Prima direttore generale della Roma, quindi di Venezia e Verona, da due anni Pierluigi Agnolin e' seduto dietro la scrivania del Perugia calcio.
Classe
1943, la stessa di Rivera e Lucio Dalla, Agnolin e' stato uno dei massimi
esponenti del mondo arbitrale italiano e internazionale fino al 1992. Veneto
purosangue di Bassano del Grappa, ha irrobustito la tradizione dei fischietti
italici nel mondo, essendo tra i pochissimi ad aver diretto in due diverse
edizioni della Coppa del Mondo, a Messico 1986 - dirigendo la semifinale
Germania-Francia - e nei Mondiali italiani del 1990 insieme a Casarin.
Con l'indimenticato Di Bartolomei |
Per lui
la bellezza di 226 gare in Serie A dove esordi nel lontano 18 marzo 1973 in
Fiorentina-Cagliari (3-0), mentre in Serie B il suo esordio fu in Como-Monza nel
1968. Nella sua fulgida carriera anche una finale di Coppa delle Coppe, vinta
dalla'Ajax di Van Basten e una finale di Coppa de Campioni, vinta ai rigori dal
Psv Eindoven di Guus Hiddink.
Ma sono lr innumerevoli "classiche"
del campionato italiano, le sfide scudetto, i derby di Torino, Milano, Roma ad
aver rivelato la tempra, la classe e la professionalita' di Agnolin, che ha
incarnato il prototipo dell'arbitro impermeabile a qualsiasi situazione calda
in campo e infuocata nei dibattiti post partita.
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A far da contraltare un
personaggio tutto d'un pezzo, netto, senza fronzoli, l'antidivo - come dovrebbe
effettivamente essere chi svolge un ruolo di terzietà ma come non sempre si e'
riscontrato in molti da esponenti del mondo arbitrale negli anni a venire. Al
tempo stesso un personaggio che non ha accettato compromessi o magari
intromissioni, finendo per cozzare anche con i vertici del calcio nazionale,
Matarrese, quando a inizio anni 90 fu per due ani designatore arbitrale, o
addirittura su scala mondiale, come monsiuer Blatter proprio in occasione dei
Mondiali in Italia.
Un
arbitro con la barba, capace di andare oltre le convenzione e i protocolli -
come nel 1983 quando proprio la sua barba incolta fu motivo di richiamo da
parte dei vertici federali - un uomo, prima di tutto, che ha saputo
interpretare il proprio ruolo con sobrietà ma non con debolezza, con
determinazione senza mai sconfinare nell'arroganza. Beccandosi per qualche anno
l'appellativo di anti-Juve, per uno scambio verbale molto acceso con Bettega nel
1980, ma senza dare modo di poter gettare alcuna ombra sul suo operato.
Oggi
Agnolin vive la sua ennesima sfida.
Un po' come Gigi Simoni a Gubbio. Trovare
in provincia l'ambiente adatto per esprimere la propria professionalita'. E
nello specifiso, riportare in alto il Perugia, non solo con le vittorie sul
campo ma anche con una gestione e un'immagine sana in una piazza che deve
ancora definitivamente riaversi di due fallimenti nel giro di appena un
quinquennio.
Una
sfida importante, che pero' ha anche i suoi
stimoli con un pizzico di nostalgia: perché anche il Curi del mitico Perugia di
Castagner e' stato teatro delle direzioni arbitrali di Agnolin.
Ora,
non più in giacchetta nera, con la consueta professionalita' e con lo stile
sempre apprezzato in campo, può anche permettersi di fare il tifo per i
Grifoni...
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