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lunedì 21 gennaio 2013

Il bello e il brutto del derby: in campo e fuori. Ma ora è il momento di tenere sangue freddo...

Il capitano esce dal campo, mesto. L'immagine
della partita e del suo esito sfortunato (foto M.Signoretti)
Il bello e il brutto del derby. 
Prima 97’ minuti giocati allo spasimo, senza risparmio, senza riserve di energia da parte delle due squadre. Una gara sempre in bilico, anche quando il risultato sembrava dire il contrario. Dopo il fischio finale l’epilogo che avremmo volentieri evitato di vedere, con una zuffa in campo, figlia di vecchie ruggini e della trans agonistica, e con i momenti concitati in tribuna, subito riportati con tanto di accento nelle dichiarazioni post gara.
Gubbio-Perugia è stato questo, ma non solo questo. E per chi ancora pensa che non sia un derby, la partita ha riservato emozioni a non finire, gioie e amarezze, illusioni e rimorsi, come in poche altre occasioni quest’anno.


Una delle mischie furibonde a fine gara in area perugina,
risolta con un nulla di fatto (foto M.Signoretti)
Un match che è anche la fotografia della situazione attuale delle due squadre. Il Gubbio è l’ombra di se stesso, stando ai soli numeri, 1 punto nelle ultime 6 gare. Ma chi ha visto la partita non potrà certo dire che quella rossoblù non sia una squadra e non sia una squadra viva. Che poi si fatichi maledettamente a metterla dentro è altra storia, una storia di cui dovranno occuparsi in fretta sia lo staff tecnico che la società, perché la classifica non dà più alternative. L’unica tregua è la sosta di campionato, ma tra 2 settimane all’”Arena Garibaldi” comincia una serie di confronti che il Gubbio non potrà sbagliare. Per non ritrovarsi a giocare un campionato – quello della salvezza – con le complicanze di chi si ritrova sbattuto all’inferno nonostante un rosario di buone intenzioni.


La rete di gonfia, Rantier ha appena insaccato
il gol che risulterà alla fine decisivo (foto M.Signoretti)
Sta decisamente meglio il Perugia, che vince un derby – pardon, una partita come le altre – senza meritarlo fino in fondo, sfrutta cinicamente tre calci piazzati (di cui almeno due da rivedere con attenzione) e si regala un successo di platino in una domenica in cui steccano Pisa e Frosinone e la classifica torna improvvisamente a sorridere. Ma Camplone sa che c’è poco di cui bearsi, soprattutto pensando a come la squadra è messa in difesa. Non tutte le domeniche gli avversari sbaglieranno come ha fatto il Gubbio in attacco, non tutte le domeniche qualche direzione generosa elargirà punizioni o rigori che poi si riveleranno episodi chiave.


Sottil-Giammarioli: consulto a fine derby...
(foto M.Signoretti)
Tornando al Gubbio, vien da pensare che saranno proprio questi i giorni in cui società e squadra dovranno dimostrare compattezza e sangue freddo. Capire cosa c’è da migliorare, senza buttare via il bimbo con l’acqua sporca. Capire che cosa non funziona più rispetto alle prime 10 giornate, che fino al 30 novembre, Gubbio-Nocerina, stavano disegnando un campionato completamente diverso.
Una squadra come quella vista ieri, con lo spirito e la capacità di stringere i denti mostrata, può tirarsi fuori dalle sabbie mobili: ma la più antica regola del calcio, spietata e inesorabile, è che se non la butti dentro ogni chiacchiera, anche questi 2 minuti musicati, conta zero.
E a poco servono, purtroppo, i 12 angoli a 4, le 11 occasioni a 7, l’ardore di Sandreani, il movimento continuo di Palermo, il buon esordio di Belfasti e Cancellotti, la verve e la prodezza balistica di Caccavallo, l’acuto di testa di Baccolo. Se poi gli avversari ne fanno uno in più. E ti tocca pure digerire il magone…


Dalla copertina in apertura di "Fuorigioco" di stasera - lunedì 21.1.13
Musica di sottofondo: "Io no" - Vasco Rossi (1998)


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