E un po' a se stessi. Seguito da un silenzio assordante dei tanti coetanei presenti. Che evidentemente sanno, o vivono la stessa condizione. Che è quella di centinaia di sedicenni-diciassettenni anche di una cittadina piccola e periferica come Gubbio.
Dove, proprio come a Perugia, è la droga il "male diffuso" e silenzioso - proprio come la malavita - contro il quale dover dirigere le maggiori energie. Per tutelare i più giovani (e i più deboli) e garantire loro un futuro... vero.

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