Il mio puzzle, i miei pezzi.Di ieri e l'altro ieri.

sabato 2 marzo 2013

Finisce una settimana epocale. E mi resta un'icona: quella di Napolitano-Gassman...

E' stata una settimana epocale. Una settimana di cui parleranno anche i libri di storia, in uno strano e surreale intreccio tra Italia e Germania.
Il Pontefice, Jospeh Ratzinger, tedesco, ha lasciato il soglio del Vaticano, come mai era accaduto negli ultimi otto secoli. Un movimento "rivoluzionario" (le virgolette le uso solo perchè un altro partito dalle avverse fortune elettorali utilizzava questa denominazione) ha sconvolto gli equilibri politici del Paese.

Ma soprattutto è stata la settimana nella quale il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, ha fatto mancare la propria presenza all'incontro con un leader politico della sinistra tedesca (tale Peer Steinbruek, candidato alla cancelleria) che aveva poche ore prima bollato come "clownesco" il risultato del voto in Italia.

Un gesto che ha fatto onore non solo all'Istituzione che l'inquilino del Quirinale rappresenta, ma alla persona. Alla sua volontà di dimostrare la dignità del popolo italiano, la dignità di chi può anche esprimere un voto incomprensibile fuori dai confini nazionali. Ma non può essere messo alla "berlina" (o alla berlinese visto il protagonista) senza il minimo rispetto dell'autonomia e dell'indipendenza del voto italiano.
Un "no grazie", rivolto diplomaticamente a Steinbruek - personaggio talmente arrogante e irrispettoso da costringerci a fare il tifo per la sua avversaria Merkel alle prossime elezioni tedesche (senza però rischiare di dare del clown nè a candidati nè alla comunità di elettori che li votano) - che mi ha ricordato la scena di un film. Un capolavoro, quello di Mario Monicelli, "La grande guerra". La scena è quella finale, indimenticabile, straordinariamente autentica, orgogliosamente italiana. E' anche un modo per ricordare i 10 anni dalla scomparsa di una Grande Italiano (Alberto Sordi) che i difetti tutti italici ha saputo emblematicamente rappresentare nella sua eccellente carriera. Ma è il Gassman insuperabile di questa scena l'icona di quell'italianità che può anche cedere alla tentazione di abbassare il capo, di fronte alla prospettiva di un'esecuzione. Fino al momento in cui, dall'altra parte, non subentra l'arrogante e perfida saccenza di chi presuppone la propria teorica superiorità e getta discredito, su quello che crede essere il "clown" di fronte a lui.
Gassman - o meglio il suo personaggio - non resterà clown per un secondo di più. Come non lo sono stati gli italiani che hanno democraticamente votato (fatte salve le opinioni personali sull'esito dello stesso). Come ha ribadito e sottolineato con la sua mirabile assenza il Capo dello Stato. Chapeau. Anzi, senza scadere in inutili francesismi... Tanto di cappello, Presidente!

Nessun commento:

Posta un commento