Il mio puzzle, i miei pezzi.Di ieri e l'altro ieri.

sabato 8 dicembre 2012

Una testimonianza che e' un pugno nello stomaco. E a Natale serve anche questo...

http://www.trgmedia.it/playYouTube.aspx?id=3927

Forse avra' stonato agli occhi di qualcuno. Forse sarebbe stato preferibile che una diretta tv (in contemporanea streaming su internet) dell'accensione dell'Albero di Natale piu'grande del mondo, con la partecipazione - seppur solo in video - del Capo dello Stato, fosse tutta luci e paillettes.
Invece no. Invece abbiamo preferito che proprio in questa finestra d'eccezione e di esclusiva, ci fosse spazio, voce e opportunità per chi altrimenti non potrebbe averla, per chi in tanti mesi non l'ha avuta.
Parlo di Francesco Di Maggio, ex lavoratore della Sirio Ecologica, che ha affidato alla nostra emittente le sue confidenze, anche le più drammatiche, le sue paure, le angosce di chi, dal prossimo 1 gennaio, non solo non avra' più' un euro di cassa integrazione,ma neanche la speranza di guardare avanti.
Ha 53 anni Francesco Di  Maggio, vive a Milano ed era uno dei 3 addetti allo sterilizzatore del Niguarda. La sua storia potrebbe essere quella di tanti lavoratori ora non cassa integrazione, ma non lo e'. E' anomala, come anomala e singolare e' la crisi di un'azienda leader fino a qualche anno fa sul panorama nazionale Nel settore dello smaltimento ambientale. Sara' la Magistratura a dare una sposta ai tanti perche' di questa crisi. Ma intanto Di Maggio chiede solo una cosa: di uscire dall'oblio.

Ora - scrive nella e-mail - sono alla assoluta disperazione per l'incapacità di qualcuno”. Questo ex lavoratore vivrà ancora per pochi giorni, fino al prossimo 31 dicembre, con la cassa integrazione, poi dal 1 gennaio 2013 per lui si aprirà l'incertezza più assoluta. Nella sua lettera confessa di aver già tentato il suicidio e di essere al limite perché senza lavoro. “Questo non vivere quotidiano nell'attesa di 520  euro puntualmente in ritardo e la certezza che nessuno prenderà in considerazione il tuo curriculum è un’angoscia. Non so più cosa dire a mia figlia, come guardarla negli occhi” questo scrive, e ancora “è la mancanza di speranze, di possibilità che ti lacera dentro, piano piano sino ad essere diventata l’unica compagna”. Così l’annuncio che, qualora le cose non si chiariscano, almeno in merito ad una proroga della cassa integrazione, dal 1 gennaio Francesco comincerà uno sciopero della fame e della sete “poichè questa – dice- non è vita”. "Meglio un funerale - aggiungerà poi nell'intervista con Cinzia Tini - almeno lì qualcuno si ricorda di te...".

Ma uno dei passaggi più interessanti, al di là del pathos emotivo della testimonianza, riguarda proprio l'impianto di sterilizzazione nel quale Di Maggio lavorava. Perchè proprio questo, lo sterilizzatore, è stato "bocciato" alcuni mesi fa dal Consiglio comunale di Gubbio. Un no che non sembra trovare spiegazioni nelle parole di chi ci ha lavorato: per Di Maggio infatti uno sterilizzatore - che potrebbe aprire una prospettiva economica e occupazionale importante ma che è stato respinto come ipotesi per l'area di Gubbio - non è affatto pericoloso per l'ambiente. “Sono arrabbiato nero con i politici di turno – scrive Di Maggio – soprattutto con quelli di Gubbio poichè dovrebbero chiedere a me e ai miei colleghi se uno sterilizzatore inquini o meno, e la risposta sarebbe di una semplicità quasi banale se non vi fosse di mezzo le nostre vite; no, non inquina se costruito con le normative attuali e i dovuti sistemi di sicurezza ambientali,e tra l'altro il ciclo produttivo è tale che di inquinamento è quasi banale parlare”.
Insomma non sarebbe certo un caso come quello di Taranto l'ipotesi di riaprire la prospettiva di una struttura operativa a Gubbio - come richiesto del resto dal gruppo Maio che ha affittato il ramo d'azienda ma che senza la possibilità di un investimento in loco non potrà far crescere questa sua partecipazione.

Parole che pesano. E non solo perchè si avvicina il Natale. Parole che fanno riflettere. E che speriamo spingano qualcuno, dentro al Palazzo, a rivedere certe posizioni, spesso mosse esclusivamente da pregiudizi. Spesso mosse da sostanziale ignoranza della materia (ambientale).

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