Il mio puzzle, i miei pezzi.Di ieri e l'altro ieri.

domenica 3 marzo 2013

Una domenica da Masterchef... Almeno al microfono: insieme a chef Bruno Barbieri...

Il trio di giudici di Masterchef Italia:
Bruno Barbieri, Carlo Cracco e Joe Bastianich
Se ne e' andato. Stavolta non parlo del Papa, ne' di quel che accade alla malridotta politica nostrana. 
Ma dopo giorni e giorni di pressing elettorale, di dimissioni epocali, mi va di girare pagina, cambiare argomento. 
Se n'e' andato, nel senso che ha chiuso i battenti. Almeno per la seconda edizione (ma è già in forno la terza). 
A che mi riferisco? Solo ad un programma tv. Sembra stupido, eppure il giovedì sera era diventato come "uno di famiglia". Cosa? Ma Masterchef naturalmente. Uno dei programmi cult di Skyuno, uno dei talent show più avvincenti ed intelligenti del contraddittorio circuito televisivo - cui ormai sembra non esserci alcuna alternativa ad inventare qualche nuova gara in ogni attività del vivere umano. Per fortuna, tra aspiranti ballerini, naufraghi e vagabondi rinchiusi in una finta casa di Cinecittà, ogni tanto ci scappa pure il talent show davvero gustoso. E Masterchef lo è in tutti i sensi.
Tiziana Stefanelli, avvocato, vincitrice
della seconda edizione di "Masterchef"
Dove nasce però la mia improvvisa passione per questo format, che richiama un angolo della casa - così identitario e affettivamente familiare - è difficile dirsi. Perchè oltre a non avere il pollice verde, non ho neanche la parananza bianca. L'assurdo infatti e' che in cucina non sono mai andato oltre ad una pasta burro e parmigiano (anche se mi considero immodestamente un fuoriclasse nello scegliere il momento esatto nel quale tirare su la pasta per sentirla al dente come piace solo a me...). L'aggravante poi e' che la trasmissione in questione, Masterchef, andava in onda proprio il giovedì, la sera del mio "Link" (che finivo per tradire inesorabilmente, anche se già ne conoscevo contenuti e dettagli). Praticamente come se fossi andato a vedere le partite di basket junior ma non quelle di mio figlio...

La giuria di Masterchef Usa: con Bastianich,
anche Gordon Ramsay ed Elliot Graham 
In molti, tra i guru della comunicazione televisiva, hanno dato la propria interpretazione sul segreto del successo di Masterchef, un format in auge anche negli Usa (Bastianich, uno dei giudici italiani, è anche in quel cast) e addirittura in Australia dove protagonisti sono addirittura gli under 15 (con un pizzico di esagerazione, in questo caso). Per alcuni l'appeal nasce dalla naturale enfatizzazione delle virtù culinarie di cuochi dilettanti, aspiranti chef. Forse il fatto che davanti ai fornelli, volenti o nolenti, ci si finisce tutti. Forse la curiosità di osservare (e immaginare) la preparazione di manicaretti assolutamente straordinari al nostro palato (non al mio, che per fortuna, è abituato bene...).

Forse la cattiveria - molto teatrale - del trio di giudici (Carlo Cracco, Bruno Barbieri e Joe Bastianich) nel momento dei verdetti, delle eliminazioni, dei pressure test o delle mistery box (strane denominazioni, ma per gli aficionados del programma, ormai sono familiari). Tre personaggi che con passo deciso e sguardo spietato sembrano quasi usciti fuori da un film di Sergio Leone, per l'inesorabilità delle proprie sentenze e l'assenza di qualsiasi diplomazia negli aggettivi utilizzati per descrivere le pietanze sottoposte (vedi clip sottostante, tratta da youtube).
Tre giudici diversi tra loro: Cracco fa il verso ai sex symbol, ma senza esagerare; Bastianich ha lo sguardo del sicario di un film di Luc Besson; Barbieri un po' più Harry Potter e meno drastico nei giudizi, con un tormentone chiamato "mappazzone" a corredare le sue valutazioni.
Lo sguardo dei concorrenti, mentre osservano la degustazione dei propri piatti, mi ricorda invece quello degli studenti universitari (e forse anche il mio, che non ho mai visto, ma immagino) di fronte alla commissione d'esame, professori e assistenti, ognuno con il proprio sguardo, spesso accigliato, ancor più spesso condizionato dalla prima risposta. Lì non c'erano in palio 100 mila euro, nè la possibilità di scrivere un libro di ricette.
C'erano ore e ore di studio da giocarsi in pochi minuti per uno scarabocchio sul libretto e per liberarsi dello statino. C'era, insomma, molto di più...


Per togliermi qualche curiosità su questo nuovo fenomeno mediatico, che arriva a coronare una tendenza ormai in auge da anni che vede nel piccolo schermo sempre più chef che giornalisti (ormai non esiste emittente, anche la più periferica e diseredata, che non abbia la sua rubrica di cucina), sono andato a trovare uno dei protagonisti di "Masterchef", lo chef Bruno Barbieri, il re delle stelle Michelin, autore di libri di cucina e di trasmissioni sul circuito "Gambero rosso", e salito alla ribalta della popolarità con l'esperienza del talent show di Skyuno.

L'ho incontrato a Bastia, a Expocasa, per un'intervista che andrà in onda nella prossima puntata di "Link", in cui si parlerà del fenomeno della cucina in tv, anche con collegamenti "oltreoceanici" con l'amico sommelier Giuseppe Rosati, da due anni nello staff del ristorante di Lidia Bastianich (mamma del giudice Joe) a New York. 
Un'intervista piacevole, quella con Barbieri, per quanto costruita un po' di corsa, al termine della sua performance organizzata da una nota azienda di produzione cucine, che ha allestito lo stand nella fiera umbra. 
Tra un autografo e qualche foto di fans (ebbene sì, siamo nell'epoca dei fans di chef televisivi...), ci siamo incuneati e abbiamo trovato un Barbieri molto disponibile e sorridente.
Uno chef che ha rapporti stretti anche con la nostra Umbria - tanto da firmare un olio "Terre Francescane" di sua produzione - e che ha raccontato di frequentare assiduamente anche per l'amicizia con altri guru della cucina nostrana (Vissani in primis).

Un'intervista da non perdere, giovedì sera, che poi posterò in video su questa pagina.
Per ora solo una gustosa anticipazione:
Qual è il piatto che racconta di più Bruno Barbieri?
"Sicuramente la pasta, in ogni sua possibile interpretazione. Vengo dall'Emilia e anche se ho avuto esperienze con ogni tipo di cucina, fin da ragazzo, non ho mai perso il legame con le mie radici. La pasta è un brand italiano, come la cucina in genere, almeno quanto la Ferrari o Dolce e Gabbana. Un brand che ora propongo anche al pubblico londinese (ha aperto un ristorante lo scorso anno nella City), e che sicuramente è un'ancora importante anche per la nostra economia in questo momento difficilissimo".

Come dire: prima ancora dei tagli alla spesa pubblica, a salvarci potrebbe essere un tagliolino...

1 commento:

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