A un paio di giorni e poco più dal clic, dopo la presentazione in conferenza stampa dei dettagli con cui si snoderà il lungo pomeriggio di venerdì - che racconteremo in diretta con una puntata speciale di "Link" dalle ore 17 su TRG e www.trgmedia.it - mi viene quasi da sorridere pensando alle polemiche dei giorni scorsi quando la cerimonia era stata inizialmente fissata per mercoledì 5 dicembre. E quando qualcuno, sostenuto anche da alcuni ambienti giornalistici locali, aveva criticato il fatto che ad accendere l'Albero non fosse una persona presente fisicamente a Gubbio, ma un personaggio che si trovasse a un paio di centinaia di chilometri di distanza.
Per carità, si può criticare tutto, nulla è intoccabile, figuriamoci l'Albero di Natale che ha appena 32 anni di vita. Un paio di considerazioni, però, mi va di farle, senza aspettare il 7 dicembre quando, mi auguro, sia il consueto successo di emozioni e di attesa - anche se ogni anno appesantita da interventi di protocollo dal palco che faticosamente i conduttori (li capisco...) cercano di sintetizzare con uno suolo di politici di turno che non manca occasione per guadagnarsi una ghiotta passerella mediatica, come fosse merito proprio lo spettacolo di luci disegnate sul monte Ingino...
Due le critiche maggiori mosse agli Alberaioli per questo evento: la scelta del 5 dicembre - che poi è tornata ad essere il 7 - e l'attivazione a distanza da parte del Presidente della Repubblica.
Quale sarebbe il problema di una cerimonia realizzata con l'ausilio delle moderne tecnologie (tablet, collegamento a distanza)? Dove sarebbe la "tradizione" di accendere l'Albero la sera della vigilia dell'Immacolata Concezione (cosa che non avviene neppure da tutti i 32 anni in cui l'Albero si è irradiato)?
Perchè cercare sempre la polemica spiccia, la critica giusto per criticare, soprattutto quando viene rivolta ad un gruppo di persone che operano esclusivamente come puro volontariato?
Credo che l'Albero di Natale - come ho avuto modo di scrivere anche su facebook per commentare una cinquantina di frasi a replica di un mio post - sia, insieme alla funivia, una delle espressioni più autentiche dell'Eugubinità del XX secolo. Di come dall'amore per la città, dal legame con il Patrono e dall'infaticabile adoperarsi di tanti volontari, possa nascere qualcosa di grande.
Credo che al tempo stesso il fatto che questa "creatura" abbia ricevuto nel corso degli anni attestati e riconoscimenti istituzionali ai massimi livelli, debba essere motivo di orgoglio per gli ALBERAIOLI e per la CITTA' TUTTA. Il fatto che ad accendere l'Albero sia la massima carica dello Stato rappresenta un EVENTO STORICO, anche se fisicamente il Presidente della Repubblica - che potrà essere simpatico o meno ma resta la prima carica dello Stato - si trova a Roma.
La diretta in contemporanea del 2011, tra Rai1 e TRG |
Il tutto, messo in piedi dagli Alberaioli, solo ed esclusivamente per il bene della Città.
Ed è pure fuorviante parlare di TRADIZIONE: tutt'al più la data del 7 dicembre è una CONSUETUDINE (cosa ben diversa), per altro legata ad un evento religioso - la vigilia della Immacolata Concezione, motivo per il quale suona anche il Campanone (e non per l'Albero, come qualcuno pensa).
Se poi ci vogliamo lamentare del fatto che a Gubbio c'è un'opera così "insignificante" da portare al coinvolgimento di un Pontefice e di un Capo di Stato possiamo sempre chiedere cosa ne pensino le migliaia di comunità che farebbero carte false per un evento del genere...
La memorabile immagine del touch di Benedetto XVI la sera del 7 dicembre 2011 |
La cui straordinaria versatilità fa sì che un'opera così mastodontica - e materialmente faticosa - come l'Albero di Natale di Gubbio, allestito grazie alla robusta e indefessa dedizione di una trentina di uomini, innamorati follemente della propria città, con chilometri di cavi elettrici, centinaia di luci, impalcature e migliaia di ore di sudore, diventi ancora più grande grazie ad un gesto piccolo e semplice: come lo sfiorare del polpastrello su uno schermo di una tavoletta di plastica del peso di 600 grammi.
Quel tocco, solo quel tocco, definisce l'opera di mesi e mesi di lavoro.
Ma quella presenza, quell'esserci di un Pontefice o di un Capo di Stato, è il riconoscimento dovuto e legittimo a quella grandezza. Che nessuna polemica o obiezione merita di negare.
In quel piccolo sfiorarsi, in realtà, è il personaggio da vetrina che, nel tempo di un istante, diventa minuscolo.
Di fronte all'enormità e alla suggestione della luce che si accende...
ho letto tutto...e l'ho riletto...grazie giacomo...francesco costantini
RispondiEliminaAlberaiolo: dico semplicemente grazie e grazie per queste tue parole, spero che tanti leggano... e riflettano. L'essenza sta tutta in quella concezione che hai rimarcato, quella che regnava nella mente del Pacio, del fare qualcosa per Gubbio, possibilmente qualcosa di meraviglioso. E a distanza di 32 anni da quelle lampade accese con un generatore, ti ritrovi Gubbio in Vaticano e al Quirinale... per noi è tutto orgoglio e lustro per la città, che è ciò che conta. Le critiche, anche se a volte non è facile, dobbiamo farle scorrere, magari spiegando, finché è sufficiente. Ora col solito entusiasmo, prepariamoci a godere dello spettacolo che ci attende!!
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