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martedì 22 gennaio 2013

Corsi e ricorsi di un derby... che forse non dovremo attendere altri 25 anni...



L'autogol di Galabinov al 1': già si doveva capire
che non sarebbe stata giornata... (foto M.Signoretti)
Corsi e ricorsi storici. Come ogni derby che si rispetti, anche a distanza di 5 lustri, non mancano spunti e riferimenti per rispolverare la memoria, per rimembrare antichi ricordi. 
E se la gara di andata, tra Perugia e Gubbio, non aveva dato adito ad alcuna analogia – gara piatta, un classico delle sfide sentite, sbloccata da un episodio e capitalizzata nella ripresa – questo Gubbio-Perugia match di ritorno offre più di un’ispirazione per tornare indietro di 25 anni e ricordare la sfide che furono.
A cominciare dalla pioggia, grande protagonista nell’87, e anche domenica tornata a condizionare soprattutto l’ultima mezz’ora di gara, finendo per appesantire il campo e le gambe dei giocatori, che già nei primi 45’ avevano speso tantissimo.

La curva del derby nell'ottobre 1987 (c'ero anch'io...)
Più che analogia, una differenza siderale è quella del contorno: i 7.000 spettatori dell’ottobre 1987 sono un pallido ricordo del calcio che fu, lontano anni luce dalle pay per view, dal touch screen sull’i-phone, dai tornelli, dalla tessera del tifoso. I 3.000 di ieri, nell’era dell’euro, valgono più della metà del calore profuso, ma forse qualcosa in più sul fronte della coreografia ci si poteva attendere. La crisi evidentemente ci mette lo zampino, speriamo che non finisca per annebbiare anche la passione.

Il derby dell'ottobre 1987, sotto una pioggia battente
E poi la partita, che non è finita come 25 anni fa, quando Giovannico a 5’ dalla fine incornò di testa su cross di Cocciari il gol dell’1-1 finale, al termine di una gara giocata ai limiti della regolarità, su un campo risaia, e portata al termine dall’arbitro Chiesa di Livorno solo per esigenze di schedina Totocalcio.
Stavolta l’inzuccata in zona Cesarini, firmata Baccolo, non è bastata a raddrizzare una partita che il Gubbio ha cercato affannosamente di recuperare, finendo naufrago dei suoi stessi difetti, primo fra tutti la difficoltà ad andare a rete.

La terna arbitrale con i due capitani
(foto M.Signoretti)
Un’ultima analogia, però consentitela: si chiama Ghersini di Genova, che non ha saputo rompere del tutto la tradizione di arbitraggi poco felici cui il Gubbio si è dovuto adeguare ai tempi di Landi. E così dopo il penalty negato da Chiesa in quel derby d’andata 1987, su mani di Gori, dopo la contestatissima direzione di Manfredini di Modena nel derby di ritorno febbraio 88, con due espulsi, l’entrata killer su Morbiducci e il rigore con volo "d’angelo" di Livio, anche il fischietto genovese ha voluto segnare qualche tacca dalla sua: ad esempio la punizione dell’1-0 fulmineo, generosamente accordata su un innocuo spalla a spalla Palermo-Politano. Lo stesso penalty, ingenuamente procurato da Briganti, è parso interpretazione fiscale pro-Perugia. Per non parlare infine della punizione cercata e trovata astutamente da Tozzi Borsoi su un Baccolo che ha fatto di tutto per evitare il contrasto, finalizzata con l’eurogol sontuoso di Rantier.

Episodi, si dirà. Episodi che hanno scritto il 3-2 di questa sfida. L’appuntamento è per la prossima puntata. La sensazione è che non sarà necessario attendere altri 25 anni…



Dalla rubrica "Il Rosso e il Blu" di lunedì 21.1.13

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