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giovedì 17 gennaio 2013

Gigi Agnolin: e se diventasse il Simoni di Perugia?


Prima direttore generale della Roma, quindi di Venezia e Verona, da due anni Pierluigi Agnolin e' seduto dietro la scrivania del Perugia calcio. 
Classe 1943, la stessa di Rivera e Lucio Dalla, Agnolin e' stato uno dei massimi esponenti del mondo arbitrale italiano e internazionale fino al 1992. Veneto purosangue di Bassano del Grappa, ha irrobustito la tradizione dei fischietti italici nel mondo, essendo tra i pochissimi ad aver diretto in due diverse edizioni della Coppa del Mondo, a Messico 1986 - dirigendo la semifinale Germania-Francia - e nei Mondiali italiani del 1990 insieme a Casarin. 

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Per lui la bellezza di 226 gare in Serie A dove esordi nel lontano 18 marzo 1973 in Fiorentina-Cagliari (3-0), mentre in Serie B il suo esordio fu in Como-Monza nel 1968. Nella sua fulgida carriera anche una finale di Coppa delle Coppe, vinta dalla'Ajax di Van Basten e una finale di Coppa de Campioni, vinta ai rigori dal Psv Eindoven di Guus Hiddink. 
 Ma sono lr innumerevoli "classiche" del campionato italiano, le sfide scudetto, i derby di Torino, Milano, Roma ad aver rivelato la tempra, la classe e la professionalita' di Agnolin, che ha incarnato il prototipo dell'arbitro impermeabile a qualsiasi situazione calda in campo e infuocata nei dibattiti post partita. 

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A far da contraltare un personaggio tutto d'un pezzo, netto, senza fronzoli, l'antidivo - come dovrebbe effettivamente essere chi svolge un ruolo di terzietà ma come non sempre si e' riscontrato in molti da esponenti del mondo arbitrale negli anni a venire. Al tempo stesso un personaggio che non ha accettato compromessi o magari intromissioni, finendo per cozzare anche con i vertici del calcio nazionale, Matarrese, quando a inizio anni 90 fu per due ani designatore arbitrale, o addirittura su scala mondiale, come monsiuer Blatter proprio in occasione dei Mondiali in Italia.
Un arbitro con la barba, capace di andare oltre le convenzione e i protocolli - come nel 1983 quando proprio la sua barba incolta fu motivo di richiamo da parte dei vertici federali - un uomo, prima di tutto, che ha saputo interpretare il proprio ruolo con sobrietà ma non con debolezza, con determinazione senza mai sconfinare nell'arroganza. Beccandosi per qualche anno l'appellativo di anti-Juve, per uno scambio verbale molto acceso con Bettega nel 1980, ma senza dare modo di poter gettare alcuna ombra sul suo operato.
Oggi Agnolin vive la sua ennesima sfida. 

Un po' come Gigi Simoni a Gubbio. Trovare in provincia l'ambiente adatto per esprimere la propria professionalita'. E nello specifiso, riportare in alto il Perugia, non solo con le vittorie sul campo ma anche con una gestione e un'immagine sana in una piazza che deve ancora definitivamente riaversi di due fallimenti nel giro di appena un quinquennio.
Una sfida importante, che pero' ha anche  i suoi stimoli con un pizzico di nostalgia: perché anche il Curi del mitico Perugia di Castagner e' stato teatro delle direzioni arbitrali di Agnolin.
Ora, non più in giacchetta nera, con la consueta professionalita' e con lo stile sempre apprezzato in campo, può anche permettersi di fare il tifo per i Grifoni...


Dalla rubrica "Il Rosso e il Blu" tratta dalla puntata di "Fuorigioco" di lunedì 14.1.13

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